Edoardo Nardin e la sua anima plurima

 

Edoardo Nardin nasce a Pordenone, classe 1983, ma si trasferisce a Prato per frequentare l’università e laurearsi con lode in “Produzione di Musica, Spettacolo e Arte” con una tesi sui finanziamenti alla cultura. Divide i suoi progetti in due grandi filoni: la performing art e la visual art. La prima è fatta di esibizioni dal vivo con monocicli, palloncini e un immancabile treppièdi, poi spettacoli teatrali, laboratori circensi per adulti e bambini, performance integrative di e con altri artisti. La seconda è fatta di illustrazioni, disegni, oggetti d’arredo, una grafica sempre riconoscibile. Si definisce infatti un surfer che si divincola tra diversi linguaggi espressivi, integrandoli spesso tra di loro e scoprendone di nuovi. Nardin ama mischiare tecniche diverse, mantenendo però sempre uno stile pulito, essenziale, che arrivi dritto al punto.
Sono le storie a veicolare i suoi linguaggi espressivi e viceversa: i linguaggi espressivi come veicolo per raccontare qualcosa. Nardin è un artista in divenire, decisamente sognatore e uomo curioso della vita.

 
 

Tre parole che ti rappresentano...
Creativo - curioso - vivace.

Tra i tanti linguaggi espressivi che hai scelto come professione, qual è quello che ti fa sentire più a tuo agio? E quello più stimolante?

Non posso dire che un linguaggio sia più importante di un altro. Ormai ho capito che io ho la necessità di creare… poi in base al linguaggio più consono alla situazione mi esprimo di conseguenza. Non sarei il giocoliere che sono se non disegnassi e, non disegnerei come disegno, se non facessi spettacoli. Non potrei pensare di fare solo spettacoli o solo l’artista visivo… Tu parli di “sentirmi a mio agio”… mi piace essere sicuro di quello che faccio, ma allo stesso tempo è bello avere una parte d’incertezza… di improvvisazione! Tiene il lavoro vivo e la mente brillante.

Se ti dovessero chiedere di cosa vai particolarmente orgoglioso, cosa risponderesti? Collaborazioni di cui sei particolarmente fiero, esperienze che hanno lasciato il segno.
Eh è difficile! Sono contento del percorso che sto facendo… per 10 anni ho avuto una compagnia, ma da un anno lavoro da solo... e le cose stanno andando bene! Punto sulla qualità e mi faccio un gran mazzo perché amo quello che faccio! Ho lavorato con nomi importanti tra cui Armando Punzo e Ambra Orfei. Ho avuto la fortuna di fare delle tournée all’estero: in Francia, Tunisia, Germania, Russia e Giappone, ma credo che ogni cosa che faccio lasci il segno; paradossalmente le più piccole lasciano i segni più grossi! Per esempio, da un paio d’anni collaboro con Dynamo Camp: non avevo mail lavorato nel settore del sociale ma a Dynamo c’è una qualità altissima. Mi ha aperto la mente per tante cose.

 
 

Ti piace stare in mezzo alla gente, tramite i live-painting e le varie esibizioni, sei abituato ad un contatto diretto con il pubblico. Che tipo di risposte hai? Che tipo di rapporto si instaura tra te, performer o illustratore, e chi ti guarda?
In diverse occasioni ho il piacere di disegnare e fare spettacolo a stretto contatto con le persone e mi piace tantissimo leggere l’emozione nei loro occhi, lo stupore, il fascino, il divertimento e a volte tante domande. Se sei vero in quello che fai il pubblico lo capisce; e sente che tu sei lì per lui, gli stai dedicando qualcosa: tempo, attenzioni, arte, sorrisi, disegni… e il pubblico si sente importante. Il pubblico è importante!

Hai avuto molte esperienze anche con i bambini. Che differenza c'è tra un pubblico di bambini e un pubblico di adulti?
Servirebbe un convegno per rispondere a queste domande! Ovviamente ci sono molte differenze! Credo che i bimbi vivano più di pancia, mente gli adulti sono più celebrali; di conseguenza cambierà il mio approccio in base al gruppo o al pubblico che ho davanti. Sto portando avanti però una ricerca trasversale; sto cercando di fare dei prodotti che possano accontentare grandi e piccini. Vorrei riuscire a dare delle chiavi di lettura diverse, su più livelli, della stessa opera, che sia uno spettacolo o un’illustrazione. In base al tuo background puoi capire ed interpretare la stessa opera in modo diverso.

Che sogni hai per il futuro?
Altra domanda difficilissima… Mah! Io sono felicissimo di quello che faccio giorno dopo giorno. Ecco forse un sogno è esporre a New York… ma non sto facendo nulla perché si realizzi. Forse allora è solo un vezzo, non un vero sogno.


Per conoscere meglio Edoardo Nardin:
Sito Internet Edoardo Nardin
Profilo FB Edoardo Nardin
Profilo Instagram edoardonardin
   

 
 
 

Fotografie di: Serena Gallorini - Elisa Moro

 

 

Francesca Rinaldi - ERBA magazine

Punto Giovani Europa

Ultima revisione della pagina: 2/5/2017

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