C’è del nuovo per le strade fiorentine. Seguendo le opere degli street artist ormai celebri per rubare uno scatto, mi sono imbattuta in un poster con una creatura molto strana: un lupo dai denti aguzzi con l'abito talare. Ho studiato il poster: la firma mi sembrava inizialmente una K sdoppiata e ribaltata e ho pensato inizialmente alla K di Exit/Enter, ma il tratto non era affatto il suo, più nevrotico e ingarbugliato.
Quell’opera mi ha subito attratta, forse per l’angoscia e la paura che emanava, e mi sono incuriosita. Grazie alle conoscenze nell'ambiente, in particolare ai 'consigli' di un’artista che fa stickers art, ho rintracciato l'autore. Non sveleremo la sua identità, perché quello che vuole trasmettere attraverso questo suo nuovo progetto è il contenuto, non la mano che lo ha creato.
Contenuto che suona come un'avvertenza e che sa di inchiesta. Ero abituata all’arte di strada che parla di stati d’animo, di amore, solitudine, abbandono, che tratta tematiche ambientali o critiche al governo e alla politica, ma mai avevo visto qualcuno esporsi così su una tematica quasi taboo come quella della piaga della pedofilia nella Chiesa.
La street art in questo caso diventa un mezzo per denunciare, per porre l’attenzione delle persone su particolari problemi e fatti e far riflettere, attraverso delle immagini 'shock’, su tematiche anche molto forti come in questo caso. Ha una grande potenza, perché può raggiungere in maniera immediata e parlare alle varie generazioni.
I preti-lupo sono stati affissi in incognito quest'estate, molti sono stati subito rimossi. Come ci racconta l’artista vogliono essere un ammonimento, un ‘mettere in guardia’: "Credo che quello che mi abbia spinto a disegnare i preti-lupo sia stato il pensiero che non esistono persone totalmente pure delle quali ci possiamo fidare e alle quali possiamo affidarci completamente. Vuol essere un invito a guardare oltre i ruoli, le apparenze e gli abiti che tutti rivestono in questa società. Da quando sono genitore la mia visione in questo senso si è acuita e lo scandalo dei numerosi casi di pedofilia che ha riguardato la Chiesa ha aumentato paure e rabbia e ho sentito la necessità di denunciare questi fatti nel modo che mi riesce meglio, attraverso il disegno. Ho cercato un soggetto che potesse rappresentare agli occhi dei bambini qualcosa da cui stare attenti e il lupo viene da sempre usato nelle favole con questo scopo, per cui è bastato associare la testa di questo animale con sguardo cattivo e denti aguzzi, alla veste ecclesiastica con il collarino bene in vista per rendere chiaro il messaggio. Voglio smontare l'alone di purezza, bontà e generosità che si sono creati in quanto messaggeri di religione. Non tutti i preti saranno lupi, ma nessuno è esente da poterlo essere in quanto prete”.
Nella realizzazione l'artista non ha badato molto né alla tecnica né allo stile: quelle che ha attaccato in giro sono fotocopie, perché il suo unico interesse è esprimere il concetto che c'è dietro al suo lavoro, che viviamo in una società dove l'apparenza inganna e che, citando un detto che calza a pennello, 'l'abito non fa il monaco'. Come sottolinea l’artista: “Ho usato la figura del prete anche in quanto simbolo, per il ruolo che riveste, ma il discorso potrebbe essere ampliato. Spesso, non prestiamo la dovuta attenzione e ci facciamo intrappolare dalle apparenze, dai ruoli o da come uno si presenta, così rischiamo di rimanere in superficie e non scoprire il profondo delle persone che molte volte, nel bene e nel male, è diverso”.
In realtà un piccolo indizio per risalire all'artista c'è... Una firma simbolica in basso a destra, una farfalla stilizzata.
A chi è nell’ambiente, accenderà di sicuro una lampadina.
Buona caccia!
Francesca Nieri - ERBA magazine
Punto Giovani Europa