La nostra Prato, tra i tanti substrati culturali e umani di oggi, contiene anche l'anima silente di coloro che anni fa giunsero dalla vallata in cerca di ricchezza e di un mondo più moderno e redditizio dove mettere le fondamenta di una vita futura più agiata. Si tratta di nonni, zii, parenti vari che sono arrivati da Vaiano, Vernio, Castiglion dei Pepoli, prediligendo la nostra Prato, alla pur non lontana Bologna.
Chi conosce qualcuno che viene dalla campagna non potrà non ritrovarsi nei racconti di Francesco Guccini, "Un matrimonio, un funerale, per non parlar del gatto...", edito dalla Mondadori.
In questa raccolta Guccini narra le abitudini e le storie dei tempi che furono, dell'epoca del dopo-guerra, dei riti contadini, le tradizioni che si tramandavano di padre in figlio, frammenti di vita che si stanno perdendo o consumando, spazzati via da una modernità che si prende tutto inesorabile. È vero però, che la lentezza nei piccoli paesini continua a predominare sulla frenesia, molto spesso sono rimasti solo anziani signori col bastone e donne rese piccole dall'età, che sembrano quasi tornate bambine. È questa la fase più florida, in cui chi invecchia sa di dover lasciare qualcosa e perciò racconta.
Guccini è stato testimone diretto di tante storie e ce le riporta autentiche, con il linguaggio che è quello dei montanari, i termini dialettali ormai in disuso, le cerimonie a cui ha assistito personalmente, i personaggi indimenticabili e indimenticati.
L'autore ci fa addentrare nel matrimonio tra due giovani residenti in due paesini distanti tra loro e pertanto all'epoca raggiungibili solo a piedi. Il matrimonio diventava così una camminata per i boschi, tra i prati, fino alla chiesa. Dopo la celebrazione, tutti gli invitati si spostavano nel paese della sposa per il pranzo di nozze, un'occasione per mangiare il più possibile; godere veramente del piacere del cibo, quando insomma le prelibatezze che oggi sono considerate comuni e scontate, erano un dono prezioso. Dopo il pranzo, tutti gli invitati riprendevano il cammino per spostarsi nel paese dello sposo e ricominciare a mangiare.
Ancora oggi infatti, nei punti vendita di prodotti tipici, possiamo trovare in vendita gli zuccherini, il dolce nuziale dell'epoca, un biscotto a forma di fede, con glassa di zucchero e semi di anice. È un dolce tipico della tradizione emiliana, ma proprio grazie a queste migrazioni contadine, lo troviamo in vendita anche qui a Prato.
E poi assistiamo, oltre al matrimonio, anche ad un funerale, con gli uomini fuori dalla chiesa che aspettano sulle panchine e le donne dentro, che pregano in silenzio. Incontriamo signore che sanno mettere il malocchio con uno sguardo e altre che lo sanno abilmente togliere con il rito dell'acqua e dell'olio, gatti che ritornano dopo la morte, nonni che escono dal cimitero in forma di fantasmi per vedere il mondo come è cambiato, e poi paesaggi, natura, aria buona.
Il libro di Guccini è un'incubatrice inesauribile di piccoli dettagli, persone comuni, gesti di un tempo, che nella sua semplicità fanno rivivere un passato che nei cuori esiste ancora e si spera possa vivere oltre la carne, sulla carta di coloro che vorranno tramandare il mondo che è stato, nostro passato di terra e sangue.
Francesca Rinaldi - ERBA magazine
Punto Giovani Europa