Si è concluso in bellezza, la scorsa settimana, il MET JAZZ 2017 nell’insolita cornice del Politeama pratese dove tutto ha avuto inizio. E chi meglio del sassofonista siciliano, Francesco Cafiso, poteva chiudere questa XXII edizione dedicata al 'sax' nel cinquantesimo anniversario della morte di John Coltrane?
Ad accompagnarlo in questo insolito progetto, ‘La banda’, che sta portando avanti per l’Italia e all’estero, il quintetto di musicisti che insieme a lui formano il ‘Cafiso 6TET’ - Giovanni Amato alla tromba e flicorno, Humberto Amésquita al trombone, Mauro Schiavone al pianoforte, Pietro Ciancaglini al contrabbasso e Silvio Morgeralla batteria - e, per questa tappa tutta pratese, la Camerata Strumentale ‘Città di Prato’ diretta da Valter Sivilotti.
Non ci sono parole giuste per presentarlo; Cafiso già all’età di 9 anni suonava al fianco di jazzisti del calibro di Bob Mintzer e Gianni Basso. Ma la svolta avvenne nel 2013, quando sul palco di ‘Pescara Jazz’, Wynton Marsalis incontra il quattordicenne sassofonista e lo invita a entrare nel suo entourage. Da allora la carriera di Cafiso si svolge tra le due sponde dell’Atlantico, con progetti e collaborazioni prestigiose.
La maturazione artistica arriva con il progetto “La banda”, un affresco compositivo che in parte guarda alle origini siciliane del sassofonista, e che viene modulato in tre possibili forme (pubblicati inaltrettanti cd): con il solo sestetto, con una banda o con un’orchestra sinfonica. Per il MetJazz è stata proposta proprio questa terza formula, dove le melodie armoniose del sontuoso apparato orchestrale aleggiavano nella sala dall’acustica perfetta, incontrandosi in un caldo abbraccio con il jazz più ruvido e virtuoso del sestetto di Cafiso.
Da quando l’ho ascoltato l’ultima volta ancora ragazzino al Firenzuola Jazz Festival, circa una decina di anni fa, di cose ne sono cambiate. Mi piaceva la sua giovanile sfrontatezza e la sua capacità di improvvisare, ma devo dire cha anche questo Cafiso più maturo e posato mi ha stupito. Adesso la sua abilità nel controllo degli strumenti a fiato (sax alto e flauto) è arrivata ad un livello di professionalità incredibile, ma senza lasciare per strada quella scintilla data dall’improvvisazione e dagli assoli virtuosi che riescono, sempre e comunque, a spiccare anche all’interno di un gruppo di tanti musicisti.
Stay Jazz!
Pagina FB di Francesco Cafiso
Francesca Nieri - ERBA magazine
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