Vedere, vedersi e vedere oltre

Seconda tappa del Prologo de “La fine del mondo”

 
Remo Salvadori, Stella, 1998
Fonte: www.centropecci.it

Dalla friabile arenaria al pesante ferro, dal profondo blu di Prussia al divino oro. Dal Museo di Scienze Planetarie di Prato, dove eravamo la settimana scorsa, ci spostiamo di pochi chilometri e raggiungiamo la capitale della bellezza e del Rinascimento. Siamo nella nobile Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, istituzione ricca di storia e di contenuti. È questo il luogo scelto per la seconda tappa del Prologo de “La fine del mondo", la mostra inaugurale del Centro per l'Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato.

La biblioteca, da sabato 24 settembre, ospita l’opera Stella di Remo Salvadori, un artista ‘nostrano’ che ha saputo reinterpretare il rapporto tra il sé, lo spazio e l’opera d’arte.
 
L’opera incombe superba nella Sala dei Cataloghi e la materia prima - il metallo - domina incontrastato. I cerchi di ferro disegnano la superficie, mentre la foglia d’oro ci fa trascendere e ritrae, non solo la terza dimensione, ma anche una quarta: l’aura di questa opera si manifesta proprio nel confronto tra i due materiali, i due colori, le due pesantezze, tra i rapporti tra le varie forme, la relazione con lo spazio e quasi inavvertitamente col visitatore.

Da lontano Stella sembra silente, muta osservatrice di eventi esterni; mano a mano che ci si avvicina essa ci chiama e ci costringe a far parte del suo sistema e a interrogarci sul cosmo, sulle stelle, sulla fine del mondo e sulla rinascita di nuove vite.

 
Inaugurazione mostra alla Biblioteca Nazionale di Firenze
Fonte: fotografia di Luciana D'Agnano

Secondo Remo Salvadori l’esperienza artistica “è un percorso da fare con mente, cuore e membra, in direzione di un desiderio di consapevolezza, quasi fosse un’ascensione e l’ascendere è anche un vedersi”, ed è questo stesso spirito che ha spinto negli anni l’uomo ad indagare scientificamente tutto ciò che sta oltre il pianeta terrestre, fino ad arrivare all'astrobiologia, la scienza che studia la possibilità dell'esistenza di forme di vita extraterrestri.

Remo Salvadori riesce a creare un dialogo tra cultura artistica e scientifica, un punto di contatto che spesso è stato mortificato: così i cerchi di ferro stanno alla stella in foglia d’oro come la sfera di Dyson sta alla stella; e improvvisamente, osservando quest’opera caleidoscopica, il nostro mondo diventa solo uno dei mondi possibili, l’unico esplorato in un’infinità di mondi ancora da scoprire.

E ancora una volta, in questo secondo capitolo del Prologo, guardiamo e presentiamo la fine del mondo non come qualcosa di catastrofico e apocalittico, ma come una fase di crescita e di sviluppo, come un’esplosione che crea vita.

 
Il terzo capitolo del Prologo ci aspetta giovedì 29 settembre, sempre a Firenze, al Museo della Specola.



Per maggiori informazioni consultare l'evento FB correlato

Pagina del sito Internet del Centro Pecci su la mostra "La fine del mondo"

  

 

 

Elena Janniello - ERBA magazine
 
Punto Giovani Europa

Ultima revisione della pagina: 28/9/2016

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