Loomière: Incontri di teatro e danza. Cap. 1

 
maniesto
fonte: dubliner.eu

Loomière: Incontri di teatro e danza
The Loom- Movement Factory
via T. Cortesi 20, Prato
www.theloom.it

Un Febbraio all'insegna del teatro e dalla danza contemporanea presso The Loom-Movement Factory, nuovo spazio performativo e di ricerca sulle arti del movimento inaugurato ad Ottobre 2012 e diretto da Sara Nesti.

Tre serate di performance e di confronto tra giovani artisti del territorio che presentano i propri lavori di ricerca e sperimentazione. L'intento della rassegna, commenta Sara Nesti, direttore artistico, era quello di presentare una panoramica sulla varie possibilità espressive che la danza contemporanea e la ricerca sul movimento possono offrire. La serata inaugurale ha visto in scena la compagnia teatrale Terzo Piano Teatro, diretta da Francesco Dendi.

 
 
foto di scena
foto di Darragh Hehir

Terzo Piano Teatro
Picnic in campagna liberamente tratto da F.Arrabal
Tommaso Carli, Alessandro Conti, Francesco Dendi, Antonella Miglioretto
regia di Francesco Dendi 
 
Un giovane soldato in trincea chiama il suo superiore per avere istruzioni su dove gettare le bombe e soprattutto per sapere quando riprenderà la battaglia. Si sente molto solo e tra le sue richieste c'è anche quella di avere qualcuno per fargli un po' di compagnia.

Non si aspetta di certo di ricevere la visita dei suoi genitori, passati a trovarlo, preoccupati per la noia che la guerra potrebbe avergli provocato. E quando i genitori apparecchiano per un picnic ecco che è evidente la contraddizione della scena a cui stiamo assistendo.

La guerra e la sua assurdità. Non ci sono armi in scena, ma cartelli con la scritta "bombe" o "fucile". E scalfito il primo strato di ironia che avvolge tutto l'opera, si comprende la crudezza della vita quotidiana, raccontata in brevi momenti di flash, istanti fotografici in cui ogni personaggio riesce a raccontare parte della sua storia.

La guerra che improvvisamente diventa sfondo di una tragedia altrettanto devastante qual è l'esistenza umana all'interno di una famiglia. Il grido di una donna e madre trascurata dal marito, quella di un figlio ignorato dai genitori e rimpiazzato con il prigioniero appena catturato, un padre autorevole e forte che dimostra la sua fragilità nei ricordi di bambino e delle violenze psicologiche subite a sua volta. E poi di nuovo la guerra, annunciata dalle urla del soldato e dalla paura di nuove bombe in arrivo e prontamente sminuita dall'esperienza e dal cinismo dei due genitori.

Arrabal ribalta l'ordine di importanza delle cose, rendendo la guerra qualcosa di banale, di quasi ignorabile dandogli tocchi di leggerezza quasi dai toni infantili. E la chiave ironica e di rovesciamento delle priorità e dei ruoli è mantenuta e volutamente accentuata nelle scelte registiche di Francesco Dendi, che inserisce all'interno del testo anche una piccola variazione, tratta dall'Usignolo e la Rosa di Wilde.

 
 

Intervista al regista Francesco Dendi

 

Pic nic in campagna è uno delle opere di Arrabal più rappresentate. In che modo la vostra messa in scena si discosta dall'originale testo dell'autore spagnolo e perché? In cosa invece avete voluto mantenere una fedeltà sia testuale che scenica?
Pic-nic in campagna è uno dei primi testi di Arrabal e risente a mio avviso della sua giovane età come autore e delle sue vicende personali. Bisogna tener presente che in quel periodo c'era il Franchismo in Spagna e suo padre è stato una vittima del quel regime. Detto questo noi abbiamo fatto un grande lavoro drammaturgico eliminando i personaggi dei barellieri, che sono presenti nel testo originale, inserendo parti di testo ex-novo. La scelta di operare un lavoro a livello drammaturgico è nata dal fatto che il testo oggi poteva apparire un po' datato e retorico, visto che tratta un argomento come l'antimilitarismo che è stato espletato tantissimo in tutta quella drammaturgia nata alla metà del '900. Abbiamo quindi scelto di partire dal tema base dell'opera, il conflitto, e spostarlo su di un altro livello, quello del conflitto relazionale. (Sempre di relazioni si parla, anche nella guerra reale)

