Ho trovato la pagina di Molto Bene su Facebook: c’è scritto che è gestita da tale Leo, che sta a Firenze, che ha un profilo SoundCloud e che si occupa di House and NuDisco vibes… vado a sentire che mi dice!
L’INTERVISTA:
Ciao Leo, sei tu Molto Bene o sei pagato molto bene da Molto Bene per gestirgli la pagina?
Ciao Ale! Sì ci sono io dietro alla pagina e purtroppo nessuno mi paga, per questo che è mezza morta r i p.
Che ruolo hanno i social network nella tua attività?
Uhm diciamo che hanno un ruolo, soprattutto quelli non tradizionali come SoundCloud che possiamo definire un social musicale, dove carico tutte le mie produzioni e dove ricevo i feedback maggiori dagli ascoltatori. Facebook lo uso soprattutto per alcune pagine che mi fanno molto ridere, scrivo ed interagisco abbastanza di rado, mentre ad Instagram do un po' più di attenzione perché lo trovo molto funzionale per un musicista: intanto perché i tag permettono davvero di raggiungere un pubblico più ampio così da far ascoltare le tue cose non solo ai tuoi “fan”, e perché nel 90% dei casi dietro a una pagina c'è realmente l'artista e non qualcuno che gestisce l'account.
Ok, veniamo al sodo allora: che tipo di creatura è Molto Bene? Cosa c’è dietro un DJ set?
Molto Bene è un progetto che si è evoluto molto in questi anni (ormai sono 6), attraversando diverse fasi e diverse concezioni di proporre musica. Dietro ogni mio DJ set cerco sempre di portare quelle influenze o sonorità che mi hanno avvicinato a questa attività.
Come (o perché) hai iniziato? Parlando con altri musicisti o scrittori, ad un certo punto salta sempre fuori che c’è questa forza incontenibile che ti butta fuori da una cameretta…
No, nessuna forza incontenibile nel mio caso ahahah. Fin dalle scuole medie ho sempre ascoltato e collezionato musica e questo mi ha portato spesso a discutere o consigliare artisti agli amici, fare le compile per le gite, ste cose qua insomma. Poi verso i 17 anni si presentavano diverse occasioni con le prime festicciole in cui potevo mettere a frutto le mie ricerche confrontandomi con “il pubblico” e cercando di capire quali fossero i pezzi che andavano o no. Quando poi ho capito che potevo pure farmi pagare per farlo, il resto è storia.
Com’è la scena locale? Tempo fa ho intervistato i ragazzi di Area81, mi hanno fatto una gran bella impressione ed ho apprezzato molto un certo modo di fare rete fra di voi.
Con Andre e Ale (Area 81) c'è prima di tutto un'amicizia alla base, ci sentiamo ogni giorno su whatsapp per mandarci cose nuove che troviamo su YouTube che qualche volta aggiungo pure alle mie selezioni, e anche se spesso ci prendiamo in giro perché non condividiamo alcune cose di un certo modo di impostare i nostri DJ set, c'è comunque un grande rispetto reciproco. Per quanto riguarda la scena locale purtroppo non posso usare parole altrettanto dolci, non so il perché ma è imperante un comportamento un po' troppo narcisista ed egoista, dove non c'è alcun tipo di supporto tra noi (salvo eccezioni ovviamente), Ci tengo a precisare che è una pratica non limitata solo ai miei colleghi pratesi, ma diffusa a livello italiano: amici dj da Milano a Catania, mi raccontano le stesse cose. Purtroppo.
Peccato. Ha un costo tutto questo, secondo te?
Ha un costo perché impoverisce l'underground. Non è soltanto un modo di dire che uniti siamo più forti, infondo quasi tutti i movimenti sia musicali che culturali, nascono dall'aggregazione.
Sono d’accordo con te. Senti mi racconti come è fatto un DJ set? Esistono ancora quei grossi case gialli con dentro i vinili? Tu che tipo di supporto usi?
Sì esistono ancora! Il purismo del vinile che “suona più caldo” sta tornando tantissimo, quindi non è affatto insolito trovare DJ set all vinyls. Bravissimi loro. Io, da figlio degli anni '90, eseguo i miei set con i cd; non mi diverte usare il computer, non perché sia un purista o cosa, ma semplicemente perché preferisco scegliere il brano successivo cercandolo tra tutti i miei dischi invece che da uno schermo.
C'è del romanticismo in quello che dici! A tal proposito, ha un senso, secondo te, questo ritorno al vinile? Non parlo solo di DJ set: è solo una moda o c'è qualcosa di più? Tu che rapporto hai con i vari supporti?
Col vinile ho un rapporto strano, perché mi piacciono molto sia come supporto che da tenere nella libreria. Parlo però dei vinili che già esistono, non approvo tanto questo ritorno di fiamma dei giorni nostri, lo trovo soltanto l'ennesimo espediente dell'industria musicale per cercare di vendere qualche copia fisica di un album. Comprerei senza pensarci un bel vinile di Dalla degli anni '70, ma non uno dei Coldplay per intenderci. Diverso è chi usa i vinili nel djing, questa è una pratica in voga da sempre perché il fatto di mixare vinili fa parte della performance, quindi lo rispetto.
Riguardo il tuo repertorio, invece, ci sono pezzi a cui sei più legato, che non possono mancare nella tua scaletta?
