LA RONDE/QUATOUR, spettacolo ideato da un’artista svizzera, Yasmine Hugonnet, e messo in scena al teatro Fabbricone per Contemporanea Festival, è un’esperienza che non si può dimenticare. Non solo è esteticamente interessante, ma trasmette anche emozioni e messaggi molto forti e positivi sulla bellezza e la forza dello stare insieme.
Entra in scena una danzatrice, sola, in piedi verso di noi, con lo sguardo immobile e imperscrutabile. Le sue braccia sono distese orizzontalmente e sembrano reggere l’universo intero. Assomigliano molto a bracci di una bilancia. Comincia a muoversi lentamente e le sue mani spostano l’aria che sembra pesante come tutto ciò che la circonda. Tende un braccio verso l’esterno come a segnalare una direzione…
Poi arrivano gli altri tre danzatori (altre due donne e un uomo) e si dispongono in direzioni diverse, non si guardano tra loro ma compiono gli stessi movimenti, lenti, intervallati da pause che si accorciano sempre di più, come si accorcia la distanza tra loro e pian piano, tra un passo e l’altro, un movimento e l’altro si ritrovano uniti, raccolti, in cerchio.
Creano coreografie scarne, geometriche, essenziali ma dense di armonia. Ogni movimento e passo, ogni distanza e vicinanza è studiata per salvaguardare la geometria del cerchio (la ronde) che non si spezza mai e rappresenta un quinto elemento creato dagli attori stessi ma che allo stesso tempo li tiene uniti.
L’iniziale indifferenza degli sguardi, lascia spazio a momenti in cui tutti e quattro si trovano a guardarsi negli occhi e ad abbracciarsi, a prendersi per mano per creare il perfetto cerchio finale, l’armonia. Si prendono cura uno dell’altro mantenendo il controllo e l’equilibrio. Ogni attore dà il suo contributo ed è fondamentale per la creazione del cerchio. Ognuno è diverso ma equidistante dal centro, in perfetta uguaglianza.
Intorno, l’assoluto silenzio, per favorire la concentrazione sull’esperienza.
Lo spettatore assiste a questa lenta trasformazione, a questi movimenti non casuali e si sente parte di quel cerchio, quel tutto, che è fatto dalle singole parti ed è qualcosa di più, citando il principio della Gestalt per cui “Il tutto è più della somma delle singole parti”. La mente umana percepisce sempre la forma, la Gestalt, perché una parola è qualcosa di più della somma delle singole lettere e un gruppo è qualcosa di più della somma delle persone a cui appartiene.
Le riflessioni e le interpretazioni possono essere molte, io ci ho letto questo: l’essere umano da solo può essere forte abbastanza e può reggere anche l’universo intero se vuole, ma gli risulterà sempre pesante e senza senso, come l’aria che cerca di smuovere. Insieme, invece, possiamo creare bellezza e leggerezza, darci calore e sostegno ma solo se nessuno prevarica sull’altro, se si rispettano delle regole di convivenza e si mantiene l’equilibrio in noi e tra di noi.
Consapevoli che siamo tutti parte di un’unica cosa. Forse utopia? Forse un senso di famiglia, di gruppo o società ideale. Forse semplicemente solidarietà.
Concept e coreografia: Yasmine Hugonnet
Danza: Jeanne Colin, Audrey Gaisan Doncel, Yasmine Hugonnet, Killian Madeleine
Produzione: Arts Mouvementés
Coproduzione: Théâtre Sévelin 36, Lausanne, Rencontres chorégraphiques internationales de Seine-Saint-Denis
Residenza di creazione e partner: Mains d’OEuvres St-Ouen
Residenza di creazione: Théâtre Sévelin 36 Lausanne
Foto: Anne-Laure Lechat
Per informazioni sullo spettacolo visitare il sito di Yasmine Hugonnet
Per consultare la programmazione del Contemporanea Festival 2016
Eleonora Mari - ERBA magazine
Punto Giovani Europa