Simone Telesca, aka Enos, è un giovanissimo artista di 17 anni con base a Roma, più precisamente – come tiene a precisare lui – a Martin Pescatore, un posto sperduto dove le uniche due realtà di aggregazione presenti sono il bar e la piazza. Ha intrapreso la strada artistica a soli 12 anni, quando si è avvicinato al mondo del writing dove è nato anche il suo nome d’arte Enos come lui ci sottolinea: “Sono partito dal mio nome di battesimo, Simone, ho tolto la “i” e la “m” e ho capovolto le lettere, ed è venuto fuori Enos”.
Come ci racconta Enos: “fino al 2016 non sapevo bene quale fosse la mia strada ed il mio obiettivo e soprattutto come raggiungerlo, ma mi rendevo conto che "sporcare" il muro era limitativo. Inoltre avevo molti problemi con la scrittura, essendo dislessico e disgrafico, cosa che poi con il tempo diventerà la base e la forza dei miei lavori…”.
Tra il 2015 e il 2016 Enos si affaccia alla street art, in particolare alla sticker art, e già nel 2016 è protagonista di live painting anche all’interno di manifestazioni importanti organizzate nella capitale come “Writers Wars”. Come lui stesso ci confida, tutto ha avuto inizio dal primo lavoro che ha realizzato, un busto con al posto del viso un labirinto dal quale si librava in aria un palloncino fatto in cartapesta: “da lì ha avuto inizio tutto, poi è seguito un lungo periodo di sperimentazione che ha portato ad idee sempre nuove; l’importante per me è potermi esprimere, mettermi a nudo, arrivare alle persone che andranno a vedere i miei lavori”.
Le sue opere “sono un paradosso continuo, divise a metà tra astratto-spirituale e reale-materialista (anche se la realtà stessa è finzione perché tutto è vero e nulla esiste). Non mi ispiro a nessuno, perché tutte le mie opere sono frutto di ricordi e sensazioni vissute, o visioni che mi sono passate nella mente divenendo poi realtà nei miei lavori. Sono semplici ed immediate, ma con significati complessi alle spalle”.
I ricordi del passato sono uno dei punti forza delle sue opere. La sua è un’arte ‘infantile’, nel senso più bello e ricco del termine, scevra da vincoli e pregiudizi, che si basa unicamente sull’istinto. Come lui ci racconta: “le migliori opere credo infatti di averle realizzate inconsapevolmente all’età di 5-6 anni; le considero come delle vere e proprie performance e ho deciso di reinterpretate in chiave artistica all’interno di alcuni miei lavori che ho realizzato negli ultimi anni”. Nelle sue opere anche un simbolismo di porte e labirinti che punta al futuro, identificato da un'ideale ‘porta rosa’, e da un anno simbolico, il 3750, anno perfetto per via di una legge numerica che lo compone.
Oltre che su tavole e tele, Enos interviene su qualsiasi tipo di superficie. Da poco dipinge anche su tessuti e vestiti con l’obiettivo di dar vita in futuro ad una vera e propria linea di abbigliamento per cui ha già pensato il nome, ‘Green Sheep’, che si ispira alla 'pecora verde' che ha iniziato a disegnare a soli sette anni, una pecora che non sta nel gregge ma cammina sull’acqua muovendosi su una scacchiera bianco e nera. Dal 2017 ha iniziato anche a realizzare installazioni usando oggetti quotidiani e grafiche che spesso pone come background, tra i progetti per il futuro la realizzazione di performance avvicinandosi al mondo dei cortometraggi e lungometraggi.
Per conoscere questo eclettico artista:
Profilo Instagram enos_lo_snello_3750
Francesca Nieri - ERBA magazine
Punto Giovani Europa