Ah, quella sana e godereccia passione che spinge gli esseri umani a fare le cose per bene… Le cose fatte bene, a volte, attirano e spostano altri esseri umani e certe altre volte, parlando di rock, se fatte benissimo riescono a far muovere il culo a questi altri esseri umani in almeno due modi differenti:
- La modalità 1 prevede l’atto di alzarlo dal più comodo dei troni possibili (divano, poltrona, sedia, cesso, letto, pavimento, marciapiede, strada, fosso, UN-TRONO-VERO), per portarlo dove il cuore vorrebbe ma la stanchezza no;
- La modalità 2 prevede un incontenibile entusiasmo danzante. Sia esso leggiadro, pesante, goffo o assurdo, poco importa; lo scopo è buttarsi la dura giornata alle spalle e lasciarsi andare.
Sono all’HB di Aglianae la colonna sonora di questi pensieri è Freedom di Jimi Hendrix, un pezzo davvero insidioso, ma gli HOGS la stanno eseguendo magnificamente. Sono proprio davanti a loro, l’impatto sonoro è notevole e me la sto spassando.
Eppure, poco più di un’ora fa, ero assorto nella mia oziosa modalità zero (sul divano), una decina di chilometri più a sud, davvero troppo stanco per qualsiasi cosa estranea ad un immediato rumoroso sonno con annessa bava sul cuscino. Nel pomeriggio, intuendo l’andazzo, avevo tentato di impegnarmi con un volenteroso “Parteciperò” sull’apposito evento Facebook, ma ormai certe cose non bastano più ad innescare i sensi di colpa che un tempo mi avrebbero buttato fuori casa. Mi era rimasta giusto l’energia necessaria per un ultimo disperato tentativo, quello di avviare Hogs in Fishnets, il primo album della band, sperando accadesse qualcosa e in una qualche maniera la cosa ha funzionato.
La mia serata procede magnificamente, mi sto godendo una birra media con Leo, il mio personal-guru dei concerti-belli-da-vedere, che ha accettato l’invito a raggiungermi all’ultimo momento. Gli sto raccontando che per fare gli HOGS ci sono voluti 3/6 della “Macchina Ossuta” annata 2012, ovvero Francesco Bottai alla chitarra, Luca Cantasano al basso e Pino Gulli alla batteria, con la successiva aggiunta di un allora giovanissimo Simone Cei al microfono. In poco più di un anno di lavorazione hanno prodotto il disco (pubblicato nel 2015), che mi ha trascinato qui.
Leo sembra apprezzare molto, soprattutto certe soluzioni melodiche del chitarrista, e la cosa mi dà una certa soddisfazione visto che anche lui domani deve svegliarsi presto. Ad ogni modo non l’ho mica invitato ad un noiosissimo concerto dei… no, non lo dico.
Gli HOGS stanno presentando in anteprima il loro prossimo album e i nuovi pezzi mi stanno già facendo un’ottima impressione. Tutto il repertorio scorre fluidamente, dai pezzi più tirati e divertenti alle ballate per cuori infranti. Il rock di cui Bottai, Cantasano e Gulli sono capaci è musicalmente molto colto e complesso ma Cei, dal canto suo, riesce a catalizzarne la componente viscerale per offrirla al pubblico, come fosse la cosa più semplice e naturale del mondo, come fossero le canzoni più accessibili del mondo.
Sono talmente appagato dal concerto che tornando a casa comincio a dubitare della situazione. Per fortuna è anche l’ora giusta per dare il via ad una nuova serie di seghe mentali che riescano a collegare il rock al senso della vita riportandomi quindi alla mente questa cosa che riguarda il matematico John Horton Conway (ahahahah) il quale, conoscendo il motivo che ne giustifica la sistemazione dei petali in un certo modo, ritiene di provare più piacere di altri nell’osservare una rosa.
Ecco, a me col rock capita la stessa cosa e penso che chiunque abbia delle conoscenze pratiche e appassionate in un qualsiasi campo, dall’edilizia alla pasticceria, possa comprendere il senso di certe parole. Quando assisto a un bel concerto, riesco a scorgerne la fatica, la gioia e la dedizione che c’è dietro, perché sono cose che conosco. Ho montato e smontato palchi, ho fatto il fonico, ho suonato rubando ore al sonno, ho fatto i chilometri e ho litigato con certi gestori (capita).
Francesco Bottai ha alle spalle 25 anni di carriera passata sia da turnista (La Forma S.r.l. di Irene Grandi, Articolo 31, Nadia Von Jacobi) che da compositore e leader di band fiorentine (Strange Fruit, Radio Rahim, Macchina Ossuta). Pino Gulli ha militato nei Dharma e negli Anhima, registrato un gran numero di dischi come turnista ed è noto ai più come batterista nella formazione originale dei C.S.I. e della successiva formazione dei PGR. Luca Cantasano ha suonato nei Kaostributo, Stazione Centrale, Alcool/UBT, Vilrouge e dal 2010 suona in pianta stabile nei Diaframma. Insieme a Simone Cei ci danno dentro come dei ragazzini e lo fanno maledettamente bene. C’è da esserne grati.
Dio o chi per lui benedica gli HOGS e i loro simili. Yaaaaaawn (era uno sbadiglio).
Per conoscerli meglio:
Pagina FB HOGS
Alessio Cerasani -ERBA magazine
Punto Giovani Europa