Il tuo migliore amico

di Davide De Matteis

 
 

Nella nostra città vantiamo anche un personaggio capace di conoscere delle persone alquanto strane e al quale accadono dei fatti un po' particolari. Proprio ieri mi ha raccontato una storia, lo fa in maniera molto poetica e cercherò d riportare il tutto nella maniera più fedele possibile, ha iniziato con un buongiorno e poi ha dato inizio alla sua ennesima esperienza:
 
Il cespuglio che occlude la vista non è davanti a me, non ho niente davanti a me, ma ho gli occhi chiusi e vedo lo stesso tante cose.
Vedo un amico che mi tende la mano per rialzarmi e dietro di lui dei soldati che gli puntano la schiena con delle baionette, sono in tre, il primo, più alto degli altri, urla frasi senza senso, ma è convinto di ciò che dice.
Il mio amico è nudo, piange, ma pensa solo a farmi rialzare. Intanto il sangue gli cola giù, gli attraversa tutti i pori, lo vedo sgorgare, gocciolare dalle sue gambe, ma riesce comunque a tirarmi sù.
Ride, povero, non sa che sta per morire, sembra così felice.
"Guardami - sono in piedi e gli parlo con compassione - perché ora ridi ? Fra un po' non avrai più sangue nelle vene, perché ridi?"
"Corri, non morirò! Non posso morir contento se prima non l'avrò rivista almeno una volta, avranno pietà di me, nessuno in fondo ha mai il coraggio di uccidermi, non ti preoccupare, corri via, non ti spareranno, non glielo permetterò".
"Ma chi sei?"
"Sono il tuo amico, il tuo migliore amico, non mi riconosci con gli occhi chiusi?"
"Ma li ho aperti, ti vedo!"
"Non mi guardi come vorresti però".
Intanto il soldato aveva smesso di forarlo con la punta e gridava di fare silenzio.
Ubbidisco.

Ho aperto gli occhi adesso, sono fuggito via, sono stato aiutato e in questo modo, anch'io, ho salvato la vita al mio migliore amico, ho paura a richiuderli: aspetterò che la riveda poi lo farò.

Un vento, una folata e via, niente di più. La strada era vuota non c'era nessuno, era buio, un buio spaventoso, nessun punto di riferimento.
Si era nascosto dietro una parete diroccata. Il respiro affannato era l'unico suono che riusciva a sentire.
Gli inseguitori erano lontani ormai, si erano illusi per un attimo di poterlo prendere.
Perché lo avevano rincorso non lo sapeva, non li conosceva, non sapeva più chi fosse. Due giorni prima si trovava nel letto di un ospedale con la testa fasciata e adesso non ricordava più nemmeno il suo nome, guardandosi allo specchio aveva provato paura, si sentiva un estraneo verso se stesso. Una sensazione difficile da spiegare anche a chi ha avuto delle forti amnesie. La sua era qualcosa di più doloroso, un coma di tre giorni, un coma leggero ma letale per la memoria: niente, un uomo senza ricordi, come se non fosse mai esistito.
Si addormentò per terra, sognando un cane che lo leccava e una mano femminile che accarezzava un po' i suoi capelli, un po' la sua faccia.
Ho richiuso gli occhi, adesso è lui a aver bisogno di me, molto di più di quanto ne avessi avuto io quando mi trovavo disteso in terra.
Lo sveglio, lo guardo... inizia a parlarmi: "Chi sei?".
E' impaurito.
"Come chi sono, non mi riconosci?!? Sei il mio migliore amico, non ricordi?".

Silenzio.

Mi accarezza e mi palpa la faccia come un cieco e inizia a piangere di gioia : "Sì, sì, ora ricordo, l'ho rivista, l'ho rivista, si, sono vivo, non mi sono mai sentito così vivo come ora. È la prima volta che mi succede!" Inizia a baciarmi la testa e a stringermi forte tutto il corpo
"Dammi la mano, vieni, te la faccio conoscere, vieni con me"
"Ma chi è - gli chiedo - il tuo amore?"
"No, è il TUO AMORE!"
"Ma chi sei veramente?"
"Non lo hai ancora capito?
"No, dimmelo per favore!".


"Sono il Destino, il tuo migliore amico, e puoi cambiarmi con un battito d'occhi, ora però seguimi, andiamo via di quì".

 
 
Ultima revisione della pagina: 23/2/2017