Uno scrittore superstite

Niccolò Ammaniti

 
Foto di Niccolò Ammaniti
fonte: www.arezzonotizie.it

 
Negli ultimi tempi nello scenario della letteratura italiana, è raro che uno scrittore racchiuda nelle sue opere il connubio di buona scrittura e contenuti interessanti in grado di attualizzare un mondo sempre più complesso e rappresentare quindi una psicologia altrettanto aggrovigliata; ci troviamo spesso di fronte a casi editoriali che rispondono all'esigenza del gusto di mercato, che non per forza deve essere negativo o banale , ma sicuramente va ad indebolire la qualità e il ruolo che la letteratura dovrebbe a mio avviso ricoprire. Per questo considero Niccolò Ammaniti un "superstite", uno scrittore autentico, curioso e attento nel dare la forma e il colore alle sue invenzioni che quasi sempre, apportano conoscenza con divertimento.

 

I suoi romanzi, dal gusto originale e fresco, sono un misto di generi che confluiscono non nel solito collage postmoderno che siamo abituati a leggere nei grandi best seller, composti perlopiù da un'intertestualità così frequente da far perdere l'unità stessa dell'opera. Lo stile di Ammaniti è invece carico di espressività e di curiosità: egli sconfina nei personaggi per scavare nei loro lati nascosti, per dire il non detto intrecciando trame e vite sconosciute, passando da una coscienza all'altra di uomini, donne e bambini così diversi eppure così umanamente uguali. Ammaniti riesce ad ottenere uno stile che gli appartiene intimamente, come se i suoi libri fossero un'estensione della sua stessa personalità. Ed è certo che si è evoluto da quando scrisse il suo primo giovane romanzo Branchie (pubblicato nel 1997 presso la casa editrice Einaudi), definito dallo stesso come un tumore (maligno?) di una tesi in biologia, alla pubblicazione dei suoi più recenti romanzi. Dopo aver lavorato con il padre, docente di Psicopatologia generale e dell'età evolutiva presso La sapienza di Roma, a un saggio pubblicato con il titolo Nel nome del figlio, pubblica una raccolta di racconti sotto il nome di Fango nel 1996 e tre anni dopo il romanzo Ti prendo e ti porto via. Ma sarà Io non ho paura il libro che lo farà conoscere al grande pubblico e con il quale vincerà il prestigioso Premio Viareggio, traguardo che conferma il talento del giovane scrittore il quale non smetterà di stupirci con le successive creazioni: nel 2006 pubblica Come Dio comanda , nel 2009 Che la festa cominci , nel 2010 Io e te e ultimamente pubblica Il momento è delicato tutti nella collana di Einaudi stile libero. Al momento sono stati tratti dai suoi libri quattro film dato che la sua scrittura si presta perfettamente alla trasposizione cinematografica: L'ultimo capodanno (di Marco Risi, 1998); Branchie (di Francesco Ranieri Martinotti, 1999); Io non ho paura e Come Dio comanda (entrambi diretti da Gabriele Salvatores, 2003 e 2008). Io e te (di Bernardo Bertolucci, 2012).

I fatti che lo scrittore narra, sono fatti reali, attuali, e nella narrazione prendono una piega grottesca che spesso sfocia in una iperbole di assurdità dalla quale inevitabilmente si hanno conclusioni inaspettate e coinvolgenti, che sanno lasciare il lettore a bocca a aperta. La chiave vincente di tutti i suoi romanzi è l'umorismo che accompagna il dramma delle vicende anche in quelle dove non ci sarebbe da ridere ma la simpatia del narratore e dei personaggi è così forte che non si può non irrompere in una grassa risata.
La grande abilità di Ammaniti come narratore è sicuramente quella di far vivere i personaggi e il loro mondo interiore in un intreccio costante, dove nessuno sembra essere il personaggio principale (soprattutto nel romanzo Ti prendo e ti porto via) ma ognuno ci rappresenta la propria vicenda da un punto di vista diverso tanto importante come quello di altri personaggi, come se la telecamera passasse da una mano all'altra; il narratore cerca di inseguire i passaggi con un linguaggio vivace capace di adattarsi a qualsiasi registro, capace prendersi gioco delle situazioni senza mai cadere nel banale. Dopo aver letto tutti i romanzi di Ammaniti vi assicuro che non succede mai quello che ci aspettavamo nelle sue trame piene di risvolti e colpi di scena: se ancora non avete letto Ti prendo e ti porto via, vi consiglierei di iniziare proprio da quello. Non ve ne pentirete.


 

Francesca Coltraro - ERBA magazine
 
Punto Giovani Europa

Ultima revisione della pagina: 27/6/2016

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