Ci sono sicuramente pezzi che prediligo, sopratutto legati alla mia infanzia quando ho iniziato ad ascoltare “quelle cose nuove e ritmate che suonano in 4/4”. Oltre a questi anche i grandi classici della black music, che sono il punto di partenza del mio background musicale e che tutt'ora sono la spina dorsale di ogni mia esibizione.
Io sono abbastanza vecchio da poter rispondere alla domanda “il primo disco che hai comprato?”, per la tua generazione c’è una versione 2.0 della stessa domanda?
Sì che c'è! Anche io vengo dalla generazione che comprava i dischi, e posso dirti che i primi due dischi che comprai erano il triplo greatest hits dei Queen, e HIStory di Michael Jackson. Li comprai insieme e li ascoltai all'infinito.
Ahahah, pensa che uno dei miei primi acquisti è stato il primo Greatest Hits dei Queen ed era un vinile! Oh, ero molto molto giovane e i vinili erano già in declino… Comunque hai citato mostri sacri, forse un po’ prima ascoltavi qualcosa di più “estremo”. Confessa: cosa ascolti dove nessuno può sentirti?
La prima musica di cui ho usufruito è stata piuttosto buona, sono sempre stato consigliato dai miei genitori che sono a loro volta appassionati, quindi sono cresciuto in un ambiente music friendly per così dire. Quando sono da solo ascolto le peggiori schifezze, quelle che in pubblico maledico ma che poi ascolto sotto la doccia.
Ahahaha, dai la doccia è zona franca! Parliamo un po’ delle tue produzioni, intravedo un’anima vintage e sofisticata…
Per le produzioni uso uno pseudonimo diverso, cat paw. È un progetto che è nato parallelamente a Molto Bene perché avevo bisogno di fare anche altro. Se Molto Bene è il mio lato di performer, cat paw è quello che sta chiuso nella cameretta a tagliuzzare campioni e a creare beat.
Ecco, ti ho ascoltato e devo dire che ci sono tag che è impossibile ignorare, anche guardando il taglio visivo delle tue produzioni. Se ti dicessi Giappone, Jazz, Disco, Moroder?
Fanno tutti parte di me, se con Molto Bene porto fuori la mia anima soul e funky, cat paw è il mio lato introspettivo e chill per così dire. Nel primo c'è tutto quello che fa ballare e fa festa, partendo dagli anni '70 della black music, con influenze disco, per passare ai nostri capostipiti come Battisti, Dalla, De Piscopo e Moroder solo per citarne alcuni, fino ad arrivare alla house dei giorni nostri, un excursus sonoro che ha come leitmotiv il puro groove. In cat paw utilizzo campioni jazz ritmati da beat hip hop e accompagnati dai miei cartoni preferiti (sopratutto Dragon Ball). Questo genere musicale è definibile come chill hop o lo-fi hip hop, diciamo pure che i due progetti sono il mio yin e il mio yang.
Hai una direzione da seguire, o ti godi anche gli imprevisti di giornata? Intendo dire, cat paw è assolutamente quello (campioni jazz + beat hip hop + video anime), o è aperto anche a future evoluzioni? Una cosa che mi interessa molto è capire se c'è un nome per ogni progetto (quindi confezionarlo secondo un progetto finché dura), oppure se i progetti in essere possono evolvere in qualcos’altro…
Per Molto Bene direi che la trasformazione ormai è ultimata, “this is my final form” per fare una citazione. È la sublimazione di tutti gli ascolti ed influenze che ho avuto fino ad oggi e credo che ciò che è stato fatto musicalmente sia già abbastanza per me, il sound che voglio trasmettere ormai è costruito e ben rodato. Per cat paw la cosa è differente, tutto è aperto ad evoluzioni, la ricerca delle sonorità non si ferma mai, le influenze sono continue quindi non chiudo assolutamente la porta a possibili cambiamenti. Fare musica è diverso dal suonarla su un disco. Chissà che poi un giorno i miei due progetti, che adesso mantengo gelosamente separati, confluiscano in qualcosa di unico!
Approfondiamo su cat paw: mi sembra abbia degli ottimi riscontri, hai progetti a riguardo?
Sì fortunatamente ho dei buonissimi riscontri che nemmeno pensavo potessero arrivare in un lasso di tempo così breve (il progetto cat paw è iniziato ad agosto 2017). Ad oggi ho quasi raggiunto i 100k ascolti su SoundCloud e oltre un migliaio di ascoltatori mensili su Spotify. Per il futuro mi piacerebbe lavorare ad un mio album magari, chissà.
La parola più bella del mondo e perché...
Attualmente la parola più bella del mondo è “campionatore”, è uno strumento che mi affascina moltissimo e che prima o poi prenderò!
Mi piacerebbe stilare una playlist di consigli d'autore. Quale brano ci consiglia Molto Bene?
Il brano che vi consiglio è “Groovejet” del nostro connazionale Spiller. Racchiude tutto ciò che potreste sentire in un mio set: una traccia costruita sul sample funky “Love is You” di Carol Williams del 1977, accompagnato dalla voce della bravissima Sophie Ellis-Bextor (che adoro), il tutto condito con una ritmica house piena di groove. Per me il disco perfetto, impossibile star fermi.
Yeah, me lo ricordo molto bene. Grazie Leo!
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Il brano
consigliato da Molto Bene:
“Groovejet”
di Spiller
Alessio Cerasi - ERBA magazine
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