L'alchimia tra due musicisti di così gran spessore non poteva che produrre un concerto unico. E così è stato al teatro Fabbricone di Prato, all'interno della rassegna "Metjazz", la sera del 15 febbraio. John De Leo e Francesco Puglisi (rispettivamente voce e pianoforte) non solo hanno saputo mettere in mostra tutta le loro capacità artistiche, ma sono stati in grado di intrattenere un pubblico a suon di fraseggi sperimentali e soluzioni melodiche estremamente complesse e per questo non sempre facili all'ascolto.
Gli artisti hanno giocato con le melodie durante tutta l'esibizione, alternandole ad attimi di pura sperimentazione sonora. Dopo una prima parte molto melodica ed estremamente raffinata (più classica per così dire), i due hanno cominciato ad osare sempre più con i loro strumenti spingendoli al limite e facendo dell'improvvisazione la vera protagonista dello spettacolo: fraseggi continui che si intrecciano tra loro dando vita ad un flusso continuo da cui l'orecchio non si stacca mai e che riesce a trasmettere quel senso di appagamento, ma anche allo stesso tempo, di ineffabilità che solo il jazz sa trasmettere.
In questo caso è proprio l'accettazione di questa sorta di incompletezza che rende l'esibizione un atto completo in sé, a tratti simili ad un album suonato, quasi un 'concept'. Nonostante l'improvvisazione costituisca il perno attorno a cui ruotano i due musicisti, la sensazione che si percepisce ascoltandoli è sempre di perfetta linearità e sintonia, perfino quando i due, esagerando il loro sperimentalismo, fanno suonare dei carillon sul palco oppure quando Puglisi comincia a suonare le corde del pianoforte, dapprima con le mani e poi con una chiavetta metallica.
L'intento è sì quello di sperimentare, ma anche quello di sorprendere il pubblico e ciò che sorprende non è tanto la cosa bizzarra in sé, quanto piuttosto il fatto che risulti in perfetta armonia con tutta la restante parte musicale, quasi un invito al pubblico ad ascoltare, come a dire: "Ma non lo sentite che ci sta bene anche questo!?".
Giulio Chiasserini - ERBA magazine
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