Dal 16 al 19 ottobre (prossimamente anche nei mesi successivi), il Teatro di Rifredi ha dedicato il suo palcoscenico al teatro in vernacolo e alla Firenze di una volta, quella di cento anni fa, tempo in cui Augusto Novelli scrisse L'Acqua Cheta.
La commedia, messa in scena dalla Compagnia Il Grillo - che annovera attori del cinema come Sergio Forconi, bravissimi tenori, soprani, e con la regia di Raul Bulgherini - si svolge in una casa del quartiere popolare di S. Niccolò: la vicenda è quella di una famiglia, nella quale Anita, una delle due figlie della sora Rosa e del fiaccheraio Ulisse, vuole sposare Cecchino il falegname. Ma il loro amore è contrastato dalla madre, la quale ritiene che il giovane 'cincischi' troppo, sia un poco di buono. Presto si aggiungerà in casa Baccicalupi, Alfredo, il fidanzato segreto di Ida, 'l'acqua cheta', causa di una serie di importanti cambiamenti nella vita della famiglia, soprattutto di quella delle figlie divise fra amori e divieti.
«Un affresco di storia fiorentina» ha affermato dell'Acqua Cheta Giancarlo Mordini, direttore del Teatro di Rifredi, che con il progetto Pan Nostrale, sta promuovendo il teatro e le Compagnie dialettali toscane.
Uno spettacolo caratterizzato dalla mescolanza di un fiorentino non eccessivo, mai becero, ma moderato nella sua dialettica; da intermezzi musicali degni di una vera e propria operetta e da canzonette, alcune delle quali tipiche della nostra tradizione toscana e ben riconoscibili anche dai più giovani. Battute accolte positivamente in sala, ma a tratti ridondanti. Un lungo tuffo in un passato che oramai solo le vecchie generazioni conoscono, ma che è rimasto immutato in alcuni dei suoi aspetti: i fiaccherai con le loro carrozze che ancora vediamo passeggiando nel centro storico di Firenze, gli zoccoli dei cavalli che sentiamo picchiettare sulle vecchie pietre mal ridotte, alternandosi con i clacson delle auto. Per non parlare delle feste popolari e delle filastrocche come quella della rificolona: non ci dobbiamo stupire se oggi sentiamo cantare ad un bambino, con la sua rificolona illuminata «Ona Ona Ona ma che bella rificolona. La mia la c'ha i' fiocchi, la tua la c'ha i' pidocchi!....». Mestieri e feste locali, quindi, che rimangono invariate anche a distanza di un secolo, portandosi dietro il profumo della tradizione.
Alessia Mavilla - ERBA magazine
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