I viaggi di Jupiter

 
copertina del libro 'I viaggi di Jupiter'
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Definire quello di Ted Simon un viaggio intorno al mondo è riduttivo: il bel libro I viaggi di Jupiter edito da Elliot Edizioni è più che altro un viaggio attraverso il mondo, attraverso la gente, i costumi e i paesaggi.
 
Il suo viaggio comincia dall'Inghilterra, la notte del 6 ottobre 1973, una notte poco adatta a viaggiare specialmente se in moto e con un temporale in pieno svolgimento: "l'uomo sotto la pioggia accanto al canale di scolo", Ted Simon, parte e viaggia diretto verso la Francia e l'Italia; da qui arriva in traghetto fino alla Tunisia.
 
Proprio da questo paese comincia il vero viaggio in moto, che attraversa tutta l'Africa, fra incontri con giraffe ed elefanti sul ciglio della strada e danze di notte con i turkana, cadute fra le dune e stormi di cicogne che si preparano a migrare in Europa. Con frasi brevi e concise, molto alla Hemingway, Simon va diretto al punto: in poche parole riesce a descrivere perfettamente l'ambiente e il paesaggio in cui è immerso, che sia la costa libica o gli "immensi pendii montuosi, ricoperti di vegetazione e traboccanti di fiori" delle Ande, l'assurdità dell'apartheid in Sudafrica o il buio fitto di una notte passata in tenda nel bel mezzo del deserto. Gli incontri migliori avvengono proprio col sopraggiungere della notte, che sembra trasformare ogni ombra in qualcosa di misterioso e mistico.
 
Le esperienze raccontate da Ted Simon assumono così i caratteri di un quadro: un gruppo solitario di cammelli attraversa all'improvviso il campo dove lui si è appena sistemato con la sua tenda e, accorgendosi della sua presenza, lo scansa con delicatezza; decine di profughi scappati dall'entroterra brasiliano inondato dormono sul marciapiede davanti alla cattedrale piena di 'scintillante semplicità' di Fortaleza; il tambureggiare degli emù che nelle cavità sotterranee dell'Australia sembra l'eco di un festeggiamento tribale; carri trainati da bufali poco prima di mezzanotte in Nepal; pecore che circondano la sua tenda e misteriosi pastori che fumano nell'oscurità. Dopo aver raggiunto il Sudafrica, Ted Simon salpa sul mercantile Zoe G alla volta di Fortaleza in Brasile.
 
La nave da carico che 'in mare era una signora, ma nel porto era sudicia' porta con sé il fascino degli antichi mercantili: salutato ogni tanto da banchi di pesci volanti e da un albatro di baudelariana memoria, Simon passa le giornate sul ponte a leggere e a studiare lo spagnolo. C'è anche ironia nel suo resoconto, ironia sulle persone e sul razzismo fra popoli diffidenti; è infatti proprio questo lo scopo del suo lungo viaggio attraverso il mondo, come scrive lui stesso: "Sono venuto qui per rendermi conto della vera statura dell'uomo". Dopo dodici giorni passati da prigioniero della Policia Federal in carcere a Fortaleza, percorre l' America Latina, fino a risalire con la moto e i vestiti a brandelli il "Messico arido", superata Città del Messico.
 
Via via che gli Stati Unti si avvicinano, le persone e le città mutano e Simon si lascia dietro bambini poveri e malnutriti, lo sporco, la povertà e la rabbia per entrare in un mondo ricco, verso una ricchezza di cui pochi sembrano veramente accorgersi. Sono critiche raffinate le sue, critiche ad un benessere a cui tutti siamo inevitabilmente abituati.
 
Questo viaggio finanziato dal "Sunday Times" e durato 4 anni porta con sé riflessioni che si snodano inevitabilmente attraverso Europa, Africa, Asia e Australia: lo stesso Ted Simon cambia, così come la sua filosofia di vita si amplia, unendosi a quella professata nei vari Paesi attraversati e diventando così una filosofia di suoni, eventi, esperienze e profumi. Simon sembra allora suggerire come tutti gli uomini siano in fondo uguali: uguali nella povertà, uguali nell'entusiasmo delle feste popolari, uguali nella dignità e nell'indecenza, uguali nei pregiudizi, nella diffidenza e nella gentilezza.

 


 
 

 

Sara Relli - ERBA magazine
 
Punto Giovani Europa

Ultima revisione della pagina: 10/1/2017

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