Si è aperto martedì 5 luglio il Festival delle Colline, quest’anno a cura di Gianni Bianchi, nella bellissima location della Villa Medicea di Poggio a Caiano e con la straordinaria esibizione della Piccola Orchestra di Tor Pignattara, un complesso di ragazzi dai 13 ai 18 anni, provenienti da Roma e per lo più di origine straniera.
Si tratta di giovani immigrati di seconda generazione, richiedenti asilo e romani, in tutto si mescolano le radici di 14 Paesi diversi. Quello che colpisce è l’affiatamento della compagnia, nonché la loro bravura.
La sinergia tra voci, strumenti, suoni computerizzati, crea un’atmosfera davvero unica che coinvolge lo spettatore e fa riflettere sul senso di integrazione.
Il Festival delle Colline quest’anno ha come tema il bianco e il nero e di conseguenza l’infinita gamma di colori che si trova nel mezzo, il progetto di melting pot della Piccola Orchestra di Tor Pignattara esprime alla perfezione il senso del Festival e dell’incontro tra culture diverse.
Il complesso prende il nome dal quartiere di Roma Torpignattara, conosciuto per la sua natura multietnica. L’obiettivo di questi ragazzi è quello di mostrare come l’unione, la vera unione, sia una risposta legittima e potente ai cambiamenti che l’Italia e l’Europa stanno vivendo.
“Che si voglia o meno”, come ha detto ieri sera il direttore artistico Pino Pecorelli, “il mondo che conoscevamo sta cambiando e questi ragazzi sono la bella fotografia dei tempi che viviamo adesso”.
Il loro repertorio è molto vario ed è in linea con il messaggio che vogliono trasmettere: mescolano stili e brani provenienti da diverse parti del mondo, insieme a pezzi da loro composti.
L’ultimo singolo che hanno presentato ieri sera è Under, un rap trascinante, da ascoltare con attenzione.
Alla serata ha partecipato anche la scuola di musica L’Ottava Nota di Poggio a Caiano, che ha affiancato la Piccola Orchestra durante l’esibizione di alcuni brani. La musica è comunanza di stati d’animo, fa prendere le anime per mano ed è quello che la serata del Festival ha reso possibile.
Francesca Rinaldi - ERBA magazine
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