La potente leggerezza di “Cotone”

Il secondo progetto della trilogia di Venturini

 
Fotografia dello spettacolo 'Cotone' in scena all'ex Fabrica
ph Giulia Diamanti

Mercoledì 28 giugno la prima del progetto teatrale di videodanza “Cotone” all’Ex Fabrica, in via Targetti 10 a Prato. La compagnia TPO si è esibita nella seconda fase della trilogia botanica: eucalipto, cotone appunto, ed infine canapa.

Sono piante certo, ma l’uomo ha saputo trasformarle in tessuti di origine naturale, idea che non poteva che riscuotere successo nella nostra Prato nostalgicamente tessile. L’eucalipto ha proprietà di morbidezza simili alla seta, la canapa invece è estremamente resistente, il cotone, come tutte le cose che stanno nel mezzo riesce a far convergere in sé le proprietà di entrambi; sa essere duttile ed etereo, ma tenace allo stesso tempo.

Chi si immaginerebbe che da una capsula legnosa impenetrabile di Gossypium riesca a nascere una bambagia tanto soffice? L’epifania è stata emblematicamente rappresentata dall’ideatore Davide Venturini all’interno di una teca divisa visivamente in tre sezioni, con all’interno una distesa di polistirolo, in cui il cotone e le ballerine si sono fuse insieme, diventando un’unità inscindibile.

La coreografia è di Valentina Consoli e dell’omonima Sechi, entrambe abilissime a muoversi sinuosamente, talvolta senza respirare, al di sotto del manto bianco.

 
 
Fotografia dello spettacolo 'Cotone' in scena all'ex Fabrica
ph Giulia Diamanti

Immaginate una stanza completamente al buio, con una luce di differente intensità all’interno della struttura tripartita. Due danzatrici nude completamente ricoperte da una pigmentazione scura di origine naturale, che risalta con il bianco del polistirolo e delle loro parrucche filanti e “cotonate”, che rappresentano naturalmente la pianta.

Solo dopo 10 minuti lo spettatore capisce che sotto quel cotone roteante sul mare di polistirolo ci sono due ballerine con piedi e mani scure e sensuali. Il ballo morbido, dolce, ad un tratto diventa rapido e intenso seguendo la velocità delle due ragazze, che ricordano dei giovani aborigeni. Si muovono in sincrono, arriva un momento in cui lo spettacolo diventa interattivo e una esce dalla teca per guardare l’altra (che adesso disegna un abbozzo di una pianta) al di fuori dello specchio.

Tutto con un sottofondo musicale elettronico di Spartaco Cortesie la luce, che diventa fonte di tutto, senza la quale nulla avrebbe senso di esistere. Due grossi ventilatori smuovono le parrucche di cotone e la terra/mare di polistirolo in un vortice, che si placa a fine rappresentazione, come la quiete dopo la tempesta.

Sul sito Compagnia tpopotete trovare il trailer, ma il mio spassionato consiglio è di andarci senza alcuna informazione e godervi a pieno la poesia visiva, per poi fermarvi nel giardino fuori, bere qualcosa, pieni di emozione.

Non siete curiosi? Correte a vedere i prossimi spettacoli all’Ex-Fabrica!

 

 

Giulia Diamanti -ERBA magazine

Punto Giovani Europa

Ultima revisione della pagina: 22/12/2017

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