Nel vostro lavoro c 'è stata una prima fase di ricerca, di documentazione e una visione di altre messe in scena anche in lingua originale o non avete voluto lasciarvi influenzare da altre rappresentazioni?
C'è stata una prima fase di studio sull'autore, sul periodo storico e su tutta la documentazione che pensavamo potesse essere utile.  Dall'arte figurativa degli impressionisti, che poi abbiamo ripreso per la scenografia, che è un chiaro richiamo a Le déjeneur sur l'herbe di E. Manet, alla figura del Buon soldato Sc'veik di J.Hasek, che è servita per creare i personaggi dei soldati. La cosa che non abbiamo fatto è stata di documentarsi su le altre messe in scena a inizio del lavoro, perché avevamo già un idea ben chiara, solo successivamente abbiamo cercato e visionato il poco materiale reperibile. Ma ciò è avvenuto a lavoro ben iniziato per non essere influenzati.

Da dove nasce l'idea di inserire una frammento dell'opera di Wilde e come motivate questa scelta? Cosa apporta secondo voi alla globalità del testo?
La scelta di inserire la fiaba di Wilde L'Usignolo e la Rosa ha una duplice funzione. La prima quella di chiarificare alcuni concetti che emergono dalla nostra scelta di messa in scena. In primis il cinismo che esce dalle relazioni in campo e in seconda battuta il fatto del sacrificio inutile per un ideale apparente (che potrebbe essere l'ideale democratico che spesso viene utilizzato a giustificazione per iniziare un nuovo conflitto armato...esportiamo la democrazia). La seconda funzione è scenica: questi personaggi durante il Pic-nic devono cercare continuamente di fare qualcosa di intrattenersi con un inutile chiacchericcio per non cadere nell'abisso dei loro conflitti relazionali e mantenere così una facciata pulita.

Quale parte della messa in scena è stata per voi più complessa in termini interpretativi e anche scenografici?
La difficoltà maggiore è stata quella di non avere un occhio esterno, essendo io regista e attore. Sicuramente in questa modalità il lavoro risulta più dilatato. Un'altra difficoltà che abbiamo trovato e che poi ha portato a rivedere e modificare lo spettacolo in corso d'opera è stato l'elemento della forma. Inizialmente avevamo lavorato ad un apparato formalmente molto esteriore, alla ripresa del testo abbiamo volutamente rotto questa forma estetica a vantaggio di un contenuto più chiaro che ci è servito per poter così evidenziare maggiormente le dinamiche interne alla messa in scena.

Quali sono le fasi del vostro lavoro dalla scelta del testo alla messa in scena?
Non c'è un modus operandi comune a tutti i progetti che iniziamo. Ogni progetto ha il suo "metodo". La base per partire è l'urgenza di dover comunicare qualcosa. Poi se questo qualcosa è un testo partiamo dal testo, se invece è un concetto partiamo dal concetto e via dicendo...La cosa costante è un lavoro improvvisativo aperto a qualsiasi input che nasce dalle proposte del gruppo in sala. Non amiamo partire da una regia a tavolino. La regia segue lo sviluppo delle prove. Spesso ci troviamo, anche quando affrontiamo un testo edito, a fare un lavoro drammaturgico che solitamente emerge dal lavoro in sala e da improvvisazioni.

Picnic in campagna sarà in scena nuovamente a Officina Giovani il 6 Marzo 2013

 

Mariagiulia Da Riva - ERBA magazine
 
Punto Giovani Europa

Ultima revisione della pagina: 27/6/2016

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