Riccardo Sala chiamato anche RikyBoy nasce a Milano nel 1996 e disegna sin da piccolo, nel 2015 si diploma al Liceo Artistico Pio XI di Desio (MB), dove approfondisce le tecniche scultoree, pittoriche e calcografiche. Contemporaneamente si avvicina all’arte urbana, e a partire dal 2015, anno nel quale acquisisce il soprannome dallo Zio Zak, realizza interventi murali in gran parte dell’Italia e all’estero. Si esprime tramite un linguaggio soffuso, simbolico, pittorico e al contempo grafico, sottolineando le tematiche care alla sua ricerca quali le Scelte, la Memoria e la Natura come forza primordiale che ha pieno controllo sull’uomo.
A partire dal 2016 frequenta la Libera Accademia di Pittura Vittorio Viviani di Nova Milanese (MB), nella quale approfondisce la pittura su carta assieme ai professori Alessandro Savelli e Alejandro Fernandez Centeno. Lo stesso anno copre il ruolo di assistente dell’artista Gonzalo Borondo per il progetto Cenere, realizzato all’interno della cappella funebre del cimitero di Selci (RI) per la residenza d’arte Pubblica. Nel 2018 si trasferisce a Firenze per frequentare un corso di specializzazione presso la Fondazione il Bisonte per lo studio dell'arte grafica.
Abbiamo intervistato l'artista in occasione della sua mostra personale “GHOST NOTES” che sarà inaugurata domani, venerdì 21 settembre dalle ore 17 alle 23 presso la Street Levels Gallery in via Palazzuolo 74/r a Firenze. La mostra rimarrà visitabile fino al 5 ottobre dal martedì alla domenica in orario 15-19 o su appuntamento.
Vicino al mio angolo dedicato al disegno ho
due cose che mi fanno compagnia nelle mie serate dedicate all’arte… Un vecchio
mazzo di chiavi rugginose di mio nonno che le collezionava e una scatola di
latta di mia nonna con tutte le foto in bianco e nero di quando era giovane,
cartoline datate di Firenze e lettere d’amore scritte in tempo di guerra.
Quando ho visto il tuo progetto non ho potuto che rimanerne colpita… Quale
significato simbolico hanno nella tua arte le chiavi che ripeti all’infinito - talvolta su muro, talvolta su foto - dove insieme ad altri elementi, quali anfore
o archi, vengono sovrapposti in negativo o positivo a vecchie fotografie? Nel
tuo lavoro c’è la volontà di salvare la memoria ed il passato incorniciandoli ed
esaltandoli, mettendoli quasi su un piedistallo?
Ti apro l’intervista con un estratto di Paolo
Biscottini in merito all’ultima delle domande poste: “Memoria e immaginazione
strettamente connesse vivono dunque di una reciprocità per cui non è possibile
immaginare senza memoria, né ricordare senza immaginare”. Questo è il riassunto
di una parte del mio processo lavorativo. Sottolineare e far chiarezza su tutto
ciò che costituisce la mia memoria visiva e di conseguenza svilupparla
piuttosto che innescare un processo di esaltazione\salvaguardia del ricordo. I
simboli e gli elementi che rappresento non sono che forme riemerse dal mio
subconscio nelle quali, delle volte, non trovo una spiegazione univoca: chiavi,
calici e archi hanno sempre fatto parte del mio trascorso, come le tue chiavi e
le tue fotografie.
Quello che mi ha subito colpita dei tuoi
lavori è la sagoma, il profilo, che supera l’immagine. Quale significato assume
per te la silhouette degli oggetti e in che modo intervieni sulle superfici
giocando con ombra/luce, positivo/negativo? Il simbolo, l’elemento singolo, ha
per te più importanza dell’insieme?
Le sagome grafiche (ed il mio cercar di
dargli una spiegazione) sono un mondo che sto scoprendo, mutando e
approfondendo in contemporanea alle
modalità di lavoro. Per me è una eterna sfida concepire opere compositivamente
sconnesse fra loro ma accomunate dalla stessa trama pittorica…ed è qui che la
memoria tecnica (filo-analitica) gioca le sue carte. Spesso e volentieri
l’importanza del simbolo è dedotto dal contesto: delle volte basta affermarlo
altre ribadirlo.
Choises - opera dell'artista RikyBoy
Nelle fotografie si innesca inevitabilmente un racconto nel racconto, una storia di story telling amplificato dalle didascalie delle vecchie fotografie e cartoline. Con quale criterio selezioni le immagini su cui intervieni? Fanno parte del tuo vissuto, della tua famiglia? Quale il messaggio che vorresti farci arrivare?
Il processo “Ghost Notes” è nato per caso, in un mercatino dell’usato di Barcellona due anni fa, nel quale trovai fotografie molto bizzarre ed alcune dai caratteri singolari come foto di gruppo sottoesposte o sovraesposte, oppure altre con layout fotografici estranei alla mia memoria visiva. Così la ricerca è continuata ma soprattutto è mutata col tempo, ho smesso di cercare cartoline porno di fine anni ’60 per strappare risate agli amici ed ho incominciato a selezionare con cura immagini a me “note” ed errori fotografici. La selezione è passata da Barcellona, Roma, Parigi, Bruxelles e ovviamente per Firenze. In sostanza la mostra Ghost Notes è la fine di una prima serie di lavori basati sulla ricerca di immagini perdute\abbandonate di persone che probabilmente non esistono più, assimilate e restituite con il loro corrispettivo titolo, quindi non tanto un copia incolla visivo da fotografia a tela, meglio dire una traduzione personale di ciò che ho trovato.
Spesso le ombre degli oggetti prevalgono nelle tue opere… sono la prima cosa che l’occhio percepisce, poi arriva il resto. Riky Boy è più anima dark o più persona sensibile legata ai ricordi e alla memoria, o dentro di te esistono entrambe queste sfaccettature? Se sì come convivono?
Il mio Essere è molto influenzato dalla musica che ascolto, non nascondo di essere un’anima Punk, Progressive e Alternative Rock con dei lati davvero sensibili da Chopin e Bach. La convivenza è al quanto equilibrata. Proprio dalla musica nasce il termine ghost notes: note di difficile percezione perché composte molto velocemente o dinamicamente piano, come si potrà ascoltare durante la mostra. “Notes” come note musicali e in funzione di una documentazione fotografica.
Dove ci vuoi condurre attraverso questa mostra alla Street Levels Gallery? Dove portano gli archi che ritrai e cosa aprono le chiavi al centro delle tue opere?
In un’ambiente di riflessione calmo, mite e silenzioso nel quale scordarsi che si sta camminando sui carboni ardenti, chiodi e fango.
Found Lost - opera dell'artista RikyBoy
Francesca Nieri - ERBA magazine
Punto Giovani Europa