La quadrilogia de "L'amica geniale"

Nel romanzo della Ferrante un'amicizia lunga 60 anni

 

Sullo sfondo una Napoli intima e straniera


La quadrilogia de L'Amica Geniale è un vero e proprio Bildungsroman, un'opera maestra che racconta uno spazio temporale molto ampio, dagli anni '50 ai giorni nostri. In primo piano si snoda, subisce evoluzioni e involuzioni, la storia di un'amicizia tra due donne molto diverse tra loro, Elena Greco e Raffaella Cerullo.

Sullo sfondo una Napoli che diventa intima e straniera, dettagliata e sfuggente, contraddittoria, potente e miserabile, limitata e specchio dei tempi, prima ridotta al rione e poi sempre più ampia, teatro di delitti efferati e intrisa di storia. Elena è una fanciulla e poi una donna insicura. Vive tutta la propria esistenza cercando di scappare dal ceto sociale in cui si sente intrappolata fin da bambina. Il suo unico scopo è elevarsi, costruire con sacrificio e determinazione una nuova identità che la distanzi per sempre dalla famiglia in cui è cresciuta, provinciale e ignorante, tipicamente paesana, intrisa di violenza meschina e becera.

L'unica via per sfuggire al proprio inesorabile destino è scegliere lo studio, imparare nozioni nuove, prendere bei voti, convincere la famiglia a mandarla alle medie, poi al liceo. Sostenuta dalla maestra Oliviero e poi dalla professoressa Galliani, riesce nell'impresa e i suoi sforzi daranno i risultati sperati. Sposerà un giovane promettente professore di una rinomata famiglia di intellettuali, gli Airota, e diventerà lei stessa una scrittrice di successo, una persona influente e autoritaria.

Ma il percorso verso l'indipendenza non sarà facile. E c'è una dipendenza che non riuscirà mai a superare davvero, quella dall'amica del cuore, Raffaella Cerullo, detta Lina o Lila. Lila è dotata di una straordinaria intelligenza e di un fascino che non lascia indifferente nessuno. Fin da bambina si rivela una persona crudele, quanto acuta, capace di ragionamenti fuori dal comune. Elena ne subisce fin da subito il fascino magnetico e instaura con lei un rapporto profondo e unico, molto complesso che la porterà ad amarla sinceramente e ad odiarla altrettanto sinceramente.

Lila è tra le due la più dotata, la più bella, la più promettente, ma la sua famiglia si oppone a che lei frequenti le medie, impedendole di esprimere a pieno il suo potenziale. Ma Elena è e sarà sempre consapevole che se l'amica avesse avuto gli stessi strumenti, sarebbe diventata molto più di lei, avrebbe avuto ancora più successo, si sarebbe comunque sempre distinta dalla massa. Comincia così, su queste basi, la lunga storia della vita di entrambe che saranno sempre legate, ma mai pienamente sincere tra loro. Indispensabili l'una per l'altra, attraverseranno fasi di vicinanza a fasi di allontanamento.

Elena che all'inizio è chiaramente la più debole, in quanto dipende molto da Lila e dalla sua spiccata sfrontatezza, si rivelerà in seguito la più forte, la più equilibrata. L'acume di Lila sarà anche la sua maledizione. Ella non riuscirà mai ad abbandonare l'idea che il mondo è una trappola, così come la propria testa. Vivrà lunghe crisi, soprattutto a causa del fenomeno che lei chiama, "smarginamento". Le cose, le persone attorno a lei, possono spezzarsi, scoppiare, sparire, perdere i propri confini, lei stessa ne potrebbe diventare vittima. Sperimenta una sorta di attacco di panico molto peculiare, che la tormenterà per tutta la vita.

