Django Unchained

di Quentin Tarantino

 
locandina del film Django Unchained
Fonte: www.myblogs.informa.com

Sparatorie, esplosioni ed ironia: una leggenda è tornata alla riscossa.

 
L'ultima pellicola realizzata da uno dei più geniali registi del mondo cinematografico, Quentin Tarantino, è una reliquia degli "spaghetti western", come quelli di Sergio Leone e Clint Eastwood, ed ha come protagonista un personaggio dalla caricatura prorompente e carismatica: il pistolero Django dallo sguardo gelido e dall'animo generoso.
 
Si tratta di una storia del tutto diversa rispetto ai precedenti film:
- Django stesso non possiede più con sé la bara dentro la quale vi nascondeva la mitragliatrice;
- il protagonista non è più Franco Nero (che comparirà comunque nel film in un breve cameo), ma sarà interpretato dall'attore afroamericano Jamie Foxx;
- la storia è ambientata nel profondo Sud ai tempi della schiavitù dei neri e del Ku Klux Clan.

Un gruppo di prigionieri neri viene condotto da due cacciatori di taglie verso una città dove verranno messi all'asta. Durante il tragitto, i due cacciatori di taglie vengono incrociati da un uomo: il dottor Schultz (Christopher Waltz), ex odontoiatra di nazionalità tedesca.
 
Costui ottiene il permesso di poter parlare con i prigionieri per ricevere informazioni riguardante tre ricercati, noti come Britton Brothers, e scopre tra questi prigionieri chi è l'unico che può riconoscerli: Django. Inoltre, Django stesso ha un conto in sospeso con loro perché lo hanno schiavizzato e torturato insieme alla moglie Broomhilda (Kerry Washington).

Il dottore uccide in un attimo i due cacciatori, libera Django, consegna le chiavi ai prigionieri e, infine, parte con lui toccando molte città del Texas fino a quando riescono a trovare ed uccidere i tre ricercati.
 
Successivamente, i due faranno coppia fissa per tutto l'inverno, durante il quale Schultz insegnerà a Django ad utilizzare le armi da fuoco.

Dopo l'inverno, i due  si mettono in cerca di Broomhilda fino a scoprire che è tenuta in schaivitù da Calvin Candie (Leonardo Di Caprio), ricco proprietario di Candieland.

L'opera tarantina è un crescendo di azione, suspense e divertimento per non parlare degli effetti speciali, adeguatamente distribuiti all'interno del film soprattutto allo scopo di essere funzionali alla trama. Il regista è riuscito a creare un mondo pieno di personaggi emblematici: Django è lo schiavo maltrattato che si trasforma in giustiziere implacabile dal cuore tenero che, dopo aver vissuto ogni sofferenza, desidera ardentemente liberare sua moglie, una donna dall'animo fragile e sensibile, stanca di subire torture. Schultz è il cacciatore di taglie dalla forza dirompente, dai modi educati e raffinati e dalla vasta conoscenza di cultura letteraria europea.
 
L'unica cosa che dimostra di non tollerare è l'aspra violenza e la gretta ignoranza del signor Candie. Quest'ultimo si dimostra talmente crudele, insensibile e cinico verso gli schiavi, che non solo si diletta a sfruttarli a suo piacere, ma si diverte persino ad organizzare combattimenti tra "mandingo", ovvero combattimenti senza limitazioni di regole tra schiavi neri che lottano a mani nude. L'unica persona con cui egli comunica durezza e severità, ma anche fiducia e confidenza è il vecchio Stephen, che non si fa scrupoli a cercare di fermare Django.

La trattativa di affari che avviene tra Schultz e Calvin è come una partita a scacchi: ciascuno dei due giocatori muove le sue pedine al fine di studiare le mosse dell'avversario e batterlo con una definitiva strategia. Forse il finale è stato eccessivamente enfatizzato, ma direi che si sia rivelata una scelta giusta e voluta dal regista per mostrare allo spettatore l'esecuzione finale della vendetta di un uomo, che è diventato di nuovo una leggenda. La sua figura potrebbe essere addirittura paragonata a quella della Fenice, la creatura mitologica che dalle ceneri della morte risorge a nuova vita per trionfare su tutto e tutti.

Pochi film western messi in circolazione dagli inizi del ventunesimo secolo riescono ancora a coinvolgere e catturare lo spettatore, ma sicuramente la memoria della lunga tradizione degli spaghetti western è rimasta ben custodita e protetta da questa pellicola dall'inizio alla fine.

 


 
 

 

Brian Vannacci - ERBA magazine
 
Punto Giovani Europa

Ultima revisione della pagina: 11/1/2017

I Social di ERBA Magazine: