Raccontaci qualcosa di te, dove
nasce questa passione per l’arte e c’è stato un evento, un incontro, una
persona che ha dato il via alla tua frenesia artistica? Perché la tua formazione
è abbastanza antitetica rispetto quella artistica, forse una valvola di sfogo
necessaria?
Tutto nasce dal mio essere una
persona irrequieta, sempre volta a fare, conoscere, sperimentare cose nuove.
Dare sfogo alla creatività e soddisfare le mie curiosità sono aspetti necessari
e fondamentali del mio modo di essere. Ero una bambina quando già sfogliavo i
cataloghi d'arte di mio padre e, giocando, rovistavo tra i fogli e i markers
che usava per i suoi disegni. Mostre, musei, opere storiche, arte urbana
contemporanea, sono costantemente a portata di mano per chi, come me, vive a
Roma e questo non ha fatto altro che fomentare la mia voglia di andare in giro,
armata di fotocamera, per scoprire e
immortalare la bellezza intorno a me.
Oltre ai miei week end in giro a
scoprire la città, a casa ho sempre sperimentato, piccoli lavoretti con carta e
colla, tentativi con gli acquerelli, mobili ridipinti e ultimamente mi sono
cimentata anche nella calligrafia… insomma con le mani in mano non ci sono mai
stata. Poi è arrivata l'insonnia e la ricerca di qualcosa da fare che mi
placasse. Disegnare linee su linee è estremamente rilassante e anche abbastanza
ossessivo, compulsivo e crea pure dipendenza. Dai disegni notturni in camera
mia ai paste up notturni per strada il passo è stato breve, complice un'amica pasteup-artist
e il bisogno di comunicare un messaggio ben preciso che è quello racchiuso
nella mia classica sagoma.
I tuoi fasci di linee talvolta
fluttuano nell’aria o nello spazio, talvolta riempiono tutta la superficie,
talvolta creano intrecci che delineano forme spesso nella parte in basso a
destra una linea rimane lì, sospesa, quasi ad invitarci ad iniziare il percorso
nel tuo psichedelico labirinto bnw. Come sei approdata a questa tecnica? Che
significato c’è alla base dei tuoi lavori?
Il primo disegno che ho
realizzato destinato al paste up l'ho pensato e messo su carta in pochi minuti,
volevo rappresentare una sorta di groviglio da cui si dipana una figura umana,
e viceversa, come una persona possa finire dispersa in un groviglio complicato
e oscuro. Spesso ansie, paure, sentimenti negativi, dinamiche sociali,
aspettative altrui, ci annullano e ci costringono in situazioni oppressive che
fanno sparire la nostra vera essenza. A volte ci mettiamo da parte e diventiamo
altro da noi. Quel disegno è ambivalente, lascia libertà di interpretazione.
Possiamo finire risucchiati in un buco nero o dipanare quel groviglio e
rinascere da esso.
Quando cominci il tuo viaggio sai
già dove vuoi arrivare e che figura vuoi far emergere o è tutto un ‘work in progress’
dove l’immagine si definisce solo ad opera ultimata? Credo che questo flusso
abbia un collegamento molto stretto con la psiche di chi realizza l’opera, come
se si creasse un legame, un flusso continuo tra mente, corpo e mano che va a
realizzarla mi sbaglio?
Tutto quello che produco su carta
deriva da un lavoro intimo ed estremamente istintivo. Di pensato a monte c'è
poco e niente. Immaginami così: buio in camera, solo la luce orientata sul
foglio, penna in mano e ciao mondo. Traccio linee su linee finché non viene
fuori qualcosa e spesso, a disegno finito, mi dico "sì, forse sono un po'
pazza".
I tuoi disegni si sono nel tempo
infittiti di linee, ma il tuo primo soggetto è il mezzobusto che è divenuto un
po’ il tuo tratto distintivo. Ad un primo impatto non si capisce se di uomo o
di donna… è forse un icona per palesare e manifestare la tua interiorità che di
volta in volta cambia riempimento in base al tuo stato d’animo?
In realtà, all'esordio la figura
era maschile, era un momento in cui mi trovavo in una situazione conflittuale
con un uomo. Successivamente il mezzo busto si è ingentilito assumendo
sembianze femminili. È stato un caso. Quello che mi piacerebbe arrivasse è la
sensazione universale di costrizione, di quel bozzolo che costruiamo da soli e
che lasciamo infittire dagli altri, dalla società e in cui ci abituiamo a
sopravvivere, ma che non è la giusta via.
Quanto può essere terapeutica l’arte?
E perché hai deciso di uscire allo scoperto e rendere pubblica la tua arte sui
muri romani?
Per me è una manna. L'arte fruita
e quella, se possiamo definirla tale, che creo è vitalità, è energia, è
speranza, è l'antidoto ad un mondo che non mi piace. Consiglio a tutti di fare
e creare bellezza.
Come ho detto prima, l'iniziazione
della colla è molto legata all'amicizia con un'artista che ha saputo darmi
coraggio, comprendendo che avevo bisogno di esprimermi più apertamente che tra
le quatto mura di casa. Successivamente è arrivata l'esperienza meravigliosa
con Tellas in cui mi sono cimentata per la prima volta con rulli e pennelli ed
è stato quel frangente a sedimentare la certezza di aver trovato la forma di espressione a me più congeniale,
quella sui muri.
Hai appena iniziato ma hai già
trovato con decisione la tua via, credi che l’arte ti accompagnerà per molto
tempo? Dove ti vedi tra un anno? Progetti in cantiere e sogni nel cassetto…
Spero proprio di sì, ma non ci
metterei la mano sul fuoco. Conoscendo il mio grado di irrequietezza e di
conseguente noia nel ripetermi, tra un anno potrei aver voglia di scoprire
altro e per questo motivo non progetto a lungo termine.
Al momento ho delle
collaborazioni in ballo con altri artisti per realizzare poster a quatto mani.
Questo è uno degli aspetti più belli dell'ambiente paste up, esiste un gruppo
ben coeso in cui sono stata accolta bene, dove non manca spirito d'iniziativa e
voglia di condividere. Per essere una novellina non potrei desiderare di
meglio.
Francesca Nieri - ERBA magazine
Punto Giovani Europa