Dopo due anni dalla sua ultima apparizione fiorentina - lo scorso gennaio dovette cancellare il concerto per motivi di salute - Murray Perahia ritorna al Teatro della Pergola con un programma interessante e di ampio respiro. In modo analogo a quanto fece nel 2006, infatti, il pianista propone un percorso che, partendo dalla musica clavicembalistica di Bach, ripercorre tutto il Settecento fino ad arrivare alla metà dell'Ottocento con il tardo Chopin e la sua ballata in fa minore.
Il concerto si apre con la partita n°1 di Bach, composta da sei danze ed interpretata da Perahia non senza concessioni romantiche. Ne guadagna sicuramente l'ascolto, specialmente da parte dei fruitori meno esperti. Spicca tra tutte la giga conclusiva, sia per il suo carattere brillante che per l'espediente virtuosistico dell'intreccio delle mani. Il pezzo che segue è la sonata in fa maggiore K332 di Mozart, sicuramente una delle più conosciute e melodiche del genio austriaco. Con la sonata "Appassionata" di Beethoven si giunge al culmine del concerto. La scelta non è casuale: tale pezzo si colloca infatti in un periodo di passaggio dal periodo classico a quello romantico, di cui Beethoven può essere considerato l'artefice. Benché utilizzi la forma classica della sonata, infatti, lo stile si scosta nettamente da quello mozartiano e punta verso quel romanticismo più compiuto che sarà raggiunto dall'autore nelle ultime composizioni. L'interpretazione di Perahia è magistrale. Rifuggendo da tentazioni virtuosistiche troppo spesso percorse col mero scopo di strappare applausi, il pianista riesce appieno nell'intento di restituire al pubblico l'atmosfera pregna di pathos e di contrasti che caratterizza questo capolavoro, che termina con un moto perpetuo sempre più incalzante fino al presto conclusivo.
Dopo tale potenza espressiva il secondo tempo non poteva che aprirsi con un brano all'altezza del precedente. La scelta della terza ballata di Chopin, ispirata alle composizioni poetiche di Mickiewicz, è dettata dunque da tale necessità, unita a quella di compiere un passo deciso nel pieno periodo romantico, di cui il pezzo costituisce un esempio perfetto. Di gran lunga la meno tragica delle quattro ballate del polacco, essa presenta una forma tutta nuova rispetto alla sonata, tipica dello stile innovatore di Chopin. Dopo una selezione di quattro studi, fra i quali emerge potente il n°12 op. 10 in do minore, il concerto si chiude con la quarta ballata, nella quale la ricerca formale e di nuove armonie (con una coda assolutamente innovativa) lascia intravedere i futuri sviluppi della musica tardo ottocentesca.
Pur nel suo pianismo maturo, Perahia opta per una lettura forse non fedelissima del genio chopiniano, spesso cercando di lasciar emergere armonie (in particolar modo col basso) che denaturano il carattere sognante e romantico dei pezzi del polacco (in particolar modo lo studio n°1 op.25). Ciò non intacca, comunque, la brillantezza del pianista, che nei brani di forma classica, quali le sonate, sfoggia il meglio del suo repertorio, e che dà all'ascoltatore, in ogni caso, una lettura mai banale dei classici per pianoforte.
Tommaso Donzellini e Mirella Pane - ERBA magazine
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