Una memoria indelebile

Società e Performance: Il messaggio di Roberta Verteramo

 
foto di scena
Foto di Irene Mesolella

Un tempo, non molto lontano, in arte, si usava denunciare i soprusi principalmente politici, legati allo Stato e ai disagi sociali con i graffiti. O meglio, l'arte nata in America inizialmente come Tag (la firma sui muri col proprio soprannome) era divenuta l'arma di contestazione "sociale" e "pubblica" in un periodo, come gli anni '70 che cercava con una nuova "espressione" di farsi "visibile" alla massa. Quale potrebbe essere, nel 2013 una forma artistica che riesca a entrare in maniera profonda, nel bene o nel male, dentro le coscienze e i sentimenti di un pubblico spettATTORE?

Se pensiamo al percorso e al lavoro di riscoperta condotto dall'artista torinese Roberta Verteramo, non potremmo fare a meno di individuare questa forma artistica nella performance.
Roberta Verteramo ha deciso di regalare un' esibizione performativa densa di significato, che ha presentato per la prima volta durante la mostra After Bike, evento inaugurale sia per i mondiali di ciclismo 2013 che per la prossima Florence Biennale 2013.

Colpita dagli eventi tragici che ancora una volta hanno investito la Siria, attraverso l'uccisione di centinaia di bambini, l'artista ha voluto ricordare le anime di questi piccoli innocenti (ormai privati del loro corpo) mirando alle coscienze del pubblico osservante e mostrandoci che potere forte avrebbe la memoria se solo decidessimo di non rinchiuderla in un "cassetto". Quella dei bambini siriani è una su un milione di stragi che ormai si ripetono da anni, ma non per questo "una delle tante". Metaforico il suo gesto di cucire incessantemente uno ad uno, al di là del tempo e dello spazio, i teli bianchi che coprivano quei bimbi, come un voler ricostruire le loro presenze. Oltre la visione dell'evento, le parole dirette di Roberta Verteramo hanno potuto spiegarci tutti i particolare di una ricerca artistica e personale che sta conducendo da tempo:
 
I.M Dopo aver letto la tua lettera inviata al direttore artistico della mostra After Bike, oltre alla forte sensibilità mostrata verso i recenti fatti di cronaca appare molto chiara l'esigenza di non riuscire a esprimerti al meglio con l'opera che avevi concordato precedentemente. Sembra di capire che essa si discostava sensibilmente da ciò che poi hai voluto comunicare. Puoi parlarci di chi è Roberta Verteramo, come è nata l'artista Roberta Verteramo e dell'evoluzione che ha avuto in questo senso?

R.V. Ho avuto la fortuna di crescere in famiglia di pittori e musicisti che mi ha hanno stimolato a voler  frequentare le scuole d'arte, tra cui l'Accademia di Torino e quella di Valencia, in Spagna. Ho seguito una formazione sia come artista che come restauratrice di opere d'arte contemporanea. Questo mi ha dato modo di "toccare con mano" le opere e di relazionarmi con varie persone del mondo artistico. Oggi a distanza di tempo riesco a ricostruire il puzzle della mia vita con le esperienze vissute a contatto  con varie espressioni artistiche(musica, teatro, cinema, arti visive). Dopo tanta appassionante ricerca, che non si frena mai, quando ho cominciato a studiare e fare performance art, mi sono sentita come se stessi indossando il mio" vestito", quello giusto.
 
I.M. Puoi raccontarci come si è svolta la tua performance e se l'intento comunicativo è stato raggiunto?  Come mai la volontà di legarla ad una mostra volta ad omaggiare il ciclismo?
 R.V. La performance "Punti di memoria", nasce dal forte senso di dolore e responsabilità che ho provato vedendo un'immagine dei bambini morti in Siria questa estate. Ho trascorso tutto il mese d'Agosto con quel l'immagine nelle mie tasche. Sentivo la necessità di portarla con me. In quel periodo avevo gia concordato la performance che avrei dovuto presentare, ma sentivo che proprio in una manifestazione legata allo sport questa tragedia doveva essere ricordata. Lo sport rimanda alle bandiere e alle culture, e allora ho voluto pensare ad una bandiera capace di unire tutte le identità culturali:quella bianca. Bianca come le lenzuola che avvolgevano i corpi spenti dei bimbi in Siria. Di qui l'idea di cucirmi addosso questo ricordo, "cucire" la memoria di queste vittime, e "vestirmi" del peso della nostra responsabilità sull'innocenza. Oggi  non possiamo più far finta che queste realtà non esistano o non ci appartengano e diviene ormai inaccettabile dimenticarsi di tali tragedie in breve tempo.
 Mi chiedi se il messaggio è arrivato?.....non ho potuto vedere perché ero bendata, ma mi hanno riferito che due persone si sono allontanate piangendo, e altre erano fortemente commosse. Ho avuto però modo di leggere la commozione nelle persone che mi sono venute incontro, o mi hanno abbracciato quasi a voler condividere lo stesso dolore, a fine della performance.
 
I.M. La performance è ormai una forma d'arte che sta prendendo sempre più piede, e mi sento di dire, fortunatamente anche in Italia. Ciò che vuol comunicare spesso è un messaggio forte. Sembra che la gente, più che pregiudizi iniziali, adesso sia mossa da un impeto di maggior curiosità verso nuove forme d'arte. Pensi che come mezzo può arrivare più direttamente o al pari di un quadro o scultura o video? Lasciaci un messaggio:
R.V.Quando fai un opera, un manufatto, l'artista comunque vive un intimità con quell'oggetto e lo dona. Nella performance accade che l'artista deve donare se stesso , fisicamente e mentalmente, oltre che lasciare una traccia della sua azione. Non c'è distacco, non c'è più l'oggetto e il soggetto.

 


 
 

 

Irene Mesolella - ERBA magazine
 
Punto Giovani Europa

Ultima revisione della pagina: 10/1/2017

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