Martedì 12 luglio alla Passerella, in via Sant’Antonio 8, si è festeggiata l’integrazione con una giornata organizzata dai Giovani Democratici di Prato nell’ambito della Festa de l’Unità. Le iniziative susseguitesi nel corso della giornata, organizzate dal tavolo integrazione e politiche sociali dei GD, sono state aperte, il pomeriggio, da un laboratorio di scrittura creativa, organizzato dal tavolo scuola GD (resp. Maria Rita Paratore) insieme ad Andrea Caciagli, direttore de L’Eco del Nulla, e Michelangelo Focosi, caporedattore di A Few words. Dopo il laboratorio è stata organizzata un’iniziativa sull’identità pratese in relazione all’immigrazione ed una cena multi-etnica realizzata con l’aiuto di quattro giovani rifugiati del sistema SPRAR e dell’ex Presidentessa dell’associazione senegalesi Ndella Dieng.
Il laboratorio è nato con l’obiettivo di creare un’occasione d’interazione, scambio, dialogo e conoscenza dell’altro, passaggi fondamentali per combattere qualunque pregiudizio e strumenti utili per intessere relazioni, scoprirsi nell’altro, meravigliarsi delle somiglianze, rispettarsi nelle diversità. Centrale l’intento di favorire la partecipazione dei richiedenti asilo.
Così quattro giovani dei CAS del Santa Rita, due di Pane e Rose, cinque ragazze italiane ed un giovane lavoratore immigrato si sono seduti attorno allo stesso tavolo. Andrea e Michelangelo hanno introdotto l’iniziativa spiegando cosa sarebbe accaduto.
C’erano penne e fogli. Ognuno poteva scrivere, con l’aiuto di due operatori, qualunque cosa avesse avuto voglia di raccontare, possibilmente in relazione ad un episodio di un viaggio vissuto nella propria esperienza personale. Come responsabile integrazione e politiche sociali dei GD ho aggiunto soltanto che ci trovavamo lì per conoscerci portando sul tavolo qualcosa che avevamo voglia di condividere, dunque nessuno doveva sentirsi costretto. Ci aspettavamo d’incontrare molta resistenza e ci saremmo accontentati, come prima esperienza, di racconti inventati o tappe appena accennate: in effetti, qualcuno non se l’è subito sentita; ma dopo poco tempo si è creata un’atmosfera calda ed accogliente, impregnata di timidezza, emozione e comprensione reciproca. La condivisione del timore iniziale, l’aria di comunanza ed empatia, il fatto di ripercorrere qualcosa che si era vissuto individualmente e di farlo insieme agli altri, gli sguardi di solidarietà, l’imbarazzo di tirar fuori qualcosa di personale si sono progressivamente accumulati su quel tavolo rimescolando le parole, cullate dalla consapevolezza che quel che si stava cercando, mentre si scavava nei propri ricordi, interessava tutti e non solo il singolo. In quel momento c’era la percezione di far parte della stessa storia, di cui ciascuno conservava una pagina, una memoria.
Il tema designato, il viaggio, ha assunto una funzione di ponte tra le diverse esperienze di vita dei partecipanti, come punto d’incontro per le loro narrazioni. Ciascuno ha contribuito alla pienezza di quel momento, e la speranza è che questo abbia aiutato, seppur in minima parte, a far loro acquisire la consapevolezza d’avere qualcosa da dare, e non solo da ricevere. Infatti ciascuno dei giovani partecipanti, come ciascuno di noi, è chiamato a costruire un futuro senza muri e barriere, e chissà che, iniziando da quelli linguistici e culturali, non si arrivi ad abbattere quelli politici e fisici.
Il laboratorio ha richiesto un grande sforzo ai giovani richiedenti asilo che, nel raccontare il vissuto traumatico che portano sulle spalle, si sono esposti condividendo qualcosa che in molti casi avevano ripercorso esclusivamente ai fini della realizzazione di un curriculum per il completamento dell’iter burocratico necessario alla richiesta d’asilo. Da alcuni dei loro racconti sono emerse le speranze, i dubbi, le riflessioni e le motivazioni che li hanno condotti ad intraprendere il loro viaggio verso l’Italia, e che assumono una forza incredibile ed un significato toccante nel momento in cui descrivono le difficoltà che quelle condizioni e quei pensieri li hanno portati ad affrontare: prigionia, violenza, fame, terrore.
Simili storie vengono vissute in modo analogo ogni giorno da moltissime persone. Conoscerle in modo diverso da come vengono solitamente proposte dai media, tramite lo sguardo di chi le vive, può avere un ruolo fondamentale nella sensibilizzazione sul tema delle migrazioni e dell’accoglienza, nel tentativo di scuotere le coscienze e risvegliare l’animo intorpidito del lettore medio dall’indifferenza e dall’insofferenza.
Le loro testimonianze possono fornirci un’importante chiave interpretativa del presente, un presente di cui facciamo parte e che ci chiede di interessarci, di fare domande, di ascoltare le risposte e di cercare soluzioni, insieme.
Maria Logli - ERBA magazine
Punto Giovani Europa