Nella mente del Joker

Joaquin Phoenix come non lo avete mai visto


immagine tratta dal film
 

Che Joaquin Phoenix fosse un attore di alto livello lo sapevamo tutti, ma la sua interpretazione di Joker, nell'omonima pellicola, è andata oltre le nostre più rosee aspettative e ci ha lasciato letteralmente a bocca aperta. In Italia il film è già campione di incassi, a ragione, e Todd Phillips alla regia si conferma una felice sorpresa nel panorama cinematografico odierno. 

Come annunciato ampiamente dalla critica durante i mesi precedenti all'uscita nelle sale, "Joker" non è un cinecomic, benché il personaggio sia conosciuto come il nemico giurato di Batman e quello che, ammettiamolo, ha sempre affascinato un po' di più il pubblico, complice sicuramente la sua intricata psicologia. Ed è proprio sull'aspetto psicologico di Joker che questo film si concentra; una vera e propria discesa nell'abisso di un uomo irrequieto, in lotta con se stesso e il mondo che lo circonda. 

Scollegato totalmente dall'universo cinematografico DC Comics, siamo di fronte a uno standalone originale in cui Arthur Fleck (Joker) si trova a dover farsi strada nella realtà difficilissima di Gotham City; il suo sogno è quello di fare il cabarettista ma ogni passo verso il suo obiettivo risulterà sempre fallimentare. Prevale qui l'antinomia tra ricchezza e povertà, un divario insanabile in cui per avere successo devi essere per forza nato dall'altra parte, dove il sogno americano è inesistente e ogni sforzo fatto per arrivare in alto è inutile e fine a se stesso. Gotham si fa metafora, più in generale, della società americana dove da sempre è presente questa dicotomia in cui se nasci povero rimani povero, in cui la tua unica possibilità di "salvezza" è piegarti allo sbeffeggiamento dei potenti. 

 
immagine tratta dal film
 

Nel film questo aspetto è molto enfatizzato, lo vediamo principalmente nel rapporto tra Arthur e il one man show Murray Franklin; quest'ultimo infatti benché voglia apparire come "il buon samaritano", il solo che sembra voler concedere ad Arthur una possibilità verso la scalata al successo, ha in realtà come unico obiettivo quello di usarlo come bersaglio di prese in giro. Ironia della sorte, sarà stato proprio Murray a creare Joker.

Il film è angosciante, ogni momento è carico di tensione emotiva e durante tutta la visione avremo la percezione di trovarci dentro la testa di Joker stesso.

Il suo modo di ragionare, di agire, le sue visioni, ogni cosa è spiegata perfettamente; la sua malvagità non è fine a se stessa ma è diretta conseguenza di una depressione che si fa via via sempre più forte, che scava in lui una rottura dal mondo dei "normali" e si fa strada verso uno sfogo di frustrazioni e amari bocconi ingoiati per tutta la sua esistenza. Vittima di abusi fin da piccolo, abbandonato dal padre, annichilito da una figura materna disturbata, Arthur vuole liberarsi da qualsiasi costrizione a caro prezzo. 

 
immagine tratta dal film
 

Non è strano quindi, che dopo aver ucciso, provi un senso di autodeterminazione; per la prima volta ha trovato il suo posto nel mondo, capisce che non è lui quello malato ma è la società, profondamente ingiusta che reprime l'individualità e l'essenza delle persone. Joker diventa un simbolo: dopo il suo ultimo gesto estremo, egli darà il via a una catena di eventi sanguinari in cui il popolo di Gotham prenderà il sopravvento sui più ricchi, senza remore. Joker, inconsapevolmente, finirà per essere la causa scatenante, la scintilla, colui che risveglia gli animi da troppo tempo assopiti della gente, dove la violenza è l'ultimo baluardo a cui fare fede. 

Joaquin Phoenix è straordinario, il suo è un Joker disturbante, debole, pieno di fantasmi interiori ma sorprendentemente umano. Nel suo delirio è perfettamente lucido, danza con leggerezza sulla distruzione e la morte: si sente invincibile perché finalmente gli è concesso ridere. 

 

Eleonora Giovannini - ERBA magazine
 
Punto Giovani Europa

Ultima revisione della pagina: 8/10/2019

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