Intervista ad Appino

di Alessio Gallorini

 

Andrea Appino, frontman degli Zen Circus, arrivato a Prato per una delle ultime tappe del suo secondo tour da solista, è uno dei cantautori più interessanti della sua generazione ("Perché ogni generazione ha i cantautori che si merita. Quindi meditate su cosa avete combinato!") si racconta, tra l'ultimo disco ed il prossimo lavoro con gli Zen Circus, previsto per settembre 2016.

 
Foto con primo piano di Appino vestito di bianco
 

Partiamo da una constatazione che ho fatto: tu abiti a Livorno ma 'Grande Raccordo Animale' sei andato a registrarlo a New York, che alla fine è una città di mare proprio come Livorno. Ci sono delle somiglianze o sono due mondi a sé stanti?  
Le uniche due somiglianze tra New York e Livorno sono il porto e i gabbiani (ride, ndr). E il vento, anche. Per il resto siamo in due mondi diversissimi: a me non è mai fregato niente delle grandi città, sono capitato a New York per motivi personali e chiaramente ne ero incuriosito. La prima volta che sono stato lì me ne sono innamorato, rispetto a tutte le altre grandi città lì si respira la musica che mi ha cresciuto. Ci ho pensato solo mentre ero lì che tre quarti dei miei gruppi preferiti sono newyorkesi. Poi c'è una multiculturalità incredibile e un consumismo talmente sfrenato che ti annichilisce. Nel quartiere però, Brooklyn, dopo qualche giorno già tutti mi fermavano, senza conoscermi, per chiedermi come stavo, come se avessi abitato lì da sempre. Sono stato benissimo. E poi ho schivato l'inverno e, per uno come me che ama il caldo, è stata una gran fortuna.

Parlando proprio della musica, là sei riuscito ad andare a vedere qualche live?  
Tantissimi, cosa che ho adorato. Ho visto le Warpaint, non le conoscevo, un live incredibile. Likke Li, live spettacolare. Tanti gruppi locali che mi sono segnato che sono stati fighissimi. Un concerto che mi ha emozionato sono state le Blow, un gruppo di Olimpia, fantastiche, electro-pop minimale. Rispetto all'Italia i locali non sono bellissimi, in Italia ne abbiamo di molto più belli, però lì la burocrazia non ti uccide, puoi fare concerti ovunque mentre in Italia non potresti aprire, per esempio, un locale in un sottoscala. Poi là incontri musicisti ovunque, ti senti piccino piccino.

A proposito di varietà musicale, questo disco va in tutt'altra direzione rispetto a 'Il Testamento'. Merito di New York?  
New York la ha alimentata, ma l'idea c'era già di fare un disco variegato, che nessuno si aspettava. Mentre con gli Zen abbiamo un certo pubblico e abbiamo creato certe aspettative, quando sono da solo cerco di fare ciò che voglio: Appino è una cosa, gli Zen un'altra. E anzi ora, che è da un anno che sono a suonare da solo, ho una voglia matta di tornare con gli Zen a far casino. Da settembre ripartiamo.

Da dove è venuta la varietà musicale di 'Grande Raccordo Animale'? Ho ascoltato tanta musica africana, pur non essendo mai andato in Africa, se non in Marocco. Ora questa passione mi sta scemando, forse proprio perché sono due anni che ci sono sopra. Però è un esperimento a sé stante, il prossimo disco sarà del tutto diverso ancora una volta.

Riguardo alla canzone 'Rock Star', c'è qualcosa di autobiografico nel testo?  
Nulla, volevo che sembrasse così ma in realtà parla di altro, parla di un ragazzo che reputa la gioventù come il successo e la vecchiaia come la fine del successo.

 
Foto di Appino con giacca di pelle e occhiali da sole seduto con le gambe incrociate su tappeto persiano con strumenti alle sue spalle appoggiati al muro
 

Per te è così?   No, guarda ieri ho passato tutta la notte a Cesena a parlare con un vecchio ubriacone, uno di quei personaggi da paese e mi ha un po' commosso. Poi io con gli anziani ho un rapporto particolare, li adoro e mi fanno sempre pensare che noi si cerca sempre di spingere, di portare al massimo le proprie emozioni, le proprie esperienze, ma poi alla fine si finisce a vivere di ricordi, con il corpo che non ti permette più di fare ciò che vorresti. Io, già a 38 anni, comincio a non ricordarmi tutto e a vivere le cose con meno sorpresa, perché mi sto abituando a chi sono. Mi chiedo chissà come sarà dopo. 

Ti senti maturo?  
Nooo, quello mai! Anche perché la frutta matura casca dall'albero, quindi spero di no. Sono cresciuto. 'Rockstar' parla proprio di quello, del fatto che la gioventù come il successo prima o poi se ne va.

Dopo 20 anni di Zen Circus sei ancora descritto come un ribelle...   
"In realtà anche nei testi degli Zen c'è una dimensione sensibile, a parte in 'Andate tutti a fanculo' che è una provocazione... insomma siamo toscani, ci piace provocare, siamo ironici, nel resto d'Italia passiamo per cinici ma in realtà in Toscana potremmo passare anche per buonisti: Dente è venuto un mese a Livorno (Appino ha prodotto il suo nuovo disco, ndr) e non ci credeva a quello che sentiva nei bar. Nei miei dischi forse c'è un po' meno di questa ironia ma è comunque presente." 

Sul disco di Dente puoi anticipare qualcosa?
"Non posso dire nulla, è tutta roba sua. La scelta di produrlo è nata per la nostra grande amicizia. Sto producendo anche altri due dischi, di cui non posso dire altro, però quello che posso dire è che produco solo roba che mi piace. Ho fatto il disco di Erin Kleh, una musicista americana, che ci porteremo in tour probabilmente con gli Zen da settembre/ottobre, così da mostrare al nostro pubblico che non esiste solo la musica italiana"

Con gli Zen come sarà il disco nuovo?
Guarda è un disco degli Zen, pieno di 'pezzoni'. E questa cosa mi fa un po' paura anche. Questo è molto diritto, una sequela di riff e di pezzi belli tirati. Il 20 febbraio cominciamo a registrare nel mio studio.

Come è questa nuova dimensione di Appino produttore?  
Lo ho sempre fatto, solo che non avevo uno studio mio, ora con un socio ci siamo buttati in questa avventura: l'idea è di produrre robe che mi piacciono. Non voglio farlo per soldi, ecco, vivo già bene con le mie cose.

Ultima cosa, tornando a 'Grande Raccordo Animale', che tipo di esperienza è stata questo disco?  
Bella, divertente, una sfida. Quando ho consegnato il master ho pensato "ora questi si incazzano" e infatti hanno un po' mugugnato però era proprio quello che volevo e lo riassume bene una frase che c'è nel disco: "non farsi mai e poi mai trovare, dove tutti ti voglio aspettare". Non che con gli Zen non facciamo questa cosa, però siamo più inquadrati, cioè a noi piace il nostro suono quando siamo in sala prove: il giro di basso di Ufo, i colpi di batteria di Karim, la mia chitarra, tutto ciò ci emoziona ancora per cui va bene così. E andare in tour da solo invece è una cosa totalmente diversa ed anzi mi aiuta a staccare e mi fa venire ancora più voglia di tornare a spaccare tutto con gli Zen. Dopo quest'anno così ho ancora più voglia. A settembre torniamo.

 

Per approfondimenti: www.facebook.com/andreaappino/ (pagina Facebook di Andrea Appino) o http://thezencircus.com/ (blog ufficiale degli Zen Circus)

 
Ultima revisione della pagina: 27/6/2016