Episodio 3: The Velvet Underground & Nico (1967)

Rubrica 'Potrei avere le cuffie?'


copertina realizzata da Andy Warhol del disco THE VELVET UNDERGROUND & NICO (1967)
 

Domando scusa se resto ancora in una fantastica bolla anni sessanta ma questo è un disco imprescindibile e la Biblioteca Lazzerini ce l’ha!

È l’inizio di molte cose, l’album di culto tra gli album di culto, diventato forse più popolare che ascoltato, tanto da far riuscire a dire ai più estremisti: “White Light/White Heat (il lavoro successivo della band) è ancora meglio!”. In poche parole è stato anche l’inizio di una lunga serie di certi mostri underground e io non posso scagliare la prima pietra.

Nello scorso articolo, riguardante “Goodbye and Hello” di Tim Buckley, scrivevo di come certi episodi in quel disco centrassero un modo di essere anni sessanta molto hippie e soprattutto molto californiano. Sebbene le atmosfere non fossero così spensierate, in un modo o nell’altro un po’ di sole riusciva ad arrivare. Qui no, questo è un disco gelido e crudo. 

Il viaggio nella New York sotterranea del ’66 inizia con Sunday Morning, una deliziosa e inquietante canzoncina sulla paranoia che grazie alla sua melodia così rassicurante fu scelta qualche anno fa come colonna sonora per la pubblicità di una delle società dell’energia elettrica e mi chiedevo se dietro quella scelta ci fosse del genio, del sadismo o semplicemente (plastica) incuranza. Giunsi alla conclusione che qualunque fosse stata la risposta esatta alle mie supposizioni, sarebbe stata comunque molto velvet-underground-&-nico-&-warhol e che in fin dei conti era tutto ok.

Questo non è il primo disco in cui si parla esplicitamente di sostanze stupefacenti, ma è tra i primissimi che ne parla in un modo spietatamente naturale senza nascondersi dietro a cose come “ascensione a livelli superiori di consapevolezza” eccetera, eccetera. Qui si va dritti allo stomaco con un bel pugno (e tanti saluti ai network dell’epoca), con brani come I'm Waiting for the Man e Heroin (“And you can’t help me, not you guys/Or all you sweet girls with all your sweet talk/You can all go take a walk”).

La Nico citata nel titolo fa la sua prima apparizione da protagonista in Femme Fatale, lasciando un segno indelebile nella storia del rock, la seconda in All Tomorrow's Parties e l’ultima, la terza, in I'll Be Your Mirror cantando parole meravigliose come queste: 

“I’ll be your mirror r
eflect what you are

in case you don’t know

I’ll be the wind, the rain and the sunset

the light on your door

to show that you’re home

Devo concludere, potrei scrivere righe e righe solo della viola di John Cale in Venus in Furs, ma credo sia giusto trattenermi allo stretto necessario. Se ti va di allungare il brodo con me sarò felice di assecondarti nei commenti delle condivisioni sui vari canali social. 
Se invece volessi approfondire in solitaria, magari dopo aver preso il cd in prestito in biblioteca, ti suggerisco il curatissimo sito italiano dedicato a Lou Reed con testi tradotti e commentati in italiano.
Se infine vuoi farti un bel regalo, ti suggerisco l’acquisto del vinile perché la banana gialla in copertina, opera di Andy Warhol, è talmente iconica da meritarsi la giusta considerazione. Se poi vuoi proprio esagerare, impegnati a trovare la versione con la buccia rimovibile: ti rivelerà la banana color… no, non te lo dico!

Il cast:
Lou Reed (voce e chitarra);
John Cale (viola, pianoforte e basso);
Sterling Morrison (chitarra);
Maureen Tucker (batteria);
Nico (voce);
Andy Warhol (copertina, ideatore, finanziatore e qualche suggerimento).

Per questo episodio ho scelto un video di “Femme Fatale” con un assemblaggio amatoriale di immagini di Edie Sedgwick, tra le più famose “Superstar di Andy Warhol” e protagonista del testo della canzone.


Alessio Cerasani - ERBA magazine
 
Punto Giovani Europa

Ultima revisione della pagina: 19/3/2019

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