Dopo più di cento date in poco più di un anno, sta giungendo alla conclusione l’infinito tour dei Canova, figlio del loro primo album “Avete ragione tutti”, che chiuderanno in grande stile nella loro Milano il 31 gennaio all’Alcatraz.
Il 2017 è stato l’anno dell’indie pop in Italia e, a confermare ciò, ci ha pensato il pubblico fiorentino facendo sold out al Viper Theatre con i biglietti esauriti già da settimane. Un pubblico fatto di ragazzi che hanno saltellato e cantato a squarciagola per quasi un’ora e mezzo. Tanto è durata infatti la performance della band milanese che, oltre a deliziarci con il loro repertorio, ha tirato fuori dal cilindro due perle rivisitando “Mio fratello è figlio unico” del mito Rino Gaetano e “Chissà se stai dormendo” dell’immenso Jova.
Ero presente naturalmente, come avevo già fatto a settembre nella bellissima location del Castello di Brescia. Nulla è cambiato a livello di prestazione e atmosfera. Anzi. Se proprio devo vederci un cambiamento, Matteo Mobrici and co. hanno alzato ulteriormente l’asticella rispetto a quanto avessi potuto ascoltare quattro mesi or sono.
“Grazie davvero, queste canzoni le abbiamo scritte sul letto come dei veri sfigati e ritrovarsi qui davanti a un pubblico come voi ci fa volare”. Queste le parole del frontman milanese, visibilmente emozionato. In effetti pensare che il disco doveva essere una produzione personale per poi averlo cantato dappertutto a giro per l’Italia, viaggiando come dei disperati e dormendo quasi zero (perlopiù durante gli spostamenti da una città all’altra), dà ancora maggiore lustro al loro lavoro che li ha consacrati come una delle migliori band indie del panorama nazionale, affiancati dall’ormai affermatissima etichetta Maciste Dischi.
I Canova con le loro canzoni riescono a riflettere lo stato d’animo di una generazione che ha il biglietto vincente in mano ma non trova un posto per poter riscuotere la vincita: non avere un posto fisso, vivere in affitto o, peggio ancora, con i genitori, non potersi permettere viaggi, delusioni d’amore che segnano la nostra esistenza. Tutte le depressioni relative alla nostra età sono presenti nei loro testi molto più che realistici.
Per questo motivo, finita l’ora e mezzo di passione condivisa, siamo caduti tutti un po’ in depressione. Non ci siamo sentiti soli per novanta minuti e, finita la magia, è stato come ritornare a essere catapultati nella vita di tutti i giorni.
Quindi grazie, è stato tutto molto bello.
“Un concerto dei Canova al giorno ti toglie il medico (psicologo in questo caso) di torno”, come dice quel detto famoso.
Per chi ancora non li conoscesse:
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Andrea Toccafondi - ERBA magazine
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