FUSILLA 34 anni, figlia della sua amata Sardegna, nasce come artista nel 2012, quando trova nello yarn bombing il proprio modo di comunicare emozioni. Esordisce artisticamente a Sassari, dove dà vita a numerose installazioni. Piano piano colleziona lavori per mostre, eventi culturali, fiere del settore tra la Sardegna e il resto d’Italia (Bologna, Bolzano, Ancona) . Contemporaneamente al germogliare di questo estro artistico, Fusilla, al secolo Elisabetta Ardu, si forma come sarta modellista e stilista e decide cosa fare da grande. Oggi il suo quartier generale è Santu Lussurgiu, paese di alta collina nel centro-ovest della Sardegna.
Da dove nasce la passione per l’uncinetto e qual è stata la molla che ti ha fatto scattare l’idea di convertire questa tecnica alla street art, esportandola negli ambienti urbani di molte città italiane, europee e non solo?
La mia passione per l'uncinetto nasce sui cuscini di casa di mia nonna che è stata la persona che mi ha insegnato il lavoro a maglia e alcune nozioni di ricamo, ma mai è riuscita a insegnarmi ciò che più desideravo. È stato infatti negli anni universitari che, grazie alla mia carissima amica Elena, ho imparato i punti base dell’uncinetto. Rapita da questa nuova tecnica ho iniziato a seguire tutorial online riuscendo a gestirla in maniera personale tanto da aver capito come sia possibile sviluppare un motivo e un oggetto in tre dimensioni in maniera autonoma, senza seguire schemi preimpostati. Da quando ho iniziato non mi sono più fermata ed è come se fossi entrata in una bolla gigantesca.
Quest’immersione nella rete mi ha portato a conoscere lo yarn bombing, movimento già esistente dai primi anni del duemila e nel quale ho visto un forte potenziale comunicativo, aspetto che in quel periodo cercavo con tutta me stessa poiché sentivo un forte bisogno di esprimermi. Sempre grazie ad internet sono così venuta a conoscenza dell’esistenza di vari artisti che si esprimevano utilizzando le lavorazioni a maglia e uncinetto, ma solo quando ho visto Olek rivestire il toro di Wall Street ho preso il coraggio a due mani e mi sono messa ad uncinettare, nel 2012 il mio primo albero a Sassari, installazione che inconsapevolmente mi ha catapultata in una nuova dimensione, quella della street art locale, non da semplice appassionata, come era stato fino ad allora, ma da protagonista, nonostante io non avessi nessuna formazione artistica. Dopo diverse installazioni ho realmente capito il valore di ciò che facevo e che il tutto poteva essere perfezionato e adattato a ciò che mi è più caro, vale a dire la mia Sardegna, le sue sofferenze e tutto l’immenso bagaglio culturale che essa racchiude.
Non ti conosco di persona, ma mi sei sempre sembrata un bell’esempio di ragazza sicura e tenace, che è partita dalle proprie insicurezze per farne la sua forza e diventare quello che sei adesso. Cosa pensi del ruolo delle donne nell’ambiente della street art, da sempre più maschile che femminile… pensi che la street art sia pronta ad una ‘girls revolution’? Quanto è importante che la sensibilità femminile non si perda per strada e abbia voce in capitolo nell’arte urbana?
Nel mio piccolo posso dire che tante volte ho provato a cercare collaborazione con il mondo femminile dell’arte, ma solo poche volte ho ricevuto inviti a farlo. Ho sempre avuto l’impressione che la mia opera venisse considerata in qualche modo banale, molto probabilmente perché sviluppavo concetti semplici o forse perché non ho avuto una formazione artistica tradizionale e questo mi ha in qualche modo penalizzata nei miei intenti e forse scoraggiato nel provarci ancora con l’entusiasmo iniziale.
C’è bisogno però anche di autocritica. Smusso continuamente alcuni lati troppo rigidi del mio carattere grazie all’esperienza, confrontandomi schiettamente e cercando di superare quelli che penso possano essere i miei limiti e credo che nonostante tutto ci sia lo spazio per provarci ancora, non mollo su questo fronte! Credo che ci sia molto lavoro da fare, il problema è sociale ed è un discorso che si riflette anche sull’arte. Parlare onestamente di limiti e insicurezze spesso ti porta ad essere in qualche modo male interpretato o giudicato come se si volesse solo apparire, mentre quello che si cerca di fare è essere.Il fatto che la street art sia pronta ad una rivoluzione culturale di questo tipo dipende anche dalle donne, dipende da quanto le donne saranno capaci di dialogare, di fare rete e sostenersi fra di loro. Il mondo è profondamente individualista e vedo questo atteggiamento anche fra di noi e secondo me è uno scoglio difficile da superare, ma non impossibile. Sono comunque convinta che viviamo diversamente l’approccio alla realtà e alla vita e questo è un valore aggiunto che possiamo portare alla street art e all’arte in generale.
