Luglio 2000. Io, Andrea, 13 anni, capitano di una delle squadre di calcio più scarse mai viste.
Enrico Pasquetti, 27 anni, ne era il mister. Eravamo in camera insieme in quel fine settimana a Rijeka, Croazia. Incontrammo per un gemellaggio una compagine locale che ci rifilò un qualcosa come 11 o 12 reti. Uno dei giorni più imbarazzanti della mia vita.
Di acqua sotto i ponti nel frattempo ne è passata.
Andrea si è laureato da qualche anno in marketing e col calcio ha chiuso da un bel po’.
Enrico continua a fare l’allenatore per passione e il fisioterapista di professione.
Qualche mese fa, per caso quasi, ci siamo ritrovati e abbiamo scoperto una passione comune, la scrittura.
Quella del mio ex allenatore, che nelle partitelle d’allenamento giocava con noi e si divertiva a umiliarci, sta diventando più di una passione forse. Due anni fa è uscito il suo primo libro, Resta sempre qui con me.
Carissimo mister Pasquetti, ti ho lasciato che eri un giovane allenatore che mi ha dato tantissimo dal punto di vista umano e ora ti ritrovo come autore di un libro che sta riscuotendo un buon successo. Cos’è successo in questi 17 anni?
È successo che sono invecchiato ma non in tutte le componenti, la fantasia è rimasta quella della Croazia, la stessa che mi ha permesso di scrivere un romanzo e che, spero, mi permetta di scriverne tanti altri.
Sto ancora aspettando una tua copia autografata e poi comincerò a leggere la tua prima opera. Nel frattempo ho letto altri tuoi brevi racconti con i quali hai partecipato a numerosi concorsi. Non sono di parte se ti dico che ci sai fare. Cos’è per te la scrittura? C’è stato un giorno particolare in cui hai pensato che magari potevi essere un buon scrittore?
Quando alle superiori facevo i temi per sette o otto compagni di classe, direttamente in bella, il dubbio che magari avevo un po’ di questa capacità mi era venuto.
Venendo al dunque, Resta per sempre qui con me è un romanzo che ha come protagonisti Rik, Ginevra e Adele. Chi sono questi ragazzi?
Sono proiezioni dei miei lati del carattere, pregi e difetti, sfaccettature che nemmeno io so di avere ma che mi viene naturale mettere su carta. I tre protagonisti, due ragazze e un ragazzo, parlano in prima persona, un capitolo a testa, apparentemente scollegati l'uno con l'altro. Ma la vita li farà intrecciare, fra vacanze, amore, lavoro, amicizia, dolori e inevitabili cambiamenti.
Mi sono messo a leggere le recensioni a giro per internet e non riesco a trovarne una negativa. Dato che scommetto che vai a vederli anche tu questi commenti, cos’è che ti dà maggior soddisfazione, un gol all’ultimo minuto della tua squadra o una persona che consiglia il tuo libro dopo averlo letto appassionatamente?
Premesso che sono tutte positive, perché secondo me le persone si vergognano a criticarmi, sono due soddisfazioni diverse; del libro sono l'unico responsabile, se le cose vanno male, non frega a nessuno, solo a me. Nel calcio sono responsabile di 25 giocatori, una società, i parenti e i tifosi. Se ci penso mi viene l'ansia per domenica prossima.
Ha un significato particolare il titolo? Mi ricordo che una sera mi dicesti che era il titolo di una tua canzone che avevi scritto.
Ho iniziato a scrivere il romanzo senza avere in mente nessun titolo, ma piano piano ho capito che poteva essere il titolo giusto, preso in prestito da questa canzone che ho scritto più di 20 anni fa, e che è ancora chiusa in un cassetto.
So che non è facile trovare una casa editrice per uno scrittore alle prime armi come te. Come ti sei approcciato a questo mondo intricato? E’ veramente difficile come dicono?
È difficile perché le case editrici hanno, oltre che tempi lunghissimi, tante spese e quasi sempre, agli esordienti, chiedono dei soldi per poter pubblicare. Soldi che spesso superano il migliaio di euro, quindi non poco. La mia invece (Porto Seguro) si è subito dimostrata entusiasta e corretta, non chiedendomi niente altro che il romanzo.
Hai trovato la Porto Seguro appunto, i quali ti hanno fatto presentare il libro all’esclusivo teatro Odeon in centro a Firenze. Come ti ricordi quel giorno?
Sono stato uno dei pochi fortunati a poter anche solo entrare in quel teatro, figuriamoci a salire sul palco. Ero teso ed emozionato, è stata una serata magica, indimenticabile.
Prima di salutarti Enrico volevo chiederti se hai altri progetti per il tuo futuro da scrittore. Cosa bolle in pentola?
Bolle un secondo romanzo già pronto, che aspetta solo di essere tirato fuori dal famoso cassetto, e un libro di ricette di cucina scritto a quattro mani con la foodblogger Coralba Martini, in cui mi occupo di scrivere 4 racconti, uno per ogni stagione, con il cibo come protagonista.
p.s. Non vi ho mai umiliato agli allenamenti, ero troppo scarso.
Andrea Toccafondi - ERBA magazine
Punto Giovani Europa