“Il traditore” di Marco Bellocchio

Un film che deve essere visto

 
Locandina Il Traditore
 

Film in concorso all’ultimo Festival di Cannes, “Il traditore” di Marco Bellocchio è uno degli ultimi capolavori del cinema italiano. Basato sulla storia del pentito di Cosa Nostra Tommaso “Masino” Buscetta, la pellicola vede protagonista Pierfrancesco Favino che ne fa un’interpretazione magistrale. La vicenda viene raccontata ripercorrendo tutte le fasi che hanno portato al pentimento di Buscetta, fino ad arrivare al maxiprocesso tenutosi a Palermo nel 1986. 

Il film si caratterizza per una forte teatralità, soprattutto in riferimento all’intensità con cui Favino recita, capace di coinvolgere totalmente il pubblico dall’inizio alla fine. Immenso è stato il lavoro che ha dovuto fare per trasmettere tutta la drammaticità del personaggio e le vicende che lo vedevano coinvolto. “Il traditore” è infatti un film per la maggior parte incentrato su Favino; ci si cura poco di volere a tutti i costi scene montate ricorrendo a estetismi (salvo in alcuni momenti), tutto il fulcro è giocato sulla figura di Buscetta. Buscetta appare così ai nostri occhi come un uomo con cui è possibile empatizzare, che col passare del tempo riesce a riscattarsi all’occhio dello spettatore senza tuttavia diventare un eroe. 

Ho trovato bellissima la ricostruzione del processo, grazie al quale è stato possibile condannare 366 criminali del clan di Cosa Nostra, anche se avrei preferito che fosse approfondito meglio il rapporto tra Masino e il giudice Falcone. 

Ci troviamo di fronte a una pellicola che vuole essere più un biopic che un film d’azione, le scene thriller sono ben poche ed è anche per questo che risulta più impegnativo di quello che avrebbe potuto sembrare all’apparenza; complice senz’altro anche la lunga durata. Altra nota di merito è stata la scelta di usare il dialetto siciliano (in particolare quello palermitano) per gran parte dei personaggi. Una decisione stilistica che non fa altro che rimarcare il forte realismo su cui è stato basato tutto il film. 

Girato tra la Sicilia, il Brasile e Miami, il lavoro di Bellocchio acquisisce un respiro internazionale, purtroppo raro quando si parla di produzioni italiane contemporanee, che di certo ha portato all’interesse un pubblico ampio nei confronti non solo del film in sé, ma anche delle terribili vicende che vi sono narrate. 

Una pellicola che ci auguriamo possa fare davvero il giro del mondo e che non stupirebbe se la ritrovassimo candidata come miglior film straniero, ai prossimi Academy Awards.

 

 

Eleonora Giovannini - ERBA magazine
 
Punto Giovani Europa

Ultima revisione della pagina: 14/6/2019

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