Prologo de “La fine del mondo”

Dal mondo dei morti a quello dei viventi

 
Michelangelo Pistoletto, Uomo nudo di schiena (fonte profilo instagram di @cafe_orquidea)

Siamo ormai vicini al Grand Opening della mostra “La fine del mondo” del Centro Pecci, il Prologo curato da Stefano Pezzato, che vede coinvolti sei grandi e storiche istituzioni culturali della Toscana e sei opere d’arte del Pecci continua il suo percorso.

Dall’inorganico si passa all’organico, dall’immobile al vivente, dai minerali e i meteoriti e dai libri e i cataloghi, ci troviamo adesso nel mondo dei vivi, degli animali, dei primitivi fino ad arrivare al genio di Leonardo da Vinci. Il Prologo sta così delineando un percorso ben chiaro, che ripercorre le tappe fondamentali dell’evoluzione della Terra e dell’Uomo; ma andiamo a vedere nello specifico cosa è accaduto nelle ultime tre tappe del Prologo.

Due settimane fa siamo entrati al Museo di Storia Naturale e Zoologia “La Specola” di Firenze, un museo che ha un valore storico, scientifico e sociale importantissimo per la città, infatti fu istituito nel 1775 dal Granduca Leopoldo di Lorena ed è stato una dei primi musei in Europa ad aprire le porte al pubblico. Addentrandoci nella sala dei Primati troviamo un “quadro specchiante” di Michelangelo Pistoletto in cui è riprodotto in fotografia un uomo nudo di schiena a grandezza naturale.

Lo specchio ha la funzione di de-contestualizzare l’uomo nudo e di coinvolgere il visitatore, il fondo a specchio incuriosisce chi è venuto al museo per ammirare la storia dell’evoluzione dell’uomo e improvvisamente si trova protagonista, costretto a confrontarsi col suo stesso archetipo, si crea così un nuovo spazio e un nuovo tempo, quelli che includono l’uomo nudo, l’osservatore e i primati della sala, dove storia e vita quotidiano si confondono.

Il 7 ottobre invece siamo andati al Museo Leonardiano a Vinci, che ospita tantissimi pezzi che raccontano il Leonardo tecnologo, architetto e scienziato e dove è stato deciso di esporre La spirale appare di Mario Merz; l’opera contemporane è volutamente legata a alcuni leitmotiv del Rinascimento attraverso la serie Fibonacci e la sezione aurea; la Spirale riflette i temi legati allo scorrere del tempo, alla consapevolezza della quotidianità e all’energia vitale.

 
Mario Merz, La spirale appare (fonte sito web del Pecci)

L’opera di Merz vuole raccontare un nuovo umanesimo, un evoluzione del pensiero umano, che nell’apparente caos del mondo intero, riesce a trovare il modo di spiegarne i fenomeni. Nonostante gli studi sulla fisica quantistica e le incertezze dell’inconoscibilità di certi fenomeni, l’uomo è sempre al centro di tutto, forse oggi più che nel Rinascimento consapevole della sua piccolezza rispetto all’infinito dell’universo, perché l’Uomo è colui che non smetterà mai di porsi domande, esattamente come fece Leonardo al suo tempo.

Sabato 8 ottobre torniamo invece a Firenze, in un altro storico istituto, ci troviamo nel Museo e Istituto di Preistoria “Paolo Graziosi”, un museo che deve la sua nascita nel primissimo secondo dopo guerra al noto paletnologo per raccogliere collezioni preistoriche fiorentine di varia provenienza.

Qui il confronto è tra animali ed esseri umani. Prendendo spunto dai disegni settecenteschi di Charles Le Brun che paragonava la fisiognomica degli animali con quella degli uomini, Daniel Spoerri crea Figure humaine comparée avec celle de la chévre et brebis.

 
Daniel Spoerri, Figure humaine comparée avec celle de la chévre et brebi (fonte profilo instagram @centropecci)

L’opera è uno dei suoi assemblaggi che mette insieme una maschera rituale polinesiana, il teschio decorativo tibetano, il simbolo di una macelleria ovina, le corna animali, con l’intento di divulgare il principio che lega animali e esseri umani allo stesso codice genetico originario e quindi alla medesima storia naturale.

Dall’indagine sull’origine dell’uomo, poi si passa al ruolo dell’animale nei rituali, infatti fin dall’antichità l’uomo ha sempre legato a sé feticci di animali per esorcizzare la propria morte; quindi Spoerri porta la discussione a un livello ulteriore: l’uomo non solo deriva dallo stesso codice genetico dell’animale, ma assorbito questo concetto usa i resti di animali come feticci-strumento di comunicazione con il divino e il trascendente.

Per il momento il nostro percorso si ferma qui, l’ultima tappa del Prologo ci aspetta a Pisa con Giulio Paolini il 18 ottobre; ma prima di questa data ci auguriamo di vedervi all’inaugurazione del Grand Opening questa domenica, 16 ottobre con un fitto programma.

 
 

 

Elena Janniello - ERBA magazine
 
Punto Giovani Europa

Ultima revisione della pagina: 14/10/2016

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