Come Ulisse...anche gli Erasmus tornano!

Fine del viaggio...

 

La sera prima della partenza si piange. Piangono tutti. Il latin lover del semestre, la più carina del semestre, il più simpatico, il più timido, la più chiacchierona, la più pasticciona, il più buffo. Insomma, proprio tutti. Non riesci a capire com'è che l'inverno in Italia sembra non passi mai e in Olanda è volato così veloce che quasi non hai sentito freddo!
 
Eppure in quei sei mesi hai fatto così tante cose, incontrato così tante persone che nemmeno in un anno, due o tre. Hai convissuto con persone sbalordite all'idea che in Italia ci sia il "pranzo della domenica", tutte le domeniche, loro che pranzavano in piedi con una galletta di riso! Hai vissuto con persone che il secondo giorno in lacrime dicevano di voler tornare a casa ma che poi tornando dall'uni sorridendo dicevano: "oh finally home sweet home!".
 
Hai vissuto con persone fuori di testa, che dicevano di organizzare un "little party" e poi finivi col ritrovarti 70 persone in casa, sparse ovunque, e la polizia alla porta chiamata dai vicini cui avevi detto che era il tuo compleanno per intenerirli.

Hai incontrato professori giovanissimi, preparati, per niente autoritari, pronti a dire "I'm sorry".

Hai incontrato ragazzi coreani super educati, divertenti, intelligenti, che erano con te ad ogni festa ma la cui media non è mai scesa sotto l'8.5! Come Estelle, che questo nome se l'era dato tutto per noi, per la sua famiglia europea! E proprio lei durante le serate solo donne, coffee and biscuits ci diceva: "girls, quando una persona è innamorata, in Corea, diciamo che ha i fagioli sugli occhi!" allora tu la guardi, sorridi e capisci che alla fine fra fagioli e prosciutto non c'è tutta questa differenza! Ridi e ti sorride il cuore per le varie scoperte, anche per le più stupide, ma poi pensandoci quando scopri qualcosa di nuovo non c'è mai niente di troppo stupido.

E così per molti ragazzi è stata la prima occasione di lasciare il nido e cominciare a volare, prima incerti, poi sempre più sicuri, sempre più in alto e alla fine accecati dalla bellezza che gli incontri multiculturali posso creare.

Incontri persone che a vent'anni parlano cinque lingue fluentemente e hanno visto mezzo mondo, che tu in confronto non hai fatto niente.

Incontri ragazzi in gamba con cui ti scambi indirizzi delle feste e titoli dei libri allo stesso modo, così ogni volta che ne leggi uno penserai a qualcuno e a ciò che ti ha regalato.

Incontri persone che non ti saresti mai aspettato di incontrare, che non avresti mai incontrato se tu non fossi partito.

E così l'ultima sera piangi. Di un pianto sincero, che non riesci a gestire, chè sai che il nido, ora che sei diventato grande, ti sembrerà più stretto e le ali ti faranno male.

Torni e, come Ulisse, non ti riconosce nessuno tranne il cane, o forse sei solo tu che non ti riconosci. Infondo non hai la barba lunga, le vesti strappate e dieci anni in più. Allora capisci che il problema non sono gli altri che non ti hanno riconosciuto ma tu che continui ad essere frastornato.

Sembri un antropologo, osservi il Duomo con meraviglia e te ne senti orgoglioso, ma allo stesso tempo ti chiedi se davvero la gente per fare cinquanta metri prende la macchina.

Torni e sei un po' italiano, un po' francese, un po' tedesco, un po' spagnolo, un po' inglese, un po' greco, un po' peruviano, un po' coreano, un po' iraniano, un po' congolese, un po' olandese.
Non hai più confini, non vedi più barriere. Perché l'Erasmus è una grande lezione di cultura e bellezza, di tolleranza ed umiltà.

 


 
 

 

Erika Greco - Erba Magazine 
Punto Giovani Europa

Ultima revisione della pagina: 10/1/2017

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