Costretti a riflettere

La cupa ironia di Borri per aprirci gli occhi

 

Leonardo Borri, classe 1989, nasce tra le colline fiorentine per poi trasferirsi giovane in città. Frequenta l’Istituto d’Arte di Firenze, dedicandosi alle tecniche di incisione ed acquerello.

Negli anni successivi nascerà la sua passione per la pittura e la Street Art. Spazia dall’illustrazione alla grafica, dal murales al tatuaggio, fondendo queste discipline in uno stile unico che si sviluppa continuamente, ricercando un impatto potente ed immediato.

La connessione che stabilisce tra le superfici su cui lavora è data dall’espressività delle sue figure, dalla forza del suo segno e dal messaggio autoironico e critico verso una società che considera alla deriva. Attualmente lavora presso lo studio di tatuaggi Segnistrani di Firenze.

 
 

Cosa ti ha spinto a fare street art e ad intraprendere anche la strada del tatuatore? Due attività che spesso 'vanno a braccetto' ma che hanno anche grandi differenze... Quale forma artistica delle due senti più tua e in che modo riesci ad esprimerti attraverso le due dimensioni artistiche?
Ho iniziato a dipingere sui muri per la potenza del messaggio e dell’immagine. Ho sempre ammirato il fatto che una figura potesse sposarsi con una superficie creata per un altro scopo. Come un murales si lega ad un edificio, il tatuaggio si lega al corpo, lo segue. Questa è stata la connessione che ho trovato. In entrambe le discipline si dà vita ad un’opera che viene osservata dalle persone senza pagare il biglietto come al museo. Le porto avanti di pari passo, si evolvono insieme, portando quello che imparo sulla pelle sul muro e viceversa.

Bocche spalancate che sembrano urlarci l’incapacità di adattamento alla vita, volti dagli occhi gialli o iniettati di sangue, persone 'prese per il naso' da ganci appesi al soffitto, uomini che non vogliono vedere o non vogliono sentire... cosa vuoi trasmettere attraverso i tuoi lavori?
Vorrei che chi osserva una mia opera riflettesse sul fatto che non ci dobbiamo prendere troppo sul serio, che il disagio esiste e che dobbiamo imparare ad affrontarlo. Dietro la disperazione c’è sempre la possibilità di riderci sopra, di andare oltre.

Le tue opere, dai toni spesso cupi, ci parlano delle paure e delle angosce dell’uomo moderno mettendo spesso in luce la tragicità della vita, ma altre volte ti piace molto giocare attraverso l’utilizzo dell’ironia sfiorando la tragicomicità. Credi che l'ironia sia un'arma efficace per sottolineare i drammi della nostra società moderna e per arrivare in maniera diretta a chi osserva i tuoi lavori?
I miei lavori sono spesso interpretati come cupi, ma penso che prima di questo ci sia l’ironia ed un messaggio di speranza, la speranza che questa società, prima o poi, riesca a capire che sta toccando il fondo e che riesca a risalire.

Spesso per i tuoi muri scegli contesti abbandonati che sottolineano le tue opere, altre volte viadotti dove è sempre presente l'elemento vegetazione che contrasta e risalta la condizione dei tuoi personaggi. Quanto è importante per te la scelta della location dove realizzare il murales?
Il dipinto deve sposarsi con il muro, esaltarne la forma e lo spazio. Non è importante il dove, ma il come. Scegliendo generalmente luoghi abbandonati è logico che il soggetto sia legato al degrado circostante, ma non ne è vittima, fa parte di esso.

Mi piaceva soffermarmi un attimo sulla tua opera alle Officine Meccaniche Reggiane che ho potuto vedere pochi giorni fa, quella dove gli occhi sono delle immense vetrate spaccate. Quale messaggio volevi che arrivasse a chi l'osserva? L'opera è legata alla storia delle Officine Reggiane?
Si parla sempre di adattamento alla superficie. Quando sono arrivato sul posto ho notato le immense vetrate, arrugginite e mal messe. Ho subito pensato che potessero essere degli occhi perfetti per un uomo che osserva il degrado di un luogo come quello, dove prima c’era la vita e adesso solo un cumolo di macerie.

Potresti fornire una piccola mappa dei tuoi lavori a Firenze per i nostri 'cacciatori'...
Nei centri autogestiti come Cpa Firenze Sud e Next Emerson a Castello. Nelle occupazioni del Malborghetto e in via Toselli (ormai sgomberata). Nei sottopassi della stazione di Rifredi e delle Cure. Alla Polveriera di Sant’Apollonia. Il resto ve li cercate da soli!


Per informazioni sull’artista:
Sito Internet Leonardo Borri
Pagina FB Leonardo Borri
info@leonardoborri.it


 
 
 
 
 

Francesca Nieri -ERBA magazine

Punto Giovani Europa

 
Ultima revisione della pagina: 3/4/2017

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