Julieta di Almodòvar

Odissea e ritorno

 
Locandina del film 'Julieta'
Fonte: trovacinema.it

L’ultima pellicola di Pedro Almodòvar, uscita nelle sale solo due mesi fa e riproposta al Castello dell’imperatore di Prato per la rassegna cinematografica estiva, è un sorprendente capolavoro di poesia, suggestione e narrazione.

Presentata in concorso al Festival di Cannes 2016 e candidata alla 'Palma d'oro', la pellicola si basa su tre racconti di Alice Munro  rispecchiando lo stile del regista ed esaltandolo: crudo, poetico, technicolor e con un forte taglio psicologico.

Ancora una volta al centro c’è una madre, legami familiari indissolubili, persi e ritrovati, ma qui la protagonista è sola, davanti a un diario, che cerca di ricomporre i pezzi della sua storia.

Il regista dissemina indizi che usa come fili per legare lo spettatore e conquistare subito la sua attenzione: una busta chiusa, una foto strappata e ricomposta, una casa che sta per essere svuotata, un incontro fortuito da cui la storia prende vita.

Julieta (Emma Suarez e Adriana Ugarte, nella versione giovane) è una donna di mezza età che vive a Madrid ma sta lasciando il suo appartamento per seguire l’uomo che ama in Portogallo. Un giorno, per le strade della città, incontra Beatriz, l’amica d’infanzia di sua figlia dispersa, che non vede da 12 anni; la giovane donna le racconta di aver incontrato Antìa, sua figlia, sul lago di Como, diventata ormai donna e  madre di tre figli. Questo incontro sarà
decisivo perché manderà all’aria tutti i piani di Julieta che, nella speranza di essere rintracciata dalla figlia, decide di restare a Madrid, di tornare a vivere nel suo vecchio palazzo e iniziare a scrivere una lunga lettera/autobiografia alla figlia conducendoci in un viaggio tempestoso e affascinante – il viaggio dell’ignoto, come quello di Ulisse nell’Odissea -  attraverso continui flashback.

La madre racconta alla figlia l’incontro col padre, un pescatore, una notte d’inverno su un treno, dove la morte e la vita si intrecciano; quella notte un uomo si suicida, i due sconosciuti diventano intimi e concepiscono Antìa. I due protagonisti perdono entrambi qualcosa per ritrovarsi: lei il lavoro di insegnante di filologia classica e lui la moglie, che muore dopo il coma. Lui le scrive: “Vorrei tanto vederti spuntare dalla pioggia, in cerca di un posto dove ripararti. E che quel posto fosse casa mia.” Lei lo segue, senza paura, e affronta l’avventura e l’ignoto; vivono vicino al mare, con semplicità, crescendo insieme la loro bambina. Ma gli dèi  hanno previsto un diverso piano e il mare inghiottisce l’amore della sua vita per sempre. Il senso di colpa la accompagnerà per il resto della vita, in cui la donna vivrà sospesa e  morbosamente legata alla figlia che si prenderà cura di lei e della sua depressione. Poi la lontananza, il distacco della figlia, anche lei divorata dal senso di colpa, e il dolore della mancanza.

Julieta attende Antìa come Penelope il suo Ulisse e alla fine, solo quando il fato si ripeterà, la figlia potrà capire il dolore della madre e potrà fare ritorno ad Itaca.

Film struggente ma essenziale, pieno di suggestioni mitologiche e sentimenti veri, raccontato e interpretato da attrici superbe.

Ci mostrano il volto di una donna che ha il coraggio di attraversare
la tempesta e il fato con l’onesta dei sentimenti e l’umiltà del dolore. Applausi.

 
 

 

Eleonora Mari - ERBA magazine
 
Punto Giovani Europa

Ultima revisione della pagina: 10/1/2017

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