Punta alle stelle il nuovo album dei Calibro 35

'S.P.A.C.E.' presentato durante il concerto alla Flog del 28 novembre

 
copertina album Calibro 35

La storia è sempre la stessa: quattro supermusicisti sul palco, di quelli veri, di quelli che non fanno "scena", di quelli che non devono dimostrare niente a nessuno. Sì, perché non sono teatrali i Calibro 35, non "spettacolarizzano" la loro esibizione, non ne hanno bisogno, solo a tratti accennano qualche movimento, qualche occhiata verso il pubblico.

Stringono i loro strumenti e suonano, suonano bene, come fanno ormai da 8 anni a giro per l'Italia.
Certo si sono leggermente staccati dalle colonne sonore dei polizieschi anni '70, quel jazz-funk duro e pieno di groove ha lasciato spazio a sonorità più aeree, spaziali, oniriche e proprio di questo tratta il loro ultimo album suonato sul palco della Flog il 28 novembre.

Il cd S.P.A.C.E. è un concept basato sulla storia di un fantomatico astronauta nello spazio profondo. Il gruppo vuole rendere al meglio quell'atmosfera di lontananza, il senso del viaggio e dello correre, così le sonorità utilizzate, pur mantenendo sempre una solida base funk, con una base ritmica sempre presente, si caratterizzano per una maggiore evanescenza e fumosità, rese tramite il pesante utilizzo di tastiera e sintetizzatore.

Il sound del quartetto milanese non perde mai quella importante componente "noir" che li contraddistingue, cosi come l'uso accorto di soluzioni volte a creare dissonanze tra le varie linee melodiche. Quest'ultimo album conferma ancora più la difficoltà nell'inquadrare il gruppo all'interno di un genere definito: c'è blues, c'è funk, c'è rock, a tratti jazz, alle volte elettronico, addirittura sfumature di musica classica!

I Calibro variano, non hanno paura di sperimentare sempre nuove soluzioni pur mantenendo immutato il proprio marchio di fabbrica, quell'originalità che li distingue in mezzo al marasma dei gruppi attuali, che li definisce come unici nelle loro peculiarità musicali. Dal vivo sono emozionanti, anche se, come già detto, non ci si può aspettare spettacolarità dalle loro esibizioni. Stanno
lì e suonano l'album, perfettamente, solo sul finale si concedono un ritorno alle origini esibendosi nei loro primi pezzi, ormai familiari alle orecchie dei buoni ascoltatori. Unica nota stonata il gruppo d'apertura, gli "Ottone pesante", un trio composto da un trombonista,un trombettista e un batterista.

La loro esibizione è stata molto energica, ma i contenuti lasciavano a mio parere un po' a desiderare. Sì, l'idea di suonare Metal con una formazione del genere è originale, ma la musica è la stessa che si può sentire in altri gruppi del genere ben più quotati (e molto più bravi!), sembra tanto un'altra trovata da mercato che coglie solo (e purtroppo) l'orecchio grezzo degli ascoltatori meno esperti.

 


 
 

 

Giulio Chiasserini - ERBA magazine
 
Punto Giovani Europa

Ultima revisione della pagina: 11/1/2017

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