Una band di radici toscane, livornesi, sette album prodotti e turnée zeppe di date persino oltralpe. Gli Appaloosa non sono solo una band, sono un tornado travolgente di suoni, drum&bass e synth; fin da subito comprendo che la voce non è necessaria per la loro musica e si concentrano sugli strumenti e sui campioni.
La loro tecnica è complessa, ricca di sperimentalismi e di ispirazioni che vanno da oriente a occidente; in compenso ascoltarli è molto più semplice: il ritmo spesso animalesco ti prende dal basso fino a farti cadere in trance e non puoi non ascoltare, non puoi non dimenarti! Dal vivo rendono ancora di più, con una forte presenza scenica, i loro sono veri e propri show!
Nonostante siano impegnatissimi in una turnée tra Germania, Belgio e Francia, hanno trovato un po’ di tempo da dedicarmi per una breve intervista! Marco Zaninello, uno dei componenti storici della band, ha fatto da portavoce.
Che significato ha il vostro nome? Chi sono gli Appaloosa?
Il nome del gruppo è nato nel lontano 1998, Appaloosa è una razza di cavalli maculata che cambia il manto ogni stagione, sinceramente della formazione originaria non c’è più nessuno quindi rispondo per terzi. Ad oggi siamo un gruppo di amici che condividono la passione per la musica da ormai più di 15 anni.
Come nascono i vostri suoni, i vostri pezzi e vostri album? Qual è il processo di creativo?
Abbiamo prodotto 6 dischi dal 2003 a ora, ognuno di questi ha avuto un processo creativo a sé stante, molto legato al periodo in cui veniva realizzato il disco, specialmente come tempistiche. A grandi linee fino al quarto disco (Savana) provavamo e componevamo per circa un anno nella nostra sala prove per poi andare in studio per circa due settimane a registrare il materiale che era completamente definito. Da The worst of Saturday Night abbiamo messo su un nostro studio discografico (Orfanotrofio) e quindi il processo compositivo è stato completamente rivoluzionato: abbiamo iniziato a provare e comporre direttamente in studio durante le registrazioni. Al momento ognuno lavora indipendentemente ad alcune idee che poi vengono sviluppate in studio nel giro di 3-4 mesi.
Conoscete sia l’attività in studio che quella live. Quali sono le differenze?
Il live è la parte più fisica e diretta mentre lo studio è quella più ragionata e celebrale.
Nei vostri live che importanza hanno gli effetti visual?
Abbiamo provato in passato con i visual ed è stato divertente, per questo tour abbiamo scelto una soluzione molto più semplice ovvero solo luci rosse.
Progetti per il futuro?
Continueremo a suonare fino a settembre, abbiamo una serie di concerti in Italia nei prossimi mesi, a maggio torniamo in Francia e a giugno in Germania. Dopodiché iniziamo a lavorare al nuovo disco.
Adesso vorrei proporvi una sorta di “gioco”, per permettere ai nostri lettori di conoscervi secondo una prospettiva alternativa e sperando che anche voi vi divertiate nel rispondere.
Se gli Appaloosa fossero… e perché?
Un colore? Bianco arrugginito. È il colore del nostro Mercedes Vito, fedele compagno di tour.
Piatto? Baguette, insalata, gouda (tipico formaggio olandese, nda), maionese e a scelta salame approssimativo. Pietanza tipica da tour oltre confine.
Un odore? L’odore che c’è in una stanza dopo che ci hanno dormito 5 ‘masculi’, ricorda molto l’odore di casa…
Una città? La Chaux de Fonds (Svizzera). Perché amiamo quel posto, una città dalla forte sperimentazione culturale.
Un film? Gosthbuster 2. Ripetiamo sempre la frase “cos’è questo buiame?”
Una parte del corpo? La parte del cervello che governa il sonno; quella l’abbiamo sviluppata molto bene!
Un personaggio dei fumetti? Senza dubbio Beefman, l’uomo bistecca che protegge tutti noi!
Un’opera d’arte? Un qualunque quadro di Timo Ketola http://www.tentacula.org, per noi è di forte ispirazione.
Viaggiatori del tempo? Era dei brontosauri, lì non ci si annoierebbe mai!
Grazie Marco, risposte interessanti, che fanno anche sorridere… Non ci resta che aspettarvi qui a Officina Giovani il 20 aprile!
Grazie a te e non mancare!
Se volete approfondire la band Appaloosa
Elena Janniello - ERBA magazine
Punto Giovani Europa