Relived - intervista a Garofalo

Qual è il destino delle vecchie fabbriche tessili di Prato? Abbatterle per fare nuovi appartamenti, come avviene spesso oggi o cercare di recuperarle anche come simbolo di una storia importante della città?

Domenica 2 marzo una vecchia fabbrica abbandonata, subito vicino al centro cittadino e dopo l'ospedale a Prato, sarà la location di una mostra d'arte contemporanea con rappresentazione dal vivo, mostre fotografiche e video. Far rivivere gli spazi industriali, sonnolenti e decandenti di Prato per dare nuova vita, una nuova collocazione culturale, ma anche sociale.

Scopriamo Relived - collettiva di arte contemporanea, dalle parole di Dario Garofalo, che insieme a Chiara Bettazzi ha curato la mostra.

Quali arti sono rappresentate nella mostra e qual'è il filo che le collega?

Questa collettiva offre una eterogenea panoramica su tutte le forme si espressione, ci saranno infatti mostre fotografiche, un'area video ( ricavata dentro gli uffici della ex costruzione), pittura dal vivo , due brevi performance e un'installazione.
Gli artisti si confronteranno su un unico tema, quello di vivere l'interno di uno spazio ex - industriale, come appunto è l'ex fabbrica tessile "Guarducci", reinterpretandone le funzionalità e dando ognuno la propria versione dei fatti di cui fruire di uno spazio legato solo a un immaginario unico, quello lavorativo.
Le opere presentate e quelle work in progress che verranno appunto realizzate all'interno della collettiva sono legate , oltre che dal tema sopracitato, anche e soprattutto dal richiamo all'archeologia industriale della nostra città, vissuta all'interno e all'esterno degli spazi.

Con che criterio avete scelto gli artisti?

Gli artisti sono stati scelti in base al rapporto di questi con il nostro territorio.
Prato è una città caratterizzata da una forte presenza di archeologia industriale, gli artisti scelti per questa collettiva sono quelli che in questi hanno hanno dimostrato nelle loro opere di essere sensibili all'approfondimento di questo tema , il non rimanere indifferenti al passato della città, ma trovare la necessità di testimoniare una presenza sempre più in contrasto con le nuove costruzioni e con i nuovi stili di vita rappresenta uno dei fili che hanno intrecciato i destini degli artisti contattati che convergeranno a questa kermesse.

Come mai una fabbrica come location di una mostra?

La location scelta per la mostra è una ex fabbrica tessile dei primi del '900. Lo stabilimento caratterizato da meravigliosi spazi armonici divisi da archi, volte e capriate in legno sul soffitto rappresenta fedelmente ciò che nella mia carriera di curatore ho sempre sognato di avere a disposizione per una collettiva di arte contemporanea.
La città,il tema su cui si confronteranno gli artisti e lo scenario industriale circostante faranno sì che la collettiva rappresenti il vero e proprio arredamento che valorizza ancor di più la bellezza della ex fabbrica dismessa e piena di fascino,che vista da fuori, anche senza udire il suono dei telai, sembra dare l'impressione di essere una donna anziana e saggia che finge di dormire.

Definisci la fabbrica con "meravigliosi spazi armonici divisi"... come definite quindi il passato industriale di Prato? Con malinconia o con una rivincita sociale?

Il passato industriale di Prato, penso sia una realtà fuori dal tempo.e anche dallo spazio, non a caso ho un progetto fotografico che si basa sulla fusione di archeologie industriali a contatto stretto con le città, e che comprende nel suo insieme un montaggio di immagini prodotte tra Prato, Biella, Manchester... luoghi divisi dalla geografia, ma luoghi su cui si può costruire una unica città immaginaria fotomontata, ambientata in un "non tempo". Diciamo che il passato industriale di Prato, rappresentava nel passato appunto una vittoria "nuova" per la città, ciò che preoccupa secondo me, ed è la cosa su cui ci si deve concentrare è il presente dei nostri spazi.

Che storie narra seconde te quindi quella fabbrica?

Farei rispondere a questa domanda il signor Stefano Guarducci e vi farei vedere con che commozione parla dei suoi 30 anni passati a gestire la fabbrica. Per me sicuramente se avesse la parola racconterebbe in sintesi la velocità e il nervosismo che l'hanno riempita per anni, e le crepe dei suoi muri rappresentano perfettamente rughe di saggezza , la luce dei lucernai, bianca e asetica ne danno candore e speranza per il futuro.

La fabbrica è per te una bellezza decadente... eppure c'è in atto a Prato un'oper di "bonifica" di queste aree industriali, dal museo del tessuto alla fabbrica Campolmi, al progetto della nuova biblioteca fino alla vecchia cementizia con le sue ciminiere. Qual'è il vs. giudizio su queste opere di restauro?

Il giudizio su questa sorta di "bonifica" è assolutamente positivo, rivivere gli spazi è il concetto della collettiva "relived", come non essere a favore di questa riconversione? Secondo me però non deve solo essere il Comune a intervenire, se io avessi un budget da investire ci crederei molto nel "recupero" di una di questa "principesse decadute" per farne uno studio di ricerca e progettazione creativa su design, visual ,soluzioni comunicative e workshop. non sarebbe male.

Un po' come hanno fatto con le vecchie acciaiarie in Germania, trasformate in piscine comunali e centri culturali?

Si, ma con la differenza che secondo me a Prato è tutto un po più difficile, ci vorranno ancora anni prima che la riconversione architettonica coincida con quella culturale dell'abituarsi a vivere in modo diverso spazi ex-industriali.

E sempre a Prato forse la capostipite di questi progetti è Officina Giovani agli ex-macelli?

Forse. diciamo che è stata una ottima idea e intuizione quella di trasformare gli ex-macelli in cantieri culturali..o edili, visto che ci lavorano sempre da anni.

Mi il tuo punto di vista è decisamente ottimista. Nessun rimpianto per l'industria tessile?

Sicuramente c'è dispiacere nel vedere la città dove sono cresciuto così in crisi e così sofferente. E soprattutto la difficoltà nel convertire il lavoro dei tessitori in altre forme produttive del settore terziario appare difficile. Il declino del distretto tessile famoso nel mondo, caratterizzato da piccole tessiture nei garage di casa o dalle fabbriche in pieno centro storico che hanno dato una forte identità alla città , non può che evocare un'immagine malinconica.
 
Guarda le foto realizzate da Dario Garofalo su http://www.flickr.com/photos/dariovisual  

Marco Giani  - Redazione ERBA magazine
 
Punto Giovani Europa

Ultima revisione della pagina: 27/6/2016

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