Indy è una fotografa pratese, classe 1989, cresciuta nel verde, tra Vernio e Vaiano. Lo studio dove lavora rispecchia pienamente la sua personalità. Sono i dettagli che colpiscono di lei: i piccoli tatuaggi sulle mani, i capelli colorati, lo sguardo vivace ed attento. Anche il suo studio è pieno di particolari: alle pareti sono appese foto e quadri, ci sono una mensola con dei libri di poesia e una scrivania con una piccola tartaruga che vaga liberamente. Vien voglia di sedersi e parlare.
Cosa ti piace di più di questo posto?
Quell’albero spoglio, che mi ha regalato una mia amica. I rami non hanno le foglie, ma tiene molta compagnia. E poi la luce. Io uso quasi esclusivamente luce naturale che mi arriva direttamente da fuori, passa attraverso le finestre opache. Cambia continuamente e alle volte ho come l’impressione che si evolva di pari passo con lo stato d’animo delle donne che fotografo. Nel momento in cui loro sono pronte a sciogliersi, la luce si fa più calda e avvolgente.
Da dove è nata l’idea di fotografare la donna? Quando inizia il progetto?
Io ho frequentato il Datini, l’istituto grafico-pubblicitario e l’amore per la fotografia nasce lì. All’inizio fotografavo anche tanta natura ed i primi soggetti in carne ed ossa sono stati i miei nonni. Poi, anche come risposta ad un percorso emotivo personale, ed alle fragilità che avevo vissuto durante l’infanzia e l’adolescenza, ho pensato di soffermarmi sulla figura femminile, su quello che rende la donna un essere superiore e irripetibile. La svolta è avvenuta quando una mia amica mi ha chiesto di fotografarla. Io aspettavo lei, qualcuno che me lo chiedesse, che me ne desse la possibilità. Ma è stato un percorso molto naturale, non mi sono stupita della richiesta. Ci siamo scambiate energie importanti e quel flusso mi ha dato forza. Le mie donne mi danno sempre forza. Io aiuto loro e loro aiutano me. All’occorrenza lavoro anche come fotografa di matrimoni ed eventi vari e in parte questo mio ricercare qualcosa ha influenzato il resto del mio lavoro, si tratta sempre di foto intime, particolari.
Cosa cerchi nelle donne che fotografi?
La donna per sua natura è predisposta alla sensibilità e ha dentro un mondo da scoprire. Il mio obiettivo è trovare le sfaccettature che la contraddistinguono, è una sorta di terapia. Lo scopo è tentare di sbucciare gli strati, andare sempre più in profondità. Il nudo nasce in questo modo. Non è un’esigenza, ma ad un certo punto viene naturale. Per liberarsi definitivamente hanno bisogno anche di togliersi i vestiti, quasi fossero pesi da poggiare un attimo a terra, togliere di mezzo, per mostrami come sono, cosa sono, quello che sentono. È un’esperienza molto intensa sia per me che per loro. Io non voglio un’immagine da guardare, io voglio un’immagine che si possa anche leggere. Il corpo della donna è come un paesaggio. E nessuno si scandalizza a guardare un bel paesaggio.
È mai successo che qualcuno abbia avuto da ridire per i contenuti delle foto considerati magari troppo spinti?
È successo. E ovviamente non l’ho presa bene. Ma non mi importa di quello che può pensare la gente. Sono d’accordo con Egon Schiele quando sosteneva che “nessuna opera d’arte erotica è una porcheria, quando è artisticamente rilevante, diventa una porcheria solo tramite l’osservatore, se costui è un porco”. Alcuni non capiscono che il mio è un dialogo con l’anima, non si tratta di nudo che stupisce, è un nudo che ci riconduce all’essenza. Alcune donne che ho fotografato mi hanno consegnato la loro vita, segreti, dettagli che non avevano detto a nessuno. Il mio compito è convertirli in immagine e conservarli.
Che rapporto si instaura con queste donne?
Non ci si abbandona mai.
Lo studio in cui lavori si trova in uno spazio che condividi anche con altre persone. Avete progetti insieme?
Presto nascerà un’associazione che ci riunirà ufficialmente. Oltre a me ci sono anche altri artisti che vengono da mondi diversi dal mio: scultori, pittori, musicisti, scrittori. Credo che inconsciamente, lavorando nello stesso ambiente, ci influenziamo tanto e si è creata una bella atmosfera.
Hai dei consigli da dare all’universo femminile?
Non sono solita dare consigli. Diciamo che è più un suggerimento: non abbiate paura. Vedo tante donne che hanno una paura matta di mostrare quello che sono. Non devono. Non c’è nessun limite di età per scoprirsi, per iniziare a volersi bene. Ognuno di noi dovrebbe lanciarsi e mostrare la propria identità. Sarebbe una risposta a tanti problemi.
Pagina FB di Indy Ph
Francesca Rinaldi - ERBA magazine
Punto Giovani Europa