Simone Ridi

La fotografia contemporanea come forma d'arte


Fotografo pratese specializzato in arte contemporanea, documenta attraverso le sue foto l'ovvio oggettivo, elevando per un momento eterno qualcosa di ordinario o di banale.

Simone fa parte del collettivo di CUT: Circuito Urbano Temporaneo e da anni racconta attraverso i suoi meravigliosi ritratti tutte le attività e progetti, non solo con l'occhio professionale del fotografo ma con quello indagatore dell'artista, restituendo immagini che per noi sono parte integrante del racconto.

 

Come è nata la passione per l'arte contemporanea?

'Considero tutte le arti un linguaggio, ognuna con i propri codici, la propria dialettica e la proria sintassi.
Il contemporaneo è forse il linguaggio con il quale mi trovo più a mio agio.
L'artista ha il compito/merito di vedere il presente ed i temi attuali, e riflette su di essi rielaborandoli, sottolinea un bisogno e lo fa con forza, spinge verso una riflessione necessaria.
Questo probabilmente è il motivo principale del perché mi sono avvicinato a questo mondo.
La scelta del medium fotografico deriva dalla mia passione per la lettura, hanno per me lo stesso immaginario, ogni fotografia è in fondo una narrazione.'

 

Cosa ti piace mostrare nelle tue fotografie?

'Una buona fotografia è un insieme di senso ed estetica, il che non significa che debba essere necessariamente una foto ben fatta.
Nei miei scatti mi piace mostrare l'ovvio, che si tratti di un ritratto o di un paesaggio.
Sono fotografie 'oneste', cerco di elevare, dare risalto per un momento (eterno) a qualcosa di comune di ordinario, un difetto o una banalità.
Una cicatrice, un occhio più grande dell'altro, un muro bianco, l'insieme ordinato delle finestre di un edificio.'

 

Come definisci la tua fotografia?

'Se dico contemporanea è come barare?
La mia fotografia è cruda, scarna, sono una persona di poche parole e non sono di compagnia, questo si riflette anche nelle mie foto.
Per me è un modo di mettere nero su bianco una visione del mondo, quando osservo ho sempre un filtro che è dato dal mio background, dal mio vissuto personale, spesso è come se usassi un evidenziatore, ecco la mia fotografia è un evidenziatore.'

 
 

Quale è il tuo scatto preferito?

'Se dovessi scegliere uno scatto in particolare, direi che la fotografia alla quale sono più affezionato è una foto che non ho volutatamente scattato.
Ero in Perù per documentare attività di un'Associazione che si occupa di istruzione, dignità e diritto al lavoro minorile, eravamo in quel momento a Cajamarca, un territorio con un enorme problma idrologico dovuto dall'eccessivo utilizzo dell'acqua nelle miniere di oro, motivo per il quale, intere zone delle città vivono nell'assenza di acqua e le persone sono costrette a percorrere diversi chilomentri per procurarsela.
Abbiamo percorso strade sterrate e lungo il percorso abbiamo incontrato due ragazzine, la maggiore portava con difficoltà un catino e contemporaneamente prestava attenzione alla sorella che non aveva più d sei anni.
Avrei potuto scattare loro una foto sicuramente d'effetto ma sarebbe stato etico? La società gli aveva già tolto tutto, cos'altro avrei dovuto portargli via?
Non ho mai realizzato quello scatto, ma delle migliaia di foto che ho fatto, quell'immagine è forse fra quelle che ricordo con maggiore nitidezza.'

 

Daria Derakhshan - ERBA magazine
 
Punto Giovani Europa

Ultima revisione della pagina: 14/5/2021

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