Abbiamo avuto l’onore di scambiare due chiacchere con l’artista novarese, di base a Roma, Carlo Gori a conclusione della ‘residenza artistica’ che lo ha visto protagonista per 5 giorni a Roma e a pochi giorni dall’inaugurazione del suo muro ‘Facce da mercato’ realizzato nell’ambito del progetto “Pinacci Nostri”. Un artista poliedrico che contamina l’arte con la sua passione per il teatro, facendo del gesto e dell’istinto il suo segno distintivo. Ma soprattutto un uomo, che mette al centro di tutte le cose che porta avanti l’essere umano, a partire dalla sua collaborazione con il MAAM - Museo dell'Altro e dell'Altrove di Metropoliz città meticcia di Roma.
Raccontaci chi è Carlo Gori uomo ed artista, dove trovi la tua ispirazione per portare avanti quello che fai sia nel sociale che a livello artistico?
Sono una persona appassionata della vita e delle relazioni, che trova in questo il suo nutrimento e il desiderio di poter contribuire positivamente a migliorare il contesto in cui vive. Mi sono formato sin da piccolo, non a caso, nel teatro, ed in particolare nel terzo teatro (quello di Grotowski e Barba per intenderci), una palestra molto esigente per quanto riguarda lo sviluppo delle motivazioni e della ricerca del proprio senso. Continuo ancora adesso a fare teatro, ma sono anche molti anni che lavoro come artista visuale e curatore, in particolare di progetti legati allo sviluppo della comunità attraverso l'arte, vedi Morandi a colori e Pinacci Nostri. In questo senso desidero continuare a crescere nella mia multidisciplinarietà, che è un'occasione continua di incontri e di stimoli.
Qual è la tua concezione di arte? Che potenza può assumere a livello introspettivo, comunicativo e politico-sociale?
L'arte è evidentemente uno dei più potenti strumenti espressivi dell'uomo e quello che a me piace di più! Mi permette di parlare di tutto in un modo ‘speciale’, sia relativamente ai miei aspetti più intimi e spirituali, sia a quelli più estroversi e relativi alla mia concezione del mondo e all'osservazione, anche critica, della società e dei suoi costumi. Per certi versi sono un artista politico, che non utilizza però gli strumenti diretti dell'ideologia e del messaggio, attivando invece un punto di vista poetico, a volte anche crudele e sarcastico, perché la poesia non è solo rime baciate!
Quando la tua arte scende in strada però acquista una vena in più di indagine sociale e di inchiesta politica. Confermi? Cosa ti ha dato negli anni la strada? Riesci a coniugare questi due diversi modi di fare arte, uno più introspettivo e sensibile e l’altro più dinamico e impegnato nelle questioni sociali?
Sì nella mia arte di strada il contenuto è sempre un po' politico! In strada ho lavorato da sempre, anche con il teatro, con l'idea di creare un'interferenza poetica e di estraniamento con quanto già vi accade; per contaminare il contesto con una sorta di virus che infetti tutti di spunti creativi. Porto l'arte dove la gente vive e, quindi, specialmente in periferia, dove c'è ancora più necessità di prendere coscienza di sé. Mi pare chiaro che la società non sia la piena espressione di una umanità felice, anzi, probabilmente esattamente il contrario. Mi piace allora l'idea di essere una sorta di ‘terrorista poetico’, anche nell'ambito di progetti apparentemente "istituzionali" come Morandi a colorio Pinacci Nostri, che possa contaminare la realtà con i suoi colori! In linea di massima comunque in Italia sono più attivo in genere per progetti che mettono l'arte e il sociale in azione, mentre la parte più tradizionale, di pittore esibito anche in luoghi particolarmente prestigiosi l'ho sviluppata all'estero, specie in Inghilterra e in Giappone.
Parlaci della tua tecnica, sembri essere molto istintivo. La tua passione per il teatro traspare nei gesti e nei movimenti che caratterizzano il tuo modo di esprimerti e di comunicare anche nell’arte. Credi che attraverso l’istinto e l’estemporaneità sia possibile coinvolgere in maniera più diretta lo spettatore?