Lentamente si capisce che la sua crudeltà è dovuta al suo senso di inadeguatezza, la consapevolezza che sarà sempre perseguitata, invasa, rapita dalle proprie paranoie, un'incapacità di amare, di vivere una vita comune, un senso di inferiorità a cui lei sembra credere veramente, ma che in fondo sa di non poter realmente possedere. Direi piuttosto che è consapevole della propria potenza e ne ha paura, preferisce sminuirsi per non doversi misurare con le sconfitte, i presagi di sventura, le sfide della vita. Anche quando perde la figlia piccola, Tina, per distrazione, non se ne assumerà mai in pieno la responsabilità, ma preferirà tormentarsi intimamente, forse convinta che la vera colpevole è proprio l'amica Elena. Dopo tanti anni infatti le confessa che ha creduto che a rubarle la figlia fosse qualcuno che voleva in realtà vendicarsi del successo dell'amica, dal momento che Tina era comparsa insieme a lei su una nota rivista nazionale con una didascalia erronea che la identificava come figlia della scrittrice Elena Greco. Della bambina non si saprà più nulla. Scomparsa per sempre nei meandri di Napoli, rapita, forse uccisa o ancora peggio. La non morte della figlia e l'impossibilità di piangerla spinge Lila a svanire lentamente, a perdere luce, affetti, forza. Sempre più debole e incostante, si arrende alla vita e alla sua malvagità, lascia andare e franare tutto quello che aveva tentato di costruire, fino a sparire lei stessa senza lasciare tracce, per condividere forse lo stesso destino della figlia. 

Elena Ferrante è un'autrice puntuale, precisa, incalzante. Delinea i personaggi con maestria, sensibilità, un'introspezione quasi chirurgica, ma mai macchinosa. Gli ingranaggi della storia sono ben posizionati e il testo scorre libero, scivola velocemente, lo si divora con una voluttà impaziente. La narrazione è lunga, i quattro libri sono densi di fatti, luoghi, colpi di scena, ma non si perde mai di vista l'analisi di questo rapporto straordinario che lega le due donne. Attorno alle protagoniste orbitano altre figure importanti: gli amici d'infanzia delle due ragazze, i componenti delle varie famiglie del rione, le persone che Elena incontra quando fugge da Napoli, prima a Pisa, poi a Firenze, Genova, Milano, Roma, Torino.

Ogni figura si mescola al clima politico e sociale dell'epoca incarnandone un aspetto o un altro: si scontrano tra loro in un'atmosfera prima rivoluzionaria e poi sempre più pesante, fino a diventare evanescente. L'Italia degli anni '90 ritorna ad essere un territorio sconfitto, povero di idee nuove, assoggettato al potere e alla corruzione, arreso all'evidenza dell'assetto che sembra inevitabile. È così che si incontrano camorristi, fascisti, comunisti, socialisti più o meno estremi, delusi, stupidi, approfittatori, proletari, borghesi, poveri e ricchi. Anche la tecnologia diventa ad un certo punto il centro di una nuova modernità, che presto però si rivela utile, ma anche dannosa per l'uomo, nell'analisi cinica e veggente che ne farà Lila. La famiglia perde presto la propria centralità. La Ferrante è stata anche in grado di mostrare una rivoluzione sessuale che ha frantumato di fatto l'assetto della famiglia tradizionale, opaca realtà che ancora oggi viene proposta come modello, ma inevitabilmente superato.

Le donne fanno figli con uomini diversi, si sposano, poi si separano, costruiscono nuovi legami o rimangono sole, ma non più zitelle, acquisiscono una loro dignità, indipendente dal ruolo dell'uomo. A farne davvero i conti sono i figli: problematici, turbati, spaventati e ebri di libertà, fiacchi, ma forti. La Ferrante ci mostra i pro e i contro di una diversità di fatto rispetto alla precedente generazione: un caos dentro e fuori che attrae, ma terrorizza. È Lina a dar voce a questa nuova consapevolezza: "Disse che da allora stava attenta a non dimenticarsi mai che siamo esseri molto affollati, zeppi di fisica, astrofisica, biologia, religione, anima, borghesia, proletariato, capitale, lavoro, profitto, politica, tantissime frasi armoniche, tantissime frasi disarmoniche, il caos dentro e il caos fuori".

 


 
 

 

Francesca Rinaldi - ERBA magazine
 
Punto Giovani Europa

Ultima revisione della pagina: 10/1/2017

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