La commedia umana di Giulio Pierucci

 

 
Come in un teatro, sfilano le figure di Giulio Pierucci: grottesche, ironiche, alcune disarmanti con la loro carica lievemente inquietante. Invece che su di un palcoscenico queste sculture sono collocate a palazzo Buonamici a Prato: dal 12 giugno al prossimo 31 luglio con la mostra d'arte La commedia umana di Giulio Pierucci, realizzata dall'associazione pratese Amici dei musei e a cura di Franco Riccomini.
 
La Provincia non è nuova a tali dimostrazioni artistiche, in particolar modo negli ultimi tempi cerca di far coesistere 'sotto lo stesso tetto' varie espressioni culturali, sopratutto locali, e mescolare antico e moderno: il ritrovamento degli scavi etruschi e manifestazioni d'arte contemporanea, la presenza dei prodotti enogastronomici del territorio con la mostra su Matteo Ricci, solo per citare alcuni esempi di contaminazione.
 
Il presidente Lamberto Gestri desidera che il palazzo Buonamici sia davvero aperto alla città, disponibile per tutti i cittadini, e che sia veicolo di arte e cultura. Perchè eredità fa rima con identità: esposizioni per promuovere, riscoprire o far conoscer alle nuove generazioni il patrimonio artistico pratese. Anche per tale motivo la mostra è stata adibita in questi bellissimi spazi, ma anche per dare continuità a un percorso intrapreso anni fa, dove già in passato erano state esposte le opere pittoriche di Pierucci.

Apprendista giovanissimo da Guido Dolci, allievo della scuola d'arte Leonardo di Prato, conosce la Prima Guerra Mondiale, andò a costituire insieme ad altri artisti la "Scuola di Prato", con Del Rigo, Tintori, Gallo, Martini, etc. Ha vissuto la città in maniera attiva e anche quando l'abbandonò le rimase sempre nel cuore, introverso, non amava mettersi in mostra, lasciava che a parlare fosse il suo lavoro, le opere le sue parole.
 
É una schiera di personaggi plasticamente bizzarri quelli che escono fuori dalle mani di questo artista che ha lavorato con svariati tipi di materiali. In particolare in questa mostra son presenti materie povere, gesso, cemento, resine naturali, tutti amalgamati fra loro, dando vita a un composto granuloso apparentemente grossolano (che falsamente a un primo impatto sembra cartapesta), come le sculture che vengono fuori, alcune solo abbozzate, ma che in realtà, proprio grazie a questo miscuglio, costruiscono quell'impressione deformante che rispecchia il carattere dei personaggi.
 
Icone del nostro tempo, o più che altro di un Novecento ormai andato e forse un po' troppo dimenticato. Non semplici caricature, ma figure grottesche che ritraggono un volto, un pezzo d'anima, dove in ognuno si nasconde o si disvela una storia, che forse Pierucci s'era fatto, o che magari sapeva. Ci sono "i famosi" Fellini, la Loren, Ungaretti, uno struggente Kafka, ma anche stereotipi come La nubile, L'opportunista, L'uomo mascherato, Clown, o il Comandante che ricordano i generali di Enrico Baj.
 
Ci sono anche un paio di autoritratti ironici, o inquietanti, a seconda di come ognuno li vede; animali mostruosi che sembrano ritrarre più uomini deformi che povere bestie...Da segnalare l'opera L'uomo onesto, e Vittima della mafia: da vedere; come tutta la mostra.
 
Il catalogo, edito da Piano B, è a disposizione del pubblico interessato.



Eugenia La Vita - ERBA magazine
 
Punto Giovani Europa

Ultima revisione della pagina: 27/6/2016

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