Sedicente Moradi nasce a Firenze nel 1980 dove si forma prima all'Istituto d'Arte poi all'Accademia di Belle Arti diplomandosi in Pittura nel 2004. Durante questi anni, parallelamente all'attività artistica, lavora come illustratore e come designer di lampadari che installa in Europa, Stati Uniti e Russia.
Dal 2009 realizza sculture assemblando legno recuperato, potature, radici ed altri materiali organici che cerca e raccoglie dai boschi di montagna alle rive dei fiumi fino alle spiagge. Attraverso l'assemblaggio di questo materiale, già segnato e formato dalla natura, crea forme immediatamente riconoscibili all'occhio: parti anatomiche, figure umane e animali, soggetti pensati per dialogare con lo spazio in cui vengono inseriti.
Dal 2014 inizia a pensare, realizzare e collocare le sue opere direttamente nello spazio urbano, utilizzando le rive dell'Arno come laboratorio en plen air.
Dopo numerose mostre collettive in Italia e all'estero, nel 2015 realizza la sua prima mostra personale nel Museo Bellini di Firenze, con un allestimento dal titolo WoodenKammer, dove appende al soffitto un coccodrillo a dimensione naturale realizzato con porzioni di mobili antichi provenienti dalle cantine del Museo.
Vive e lavora a Firenze.
URBAN JUNGLE – LO ZOO DI FIRENZE
Creature in cattività sulle rive dell'Arno e dintorni
E’ la Natura stessa a dare spunto a questo progetto nato in maniera molto spontanea nel 2014 quando un enorme tronco rimase bloccato sulla pescaia di Santa Rosa proprio in mezzo al fiume sotto il ponte Vespucci. “Stava lì da un po' quel palcoscenico perfetto: meraviglioso ed effimero pareva proprio destinato ad un'apparizione quanto ad una sparizione. Lo si poteva raggiungere a piedi e sedersi sopra quando l'acqua era bassa, ma appena il livello si alzava sopra il camminamento quell'enorme tronco diventava una zattera di fortuna battuta dalla corrente.” – come sottolinea l’artista. Fu così che nacque Il Tuffatore, installato il 25 maggio 2014 e rimosso due mesi dopo: “Un uomo ritratto nel momento prima di lanciarsi, che allarga le braccia e innalza il mento accogliendo tutta la forza che lo circonda. Fu il mio primo incontro con l'Arno” – come ci racconta Sedicente Moradi. Opera che nasce spontanea e spontanea si trasforma. “La installai una domenica pomeriggio, aiutato da mio fratello e da Clet (che mi fece ricredere sulla mia balorda idea iniziale di andare a montarla di notte) – sottolinea l’artista. Era l'estate dei mondiali di calcio e di lì a poco il tuffatore si sarebbe trasformato nel Tifoso: qualcuno confezionò delle maglie con cui vestiva in mio omino, prima fu quella azzurra, poi, quando l'Italia venne eliminata, diventò quella del Brasile e più precisamente quella di Kakà. Sopra il nome del calciatore, forse una terza persona, aveva aggiunto a pennarello “Italia hai fatto...”. Pare che alla fineIl Tuffatore sia stato distrutto da un gruppo di americani euforici. La testa è stata avvistata in una casa di via Maggio.
A settembre dello stesso anno il tronco sulla pescaia rimaneva lì e la tentazione da parte dell’artista era troppo forte, fu così che si trasformò in una nuova opera - Cervo di Santa Rosa - che fu poi rimosso dalla piena del fiume esattamente due mesi dopo. “Un animale intrappolato in cattività, sull'attenti, ritto sulle zampe annusa l'aria per capire cosa fare che sorrideva con un gusto un po' sadico sul paradosso della sua posizione” – ci racconta Sedicente Moradi.
Nel settembre dello stesso anno Sedicente Moradi partecipa con una propria opera ad un art-mob curato dallo storico d’arte Yan Blusseau che si proponeva di dare una nuova veste alle innumerevoli finestre murate del centro storico e che richiamò a Firenze street artists di calibro internazionale come Jef Aerosol. Sedicente Moradi partecipò con l’installazione Autunno collocata all’interno di una nicchia della Rotonda Brunelleschi; una figura umana realizzata con piccoli rami e foglie di tiglio assemblate con arcimboldiana memoria. “Autunno sta di spalle rispetto all'osservatore, un braccio teso a toccare il muro della nicchia come a mimare una conta immaginaria giocando a un due tre stella. Autunno era alle porte, gli eravamo ancora dietro ma lo stavamo raggiungendo, questo era il messaggio. Con mia sorpresa, la scultura riuscì a tornare attuale anche l'autunno successivo” – come sottolinea l’artista.