Qual è il messaggio che ci stai mandando quando adorni e colori con la tua arte e la tua poesia un anello di attracco di un molo, un palo o un lampione cittadino? È possibile trovare attraverso l’arte la via per il ritorno al bello e ai sentimenti?
Il mio bisogno di fare arte, a livello urbano nasce da momenti di personale disagio che provo a tramutare in positività richiamando spesso il ritorno alla natura alla lentezza e alla reale semplicità della vita. La tecnica che utilizzo fa sì che la prima sensazione scatenata in chi recepisce il messaggio sia la delicatezza, aspetto che nella società odierna a mio parere manca, o comunque è raro incontrare. Per come la vedo io l’obiettivo primario di quel che faccio è provocare una riflessione tramite lo stupore dato dall’inaspettato, dalle tematiche trattate, dalla tecnica e dai materiali utilizzati che non sono certo tipici del paesaggio urbano; perciò il ritorno al bello e ai sentimenti sono centrali nella mia opera e penso che sia non solo possibile, ma anche auspicabile che l’arte sia in grado di fare ciò.
La tua arte come dici tu è removibile e non definitiva per questo ci metti la faccia nelle cose che fai senza problemi… Ma c’è una parte di te più nascosta e guerrigliera che vorresti svelarci? Perché dietro quel sorrisetto…
Non è poi così nascosta! Dietro quel sorrisetto c’è una donna che si infervora facilmente davanti alle ingiustizie e alle iniquità… forse un po’ troppo!
La tua arte ormai è
diventata internazionale e da poco sei approdata con i tuoi colori fino negli
Emirati Arabi Uniti? Come è nata questa collaborazione per la ‘Settimana della
Cultura italiana’ e cosa ti porti a casa da questa esperienza?
Quell’esperienza fa parte di un altro capitolo della mia vita che corre parallelamente a quello di artista. Professionalmente sono una sarta modellista, ma anche e soprattutto appassionata creatrice di amigurumi (oggetti tridimensionali realizzati ad uncinetto). Ho riprodotto con questa tecnica alcuni dei prodotti tipici del mio territorio e per questo sono stata invitata dall’amministrazione del mio paese a far partecipare le mie creazioni, assieme a quelle di altri artigiani locali, a quest’evento che è stata una vetrina di promozione del nostro territorio. Mi rimane la soddisfazione di aver portato un po’ di quel che faccio in giro per il mondo. Sono molto legata a questo progetto che tiene viva la bambina che è in me, infatti continuo a portarlo avanti come hobbista e le mie creazioni sono sempre disponibili per chiunque voglia acquistarle, basta contattarmi sui miei social. Vi svelo in anteprima che a breve aprirò la mia vetrina su Etsy. Incrociamo le dita.
Se potessi rivestire attraverso lo yarn bombing tutto l’immaginabile, cosa sceglieresti di ‘vandalizzare’?!
Questo è un segreto, ci sto lavorando e spero di potervi stupire prima o poi.
Mi è stato detto che hai avuto un’esperienza artistica al di fuori dell’Italia, collaborando con un’artista di livello internazionale che si occupa di yarn bombing. Ti va di parlarmene?
A settembre dello scorso anno ho partecipato ad una delle performance collettive di colei che reputo la mia musa ispiratrice, Olek, Non c’è bisogno che io stia a spiegare chi sia Olek , ma posso dire che conoscerla, lavorare con lei e dirle personalmente che io fossi lì solo per quello che rappresenta per me è stata un’esperienza forte e meravigliosa. Abbiamo uncinettato per tre ore in occasione dell’inaugurazione del Urban Nation Museum di Berlino, evento che mi ha fatto respirare il mondo della grande street art, in un’atmosfera unica, fra artisti internazionali che ho finalmente avuto l’opportunità di vedere all’opera. Emozionantissimo.
IN EVIDENZA
Per conoscere meglio Fusilla:
Pagina FB Fusilla
Per vedere i video delle sue partecipazioni e creazioni:
Video Olek - Keep Going
video Albero Sassari - Fusilla
Francesca Nieri - ERBA magazine
Punto Giovani Europa