Frank Sinutre: il duo mantovano torna con un nuovo Reactabox


Frank Sinutre Live at ARTEr.i.e Cantalupo in Sabina (RI). Pics by Manuel Palma.
 

Avevamo già incontrato i Frank Sinutre l’anno scorso, quando era imminente l’uscita del loro nuovo album, “The Boy Who Believed He Could Fly”; ci avevano parlato del loro modo innovativo di fare musica e nello specifico, nell’utilizzo di materiali e strumenti “home made” per le loro composizioni. 

Il Reactabox (strumento che produce suoni grazie allo spostamento di piccoli cubi su un piano luminoso) si inserisce proprio in questo tipo di strumentazione e possiamo dire essere il protagonista del nuovo lavoro musicale dei Frank Sinutre; il loro però si contraddistingue per essere un midi-controller, ovvero un dispositivo elettronico che permette di manipolare suoni, attivarli, disattivarli e controllarli attraverso programmazioni a computer o su sintetizzatori. Questo in particolare dà la possibilità di avere più combinazioni di suoni, ottenendo così composizioni sempre uniche e nuove. 

Durante il loro concerto all’Arci di Chinaski a Sermide, il duo musicale ha avuto modo di mettere alla prova l’ultima versione del loro Reactabox, dopo, ci dicono, un anno e mezzo di sperimentazioni e messe a punto. 

Sì, perché il loro progetto parte da lontano, addirittura dal 2017, parte con una campagna crowdfunding e grande è stato il loro lavoro di ricerca per dare vita a uno strumento così originale che sarà in grado, finalmente, di rendere i live dei Frank Sinutre non conformi alla classica musica elettronica a cui siamo sempre stati abituati. 

A questo proposito, abbiamo avuto il piacere di intervistarli proprio riguardo questo loro progetto, per capire meglio quali sono state le “peripezie” che hanno dovuto affrontare per portarlo a termine.

 
Reactabox - Frank SinutreReactabox - Frank Sinutre
 

Come vi siete avvicinati al Reactabox e quale potenziale in più pensate che abbia, rispetto ad altri strumenti usati solitamente nella musica elettronica?Come teniamo sempre a chiarire, il reactaBOX non è totalmente una nostra invenzione ma è ispirato al famoso ReacTable, che abbiamo scoperto per la prima volta ad un concerto do Bjork. A differenza di questo però, il nostro è un “midi-controller”, ovvero un dispositivo che permette di attivare-disattivare-manipolare-effettare-controllare suoni e sequenze di suoni programmate al computer o su sintetizzatori esterni. Esistono tantissimi tipi di controller sul mercato, ma nessuno di questi riesce a darci la stessa fisicità e predisposizione al live: pur essendo a tratti meno preciso di un controller commerciale, permette di fare molte più cose contemporaneamente e rende ogni performance unica.

Il progetto di ridefinizione e messa a punto di un nuovo e “personale” Reactabox nasce nel 2017. Raccontateci come è andata. In quel periodo stavamo completando le sessioni di registrazione del nostro terzo album “The Boy Who Believed He Could Fly”, quando la piattaforma di crowfunding “Music Raiser” ci contattò per offrirci supporto nella realizzazione di un progetto musicale. Molti artisti che si appoggiano a Music Raiser cercano un supporto economico per realizzare album in studio o per girare videoclip di buon livello… noi, a dir la verità, non avevamo bisogno di realizzare album o video (cose che ci piace fare in casa con i nostri mezzi; mezzi che includono anche il video-maker Giovanni Tutti); c’era però il progetto RB3 che avevamo in mente da tempo ma che avevamo sempre accantonato, un po’ perché molto complicato, un po’ perché costava tanto. Alla fine abbiamo deciso di toglierci questo sfizio e la collaborazione con Music Raiser è stata fondamentale.

Ci avete detto che per realizzare questa versione 3.0 del Reactabox vi siete affidati a una campagna crowdfunding, come vi siete trovati? Pensate che possa essere una valida soluzione per chi vuole investire in un proprio progetto?Assolutamente sì! Anzi, ti devo dire che non ce lo aspettavamo. Avevamo fissato un target di 1600€ e avevamo 45 giorni per raccoglierli e non pensavamo proprio di farcela. I ragazzi di Music Raiser però sono molto disponibili; quando presenti un progetto hai una persona che ti segue costantemente, che ti dà consigli su come organizzare promuovere la campagna. Alla fine, seguendo i loro suggerimenti, abbiamo raggiunto e superato l’obiettivo. Così, ci siamo trovati a preparare e impacchettare tutti i reward, consegnare e spedire dischi, t-shirt e poster. Alcune delle ricompense richiedevano che scrivessimo una canzone “apposta per te”:  abbiamo fatto anche quello.

Quali sono, nello specifico, le novità tecniche che avete apportato al nuovo Reactabox?I reactaBOX1 e 2 si suonano alla cieca… i cubetti vanno posizionati sul piano ma non si vede esattamente quello che succede: i controlli vanno manovrati “a orecchio” e spesso questo penalizza la precisione sul controllo dei suoni. Il nuovo progetto risolve il problema introducendo effetti grafici integrati nello strumento: il piano dove si appoggiano i cubetti diventa uno schermo su cui appaiono informazioni su ciò che si sta suonando. La seconda novità sta nell’illuminazione: il sistema di riconoscimento dei cubetti funziona con una telecamera. Questo significa che, se mentre suoni ti puntano un faro sullo strumento, la telecamera non vede più niente e succedono cose un po’ impreviste; in questa versione abbiamo usato illuminazione infrarossa e filtrato, sull’obiettivo della camera, tutta la luce visibile. In questo modo lampade e fari interferiscono molto meno.

Pensate che questa nuova versione sarà in grado di stupire positivamente chi vi segue? Quali sono le vostre aspettative a riguardo?Questo lo scopriremo… di solito non ci capita di fare cose con lo scopo di stupire le persone. Però a volte facciamo cose per divertirci e poi capita che le persone si stupiscono. Alla fine dei concerti, spesso si crea il momento “lezione reactabox”: alcuni vogliono provarlo e imparare come si usa. Noi facciamo un sequestro preventivo dei drink (non abbiamo mai provato ma sospettiamo che non interagisca bene con la birra), una spiegazione “getting started” e loro suonano e jammano. A volte vanno avanti un bel po’ e si divertono. A noi fa piacere. 

 
Per conoscere meglio i Frank Sinutre:

Pagina FB Frank Sinutre
Profilo instagram frank.sinutre.music

 

Eleonora Giovannini - ERBA magazine
 
Punto Giovani Europa

Ultima revisione della pagina: 15/4/2019

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