Amleto, emblema dell'ambigua follia

"Ogni cosa viva deve pur morire, passando attraverso la natura, all'eternità".

 
foto di scena
metastasio.net

 
Lo scorso 20 aprile è andata in scena la prima di Amleto al teatro Metastasio di Prato.
 
La compagnia del Teatro Biondo Stabile di Palermo non si è fatta mancare gli applausi, ogni dettaglio, infatti, era studiato per allietare l'armonia della scena. Sul palco mobile sono susseguite scene di cariche di pathos shakespeariano, la cui nobile creatura emblematica, entrata nel linguaggio comune a disegnare uno stato di irresolutezza e di indecisione, è stata personificata dalla bravura di Luca Lazzareschi.

Il regista, Pietro Carriglio, ha messo in risalto il contrasto fra il sanguigno uomo d'azione e il principe tetro e luttuoso corroso dal dubbio, ombra della propria vita. La celeberrima opera, capace di parlare a tutte le epoche e che ha suscitato le analisi più sofisticate, ha ridestato la meraviglia del pubblico in questa nuova produzione scenica della durata di quattro ore, lunghe quanto intense.
 
Lo spettacolo giunge all'apoteosi con l'illustre monologo, metafora della crisi più profonda dell'uomo moderno vittima di "quel sonno di morte" in cui tutti i sogni condannano alla riflessione. Ennesimo tocco di classe, oltre che nella ricercatezza dei costumi, è la rappresentazione tutta goldoniana della pantomima voluta da Amleto per smascherare lo zio assassino.

Lo spettacolo, terminato in una palese manifestazione di apprezzamento da parte del pubblico in piedi, sarà in scena fino al 24 aprile. Feriali ore 21; festivi ore 16.



Noemi Neri - ERBA magazine
 
Punto Giovani Europa

Ultima revisione della pagina: 27/6/2016

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