Siamo un po' tutti ‘Suoceri albanesi’

Al Teatro Puccini la commedia con Pannofino

 

Eh sì, il teatro, malgrado il cinema, le serie tv e chi più ne ha più ne metta, sa ancora regalare piccole, grandi soddisfazioni. Accade quindi che mi venga voglia di guardare un po' di genuina recitazione e leggo di Francesco Pannofino e la moglie Emanuela Rossi al teatro con la commedia I suoceri albanesi che tanto successo sta riscuotendo negli ultimi tempi. Allora che faccio? Acquisto subito due biglietti spinto dall'idea che vedere il bravissimo Pannofino dal vivo è sempre un piacere.

Dunque vado al Teatro Puccini di Firenze, che ricorda molto i piccoli cinema da paesini in stile "Nuovo Cinema Paradiso", e rimango estasiato dalla divertente commedia messa in atto da sette attori molto bravi. La storia scritta da Gianni Clementi è una carezza ai nostri tempi, un abbraccio al multietnico estremo, quasi "ipocrita" nel quale un po' tutti ci ritroviamo giorno dopo giorno.

Come al solito breve cenno alla storia senza svelare troppo il finale: famiglia borghese, una delle tante, un padre, una madre e una figlia. Lucio, (Francesco Pannofino) consigliere comunale e Ginevra (Emanuela Rossi) chef in carriera, conducono una vita indirizzata al politically correct, cercando di trasmettere alla figlia sedicenne Camilla (Elisabetta Clementi) il loro stile di vita fatto di valori quali la politica, la solidarietà, la fratellanza.  Al quadretto si aggiunge l'amica del cuore di Ginevra, l'irriverente Benedetta (Silvia Brogi), erborista in analisi ossessionata dalla ricerca dell'uomo perfetto. La storia si evolve quando il nuovo vicino del piano di sotto un tenente colonnello (Andrea Lolli) irrompe con l'aggravante di un tubo rotto che gli crea perdite d'acqua nel suo appartamento. A quel punto per riparare il danno entreranno in scena due operai albanesi Igli (Maurizio Pepe) e Lushan (Filippo Laganà) che daranno una sterzata folle e divertente alla turbolenta quotidianità della famiglia. In tale situazione o ci si tuffa dentro la storia mettendosi nei panni dei genitori o dell'operaio albanese Igli e ci si rende conto che a dividerli è una sottile linea fatta di luoghi comuni, ipocrisia, rifiuto, accettazione e anche un po' di follia.

I suoceri Albanesi
è sicuramente uno specchio dei nostri tempi, omosessualità, discriminazione razziale, adolescenza difficile, problemi di coppia, in poco più di due ore riesce ad esserci tutto. Un plauso va a Gianni Clementi che con una divertente commedia è riuscito a descrivere ciò che potrebbe accadere ad ognuno di noi. E che avvenga direttamente o di riflesso ci si accorge che dietro fili di perbenismo esistono nodi di ipocrisia e rifiuto verso certe tematiche che quasi si cade sullo sconvolgente.

 
 

A me è piaciuto, ho apprezzato l'interpretazione di tutti, Pannofino in primis, ma sono di parte, oltre ad essere legato alla voce del doppiatore rimango affascinato dall'attore, più o meno dalla serie tv Boris in poi, quando interpretando Renè Ferretti faceva divertire puntata dopo puntata. Emanuela Rossi, anche lei doppiatrice (Michelle Pfeiffer per dirne una) mi ha sorpreso, molto brava nel districarsi in scena. Menzione speciale per Maurizio Pepe, attore romano, ma in scena sembrava un vero albanese. Davvero un'interpretazione degna di nota.

Insomma, tutto bello, unica pecca secondo me la scenografia, due ore nella stessa stanza: una grande finestra alle spalle di mobili stile ottocento e delle porte ai lati che conducevano ai bagni, cucina e camere da letto della figlia e dei genitori. Probabilmente si poteva fare di più, ma a quel punto il Puccini non sarebbe bastato.

Due ore volano. E sicuramente è merito sia della storia divertente e vera, sia degli attori.


 

 

Santino D'Accardi - ERBA magazine

Punto Giovani Europa

Ultima revisione della pagina: 27/2/2017

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