Lo scorso fine settimana, il progetto TAI – Tuscan Art Industry ha dato l’opportunità a diverse decine di persone di visitare due luoghi di archeologia industriale a Prato: la fabbrica ex-Banci e la Cementizia.
La prima tappa, venerdì 2 novembre, ha portato i visitatori e la nostra redattrice Lavinia Alessi alla scoperta del complesso che era di proprietà di Walter Banci, visionario industriale pratese che stabilì la sua attività nel giardino a ridosso dell’attuale tangenziale.
Lo storico dell’archeologia industriale Giuseppe Guanci e i biologi Andrea Vannini e Simone Pizzuto hanno sfatato miti e svelato curiosità sull’ex-fabbrica che da decenni versa in stato di totale abbandono. L’Ex-Banci fu costruita negli anni ’50 cavalcando il boom economico post Seconda Guerra Mondiale, un momento d’oro che coinvolse anche Prato e il settore tessile. La leggenda vuole che il progetto della fabbrica fosse addirittura firmato da Frank Lloyd Wright ma – come spiegato da Giuseppe Guanci – “non esistono prove a sostegno di questa tesi. Tuttavia nell’edificio sono presenti elementi che si rifanno all’architettura organica di Wright”. La necessità di creare un equilibrio tra l’opera dell’uomo e la natura, alla base della corrente dell’architettura organica, ha portato gli architetti Taiti e Forasassi a utilizzare la pietra alberese per costruire la fabbrica e ad utilizzare innovativi vetri curvati per far dialogare l’interno e l’esterno attraverso la luce. Il legame con la natura – raccontano i biologi - continua all’esterno con una grande varietà di piante, alcune portate dall’uomo, altre dagli animali, altre ancora cresciute spontaneamente in questi oltre trent’anni di abbandono.
Passaggio di testimone, sabato 3 novembre è stata la volta della Cementizia vista dagli occhi di un’altra redattrice, Francesca Nieri. L’interno non è visitabile perché inagibile, ma vale davvero la pena salire su per il sentiero che porta ai forni della Fornace Marchino, dal nome della famiglia che la realizzò nei primi decenni del 1900. La luce è spettacolare, ha quel colore che accende di giallo, verde e di tutte le loro sfaccettature e sfumature il bosco e fa risaltare il grigio della vecchia cementizia che si innalza ai piedi della Calvana, divenuta parte integrante del paesaggio per gli abitanti di questa frazione a cavallo tra Prato e Calenzano. L’aria fine fa quasi percepire l’odore del cemento.
Ci si immerge nel racconto dello storico e si inizia a capire la nascita del cemento comparso verso metà Ottocento (prima c'era la pozzolana che veniva mescolata con la calce) e si scopre che questa nuova miscela nasce quasi casualmente dalla cottura di alcune parti calcaree che contenevano impurità, argilla. Si scopre così che cuocendo calce con argilla nasce una miscela simile al cemento, scoperta che darà inizio a degli studi che arrivano al cemento di metà Ottocento, un mix di calcare ed argilla. E dove esiste la materia prima nascono gli stabilimenti e quindi anche la storia della cementizia Marchino, dato che la Calvana è ricca di calcare ed argilla. Marchino dal nome della famiglia che decide di investire nel cemento prima a Casale Monferrato poi nel 1925 qui, dove acquistano questi terreni a diretto contatto con le cave. La differenza con l’altra cementizia della zona, Val Marina, è che quella Marchino non cavava la marna a cielo aperto, qui si scava in galleria, c’erano 6 km di gallerie che inseguivano il banco sottoterra più puro.
Anche il cemento armato viene introdotto sempre a metà ottocento quando viene messo in atto un sistema di profilatura dei metalli. Questi due materiali così diversi hanno una caratteristica che li rende comuni, stesso coefficiente di dilatazione termica. Questo fattore apre un nuovo scenario al mondo delle costruzioni. Anche il cementificio Marchino negli anni ‘30 diventa importante per questo perché nella zona ci sono grandi opere in corso. Nel 1932 viene inaugurata la Firenze-Mare ad una corsia tutta in cemento e anche la Direttissima e servono quantità enormi di cemento. Altro motivo è che Prato è in piena espansione industriale, vengono costruiti migliaia d metri quadri di capannoni. È così che il racconto dello storico passa dai primi costruttori che importano in Italia il brevetto del cemento armato: il primo ad importarlo è Antonio Porcheddu a fine 800, poi Murgia nel bolognese. Con Murgia si laurea Pierluigi Nervi e viene subito assunto nelle costruzioni cementizie. Dopo il conflitto mondiale lo stesso Nervi verrà mandato a Firenze e arriverà ad operare a Prato dove darà vita alla società Nervi e Nebbiosi che realizzerà il forno ruotante. E dalla storia si torna bruscamente alla realtà, con il Piano recupero in attesa di approvazione ed un fallimento in corso.
E lei rimane lì con le sue ciminiere delle fornaci ad osservarci dall’alto, fasciata nella sua impalcatura. E qualcuno le ha fatto visita, forse una crew di writer scrivendo su gli alti sui forni… X637… E i miei occhi cadono lì ogni mattina quando di passaggio lascio il Mugello per andare a lavoro a Prato.
Per
informazioni sulle prossime iniziative del progetto TAI – Tuscan Art Industry
www.tuscanartindustry.com
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di Lavinia Alessi e Francesca Nieri - ERBA magazine
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