A un mese esatto dal Grand Opening del Centro per l'Arte Contemporanea Luigi Pecci, si inaugura il suo prologo suddiviso in 6 capitoli e curato da Stefano Pezzato.
Ci troviamo nel Museo di Scienze Planetarie di Prato, che è stato scelto come ‘casa’ del primo capitolo di un affascinante prologo che toccherà vari istituti di cultura della Toscana; protagonisti sono robusti frammenti di meteoriti, coloratissimi e buffi minerali e – prima donna indiscussa – Here and There, opera realizzata da Anish Kapoor nel 1987. Non facciamo in tempo a chiederci quale sia il nesso tra arte contemporanea e scienze della terra che subito appaiono vari punti di contatto visivi.
Il primo è la materia, l’arenaria usata dall’artista con la silice dei vari frammenti esposti al museo; poi la forma, dove forme morbide delle tectiti si abbracciano con quelle pseudo-organiche dell’opera; infine i colori, si parte dal verde brillante dell’uvarovite passando per le sfumature arancio-ruggine della scolecite fino ad arrivare al profondo Blu di Prussia utilizzato da Anish Kapoor.
E mentre si cercano questi collegamenti “fisici” o “chimici”, la nostra mentre si apre e il pensiero ci porta a fare connessioni ben più profonde. Dentro questo piccolo spazio in cui ci troviamo c’è il finito e l’infinito, qui si narra la storia del nostro pianeta e di pianeti lontanissimi, di materia che si trasforma e di riti e meditazione. Infatti l’opera Here and There indaga il senso dicotomico della vita: dal femminile delle forme sinuose adagiate a terra a maschile del cubo, dal organico all’inorganico, dall’aperto ed espandibile al chiuso e confinato; e ancora una volta significato e significante si intersecano e la certezza del poderoso cubo di arenaria si apre verso l’enigma di un blu di cui non si vedono più i confini. Ma se solitamente l’incertezza e la non conoscibilità rende l’uomo insicuro del suo cammino, adesso vogliamo guardare con entusiasmo e curiosità questa nuova fine del mondo; dove inizio e fine posso coincidere e dove “l'acqua che tocchi de' fiumi è l'ultima di quella che andò e la prima di quella che viene” come scriveva Leonardo da Vinci nei suoi Pensieri.
Inizia quindi, quella che il direttore del Centro Pecci Fabio Cavallucci ha definito “la fase centripeta del centro”; ed inizia proprio nel luogo più consono, quello che racconta come tutto è iniziato. Tra i presenti c’erano anche il direttore del museo di Scienze Planetarie Marco Morelli che ha paragonato questo connubio tra arte e scienza a un legame provocato da una reazione chimica e che parla di “uscire dal museo” per “sprovincializzarsi”; il curatore Stefano Pezzato che ci ha indicato i prossimi capitoli del prologo e l’assessore alla cultura Simone Mangani che ha ricordato la recente fondazione del PARSEC, il parco delle scienze e della cultura che avrà l’obiettivo di valorizzare sia il Centro di Scienze Naturali che il Museo di Scienze Planetarie.
A questo punto non ci rimane che invitarvi ai prossimi capitoli della fine del mondo!
I prossimi capitoli del Prologo:
24 settembre alla Biblioteca nazionale di Firenze
29 settembre al Museo della Specola di Firenze
7 ottobre al Museo Leonardiano di Vinci
8 ottobre al Museo Fiorentino Preistorico
18 ottobre alla Scuola Normale di Pisa
Infine è stata annunciata un’altra sorpresa al Centro per l'Arte Contemporanea Luigi Pecci che sarà svelata dopo l’inaugurazione.
Elena Janniello - ERBA magazine
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