I giocattoli del lupo

"Il gioco del lupo" della compagnia del Teatro Distinto.

 
foto di scena
Fonte: ladigetto.it

Spettacolo vincitore del Festival Giocateatro 2013, Torino. Realizzato in collaborazione con il Teatro delle Briciole di Parma


Noto che nella programmazione di quest'anno, son stati scelti, forse non a caso, alcuni spettacoli con protagonista una delle emozioni più famose e controverse: la rabbia. Registi, sceneggiatori, ideatori, autori hanno puntato i riflettori ultimamente su questo soggetto, ricamandolo in svariate declinazioni. Ma perché focalizzare proprio qui l'attenzione? Che ci sia dunque tutta questa rabbia tra i nostri bambini odierni? E mi chiedo, sono loro così arrabbiati e noi adulti ne prendiamo spunto creativo, oppure lo siamo noi?Oggi ci governa maggiormente che in passato? E se si, cosa possiamo fare per alleviarne il peso senza però nascondere la polvere sotto il tappeto?

Un lupo in gabbia.- Ma non ci può stare! Non ci entra!E qui invece ci sta. In costrizione. In punizione; perché ha fatto del male, ha morso, ha aggredito. É stato violento.A volte le ferite si curano, a volte è troppo tardi.Buio. Giocattoli più che giochi. Ringhi. Boschi improvvisati. Un maggiordomo. Un principe, elegante e viziato, solo; ricorda un vampiro. In alcuni momenti ci confondiamo, sbagliamo storia e pensiamo a Dracula, a Biancaneve, a I tre porcellini. E al lupo cattivo. A Cappuccetto, ai Sette capretti...

Quanti ne avrà divorati prima di sentirsi sazio?Ma la rabbia non è come la fame. Non basta a volte urlare; chiede di più. Ma cosa? Ad ognuno il compito di trovare la sua giusta risposta.

 

La rabbia non s'inganna, la rabbia non s'ingabbia.Può sfogarsi, fluire, correre selvaggiamente, accettarsi, esaurirsi, trasformarsi, mutarsi, ma non ingabbiarsi.É un'emozione e come tale può avere sia un lato negativo che uno positivo. Non corriamo in tentazione di additarla semplicemente come una brutta bestiaccia nera.É un mezzo, per poter esplorare alcune parti di sé.Sì, le parti più oscure magari. Perché, quelle non fanno parte di noi?Proprio perché buie, bisogna andarci a fondo e vedere chiaro.Il conoscersi passa anche di qua. Sopratutto direi.
É uno spettacolo di facili intuizioni e rimandi, con alcune gag sonore che fanno sorridere e tirare il fiato ogni tanto; con un linguaggio principalmente visivo e non verbale (salvo qualche rumore e musica in scena, i due attori non parlano), ma di più complicata digeribilità.

 

P.S. - Appello: abbandoniamo però i cliché del lupo brutto e cattivo, essendo un animale in via di estinzione cerchiamo di tutelare la sua vera identità/dignità. Grazie.

 

 

Eugenia La Vita - ERBA magazine
 
Punto Giovani Europa

Ultima revisione della pagina: 10/1/2017

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