Le sue opere si spostavano lentamente nelle piazze del centro cittadino. Fu così che, sempre nel settembre del 2014, l’artista realizza Orso in piazza Tasso, a due passi dal suo laboratorio in Santo Spirito, un “piccolo mondo in miniatura fatto di rappresentanze di tutte le culture ed età, un microcosmo di umanità” – come lui stesso lo definisce. Durante l'estate era balzata alle cronache la storia dell'orsa Danzica catturata e uccisa in Trentino, così Sedicente Moradi decise di costruire un orso e di innalzarlo su un ceppo tagliato vicino al parco giochi, nell'angolo delle Leopoldine. Decise anche di andare ad installarlo alle cinque del pomeriggio di una bella domenica di sole quando la piazza era piena al suo massimo. “Ero sinceramente curioso di vedere come sarebbe stato accolto quest'orso ritto in piedi fatto di rami e foglie– ci spiega continuando: l’orso rimase al suo posto diversi mesi, poi un pomeriggio di marzo passando dalla piazza vedo che non è più al suo posto. Mi avvicino e lo trovo disteso, integro, ai piedi del ceppo. Penso che sia arrivato il suo momento e che sia durato più di quanto avrei immaginato. Mi allontano e inizio a pensare a come smontarlo e toglierlo di mezzo perché non ci inciampi nessuno. In quel momento vengo a sapere che un gruppo di terroristi armati ha ucciso dei turisti in un museo a Tunisi. Mi giro ancora verso l'orso, e da lontano vedo un ragazzino sui dieci anni che lo solleva e lo rimette in piedi, poi gli stringe le zampe, gli accarezza le foglie secche, gli sorride, prova a spostarlo ma è troppo più grande di lui. Mi avvicino, ha i capelli lunghi sulle spalle e tratti somatici arabi. ‘Ciao! Vuoi una mano?’ gli chiedo, lui mi fa cenno di sì e con quel poco di italiano mi dice ‘lì… Sopra’. Tiro fuori dallo zaino gli attrezzi e riavvito l'orso sul suo ceppo. Lui attento mi seguiva e alla fine mi chiede ‘Come ti chiami?’, gli rispondo e lo chiedo a lui: ‘Akhmed’. ‘E da dove vieni?’; non mi ha risposto, ma mi ha sorriso e ci siamo salutati. Tutto questo non vuol dire niente, ma visto che mi muovo per simboli, l'ho trovata una bella storia”.
Sempre nel 2014 l’artista realizza altre tre opere: Gru presso il Ponte alla Carraia installata in ottobre e rimossa pochi giorni dopo. L’ispirazione fu data stavolta da un cumulo di legni sulle rive del fiume che ricordava tanto un nido di un grande volatile, fu così che l’artista realizzò una gru mentre aggiungeva un altro pezzo al suo ‘edificio’.
Sempre in tema volatili nell’ottobre 2014 realizza Uccellini ancora presenti in piazza della Passera a Firenze. “In uno spazio così raccolto intimo e magico bisogna entrarci in punta di piedi, frequentarlo, osservarlo. Questa è certamente una pratica comune a tutti i miei lavori. Ho realizzato questi due uccelli appollaiati sui rispettivi rami: uno sopra il Caffè degli Artigiani, l'altro sopra la targa di via Toscanella, sorvegliano in modo sornione la dolce vita della piazza. Molti nemmeno li vedono tanto sono mimetizzati”.
A dicembre 2014 realizza Dialogo tra la moda e la morte alla Fortezza Da Basso in occasione di Pitti Immagine. “Nel parco attorno alla fontana erano state tagliate delle piante che presumibilmente sarebbero state di lì a poco anche sradicate, i ceppi erano dei piedistalli perfetti su cui intervenire. Cercando un soggetto da far dialogare con il tema della moda mi tornò in mente il brano contenuto nelle Operette Morali di Giacomo Leopardi intitolato ‘Dialogo tra la Moda e la Morte’, dove l'autore si immagina un ipotetico incontro tra queste due solenni entità che scoprono di avere tali simili caratteristiche da renderle quasi sorelle; oltretutto questa era una buona occasione per lavorare su uno dei soggetti che mi è più caro: lo scheletro. Vado sempre alla ricerca dello scheletro delle cose. Ciò che le fa stare in piedi, ciò che le fa muovere e compiere azioni”. Tutta questa serie di sculture ha avuto come prima opera proprio lo scheletro dell’artista, il suo “autoritratto”: “Mi trovavo sulla spiaggia il giorno dopo una violenta burrasca. Sembrava che il mare avesse rigurgitato un bosco intero dopo averlo spellato e ripulito: tutta la spiaggia sembrava un gigantesco ossario. Quasi istintivamente ho iniziato a cercare tra tutti quei diametri e lunghezze i legni che più potessero corrispondere alle mie ossa”.
Lo scheletro che l’artista ha realizzato per questa installazione era una sorta di vigile urbano/Caronte che, innalzato sul suo ceppo, indicava il cammino alle fashion victims pellegrine verso la loro meta. Alla fine della manifestazione è sparito.
Poi un anno di pausa, e nel maggio 2016 l’artista ritorna a intervenire sulle sponde del fiume Arno, precisamente sul Lungarno Guicciardini, realizzando Giraffa. “Ci sono dei tratti lungo l'Arno assolutamente selvatici. Per quanto l'uomo ci metta mano è lo scorrere del fiume a dettare le leggi. Vi si può accedere solo facendo una lunga passeggiata lungo l'argine scendendo dal parco delle cascine e proseguendo controcorrente sotto ponte alla Vittoria e l'ambasciata americana; arrivati lì siamo dentro ad un microcosmo di creature: osservando la sabbia per terra una moltitudine di impronte di specie diverse raccontano la diversità e la sopravvivenza, la vita dell'Arno. Visti dal livello del fiume ci sono tratti di argine in cui è possibile immaginarsi una visione quasi preistorica o post-sapiens del paesaggio, popolata da creature in cattività che hanno trovato anche loro malgrado il modo di adattarsi. Così è nata l'idea della giraffa sul Lungarno Guicciardini, altra striscia di terra fuori dal tempo circondata dal traffico della città, uno spazio di contenimento che appare e scompare con il respiro del fiume. Un animale assolutamente decontestualizzato qui la giraffa, prima e solitaria. Ci si potrebbe chiedere come ci sia arrivata qui, cosa l'abbia spinta a muoversi per compiere un così lungo cammino dal luogo dove ci si aspetterebbe di trovarla. Tant'è. È qui ora.”.
Per maggiori informazioni sull'artista:
Pagina FB Moradi Il Sedicente
Profilo Instagram sedicentemoradi
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