Sostanzialmente sono un espressionista che fa del segno e del gesto la sua forza, ma mi porto dietro anche una grande elaborazione concettuale che, ugualmente, mi nutre prima di arrivare all'opera. Alla fine la mia mano va da sola, mossa dalla mia energia e dal potere di sintesi del mio pensiero. Il tutto è un po' esplosivo ed è quello che si apprezza più di me. Ovviamente anche nel teatro il gesto e, soprattutto l'azione, sono fondamentali per creare un'emozione ed un pensiero nello spettatore. In questo senso il mio fare arte è totale e vorrebbe sempre che portasse uno stimolo forte a colui o colei che incontra.
Il fulcro delle tue opere sono le persone. Facce e corpi che si intrecciano rimanendo distinguibili ma allo stesso tempo formando un tutt’uno all’occhio di chi le andrà a vedere. Cosa rappresentano per te le persone, l’essere umano, nel lavoro che stai portando avanti? Ho notato che proprio i volti sono al centro anche del tuo ultimo intervento che inaugurerai tra pochi giorni, ‘Facce da mercato’…
Tantissimo! L'umanità è davvero la protagonista della mia opera ed io la osservo tutto il tempo. Spesso si dimostra irresponsabile incidendo negativamente sul nostro pianeta, non sufficientemente consapevole che ogni scelta va a determinare il proprio destino. Penso sempre all'umanità come ad un crocevia in cui il peso della scelta dovrebbe essere fondamentale. Le facce e gli occhi sono lo strumento per leggermi dentro e per indurre anche lo spettatore a fare altrettanto. Il 28 dicembre inaugurerò, con il progetto Pinacci Nostri, l'opera che ho realizzato sui muri del Lady Bar, all'incrocio tra via Boccea e via Urbano II a Roma. In questa occasione si tratta di valorizzare il mercato che si svolge lì tra lunedì e sabato, con la sua vivacità e ricchezza umana, ma anche con qualche suo elemento di contraddizione. Non a caso è intitolata "Facce da mercato". La folla è fatta da migliaia di individualità e da migliaia di espressioni che ne raccontano anche i differenti modi di vivere. Il tutto diventa occasione per inaugurare un'area del quartiere su cui ancora poco siamo intervenuti con il nostro progetto e che desideriamo possa anch'essa trasformarsi in senso artistico e culturale a favore dell'intera comunità.
Oltre a portare avanti il tuo personale lavoro come artista sei uno dei principali punti di riferimento all’interno del MAAM, il Museo dell'Altro e dell'Altrove di Metropoliz città meticcia di Roma. Qual è la tua missione all’interno di questo particolare luogo?
Nel MAAM, oltre che essere uno degli artisti che si sono espressi in questo museo, sono in particolare la sua guida "ufficiale", colui che, anche un po' performativamente, accompagna i visitatori per raccontare l'esperienza straordinaria di questa occupazione e del suo museo di arte contemporanea, il primo museo abitato del mondo. Per valorizzare non solo le opere ma anche tanti aspetti contraddittori della nostra società, specialmente in relazione ai diritti umani non sufficientemente tutelati, a partire dal diritto della casa per ognuno di noi.
Hai concluso appena ieri una tua personale ‘residenza artistica’ in collaborazione con associazioni culturali del territorio. Raccontaci nel dettaglio in cosa consisteva e come quest’esperienza ti ha arricchito…
Ho realizzato questa residenza artistica, curata dall'Associazione The Way to the Indies, in collaborazione con il Centro Culturale Municipale Giorgio Morandi, che io presiedo, presso la Casa della Cultura di Villa de Santis del Municipio V di Roma. È stata un'esperienza breve, di appena 5 giorni, ma molto immersiva, tanto che ho potuto realizzare ben 18 opere, ispirandomi al tema proposto de "Il Minotauro" di Dürrenmatt, che racconta in modo speciale lo stesso Minotauro, un mostro che vive una tragica situazione di incoscienza e di costrizione che, pur nella sua animalità, lo rende profondamente umano. Ho creato così una serie di opere intitolata "I miei minotauri" in cui ho rappresentato alcuni personaggi umani e mitologici per riflettere, anche simbolicamente, sulla nostra società, dominata comunque dal potere di pochi, e nella quale andiamo a rivestire differenti ruoli che rappresentano anche le nostre varie diversità, che spesso però sono percepite dagli altri come mostruose, seppure proprie di tanti. In fondo, desidero che l'umanità diventi semplicemente un po' più umana.
Per conoscere meglio Carlo Gori e la sua attività artistica:
Pagina FB Carlo Gori
Profilo Instagram Carlo Gori
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