Hozier, fra America e Irlanda

 
foto cantante Hozier

Che la sua musica sia stata profondamente influenzata dal blues americano, il giovane cantautore irlandese Hozier l'ha svelato in molte interviste. Fra gli artisti che ascoltava da ragazzino, infatti, vi sono i grandi nomi americani del blues e del gospel, come Nina Simone, John Lee Hooker, Howlin' Wolf e Muddy Waters e tutto questo traspare più o meno in tutte le canzoni del suo primo, e per ora unico, album omonimo.

Al concerto del 7 luglio, nell'ambito del Pistoia Blues Festival, molto blues è risuonato sul palcoscenico. Andrew Hozier-Byrne si è presentato sul palco per le prove nel tardo pomeriggio insieme ai musicisti che lo accompagnavano, fra cui due coriste e una violoncellista e a poco a poco, dalle sette in poi, tremila persone, in gran parte giovani, sono affluite nella splendida piazza del Duomo di Pistoia.

Il concerto è cominciato alle dieci, quando era già buio e già alla prima canzone, Angel of Small Death and the Codeine Scene nessuno era più seduto. Hozier e la sua band affrontano tutti i pezzi dell'album d'esordio brillantemente e in ogni canzone, che il pubblico canta e sembra sapere a memoria, si percepisce la formazione musicale del giovane cantautore. Il pezzo In a Week, per il quale Hozier è accompagnato dalla violoncellista Alana Handerson, ricorda le vecchie canzoni popolari irlandesi e quella sua melodia lenta e profonda sembra ricalcare musiche come quelle di The wind that shakes the Barley, una delle più famose canzoni di protesta  della tradizione irlandese; prima di eseguire la canzone, infatti, Hozier ha parlato a lungo della sua Irlanda, delle Wicklow Hills, a sud di Dublino, vicine alla sua natia Bray, dove si può pescare, fare trekking o semplicemente "stare sdraiati sull'erba" come ha detto Hozier stesso.

Ma ecco che il blues torna a riaffiorare come una presenza stabile quando Hozier, senza la band alle spalle, affronta uno di quei classici della musica americana, come Illinois Blues, canzone del 1931 del grande bluesman Skip James. Al momento di Take me to Church, che comunque non è stata fra le prime ad essere eseguita (forse anche a voler sottolineare come Hozier non "sia" soltanto Take me to Church, il singolo che lo ha reso famoso in tutto il mondo), il pubblico si è scatenato. Una fra le ultime canzoni ad essere eseguita è stata l'evocativa Work Song: suoni d'altri tempi, come indica il titolo stesso. Nel battito iniziale di mani, nell'andatura ritmata, nel ritornello ossessivo, ma anche nello stesso testo - che, evocando il lavoro sotto il sole cocente, narra di un amore sofferto e travagliato, tipico tema delle migliori canzoni americane, a partire da Robert Johnson per arrivare ad Eric Clapton - si ritrova in chiave moderna l'antica tradizione delle work song afroamericane.

Come ha precisato lo stesso Hozier, quello del 7 luglio a Pistoia è stato il suo primo concerto in Italia. E se già questa serata è stata un successo, Hozier è un giovane artista da tenere d'occhio, che sembra comunque essere tanto determinato, da non perdersi nella "celebrità da primo singolo di successo

 


 
 

 

Sara  Relli - ERBA magazine
 
Punto Giovani Europa

Ultima revisione della pagina: 10/1/2017

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